VI DOMENICA DOPO PENTECOSTE – C

Cantate al Signore e inneggiate,
annunziate tutti i suoi prodigi.
Lodate il suo santo nome,
si allieti il cuore di chi lo ricerca.
Cercate il Signore ed egli vi darà forza,
cercate sempre il suo volto.
1 Cr 16, 9-11

LETTURA
Mosè stabilisce nel sangue l’alleanza tra Dio e il popolo.
Es 24, 3-18
SALMO RESPONSORIALE
R/. Ascoltate oggi la voce del Signore.
Sal 49 (50), 1-6
EPISTOLA
Gesù mediatore di un’alleanza migliore.
Eb 8, 6-13a
CANTO AL VANGELO
(Cfr. 1 Pt 1, 18-19)
VANGELO
«Tutto è compiuto». Sangue ed acqua.
Gv 19, 30-35
PREGHIERA DEI FEDELI
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COMMENTO AL VANGELO

S. AGOSTINO
Dal Commento al Vangelo di S. Giovanni 120,1-2

Un soldato gli aprì il fianco con una lancia… 

Fu aperta la porta della vita, da cui sgorgarono i sacramenti della Chiesa, senza i quali non si accede alla vita eterna. O morte per cui i morti rivivono! C’è qualcosa di più puro di questo sangue? Qualcosa di più salutare di questa ferita?

Vediamo nella narrazione dell’evangelista che cosa è avvenuto dopo che il Signore Gesù, compiute tutte quelle cose che nella sua prescienza sapeva che dovevano compiersi prima della sua morte, rese, quando volle, lo spirito. I Giudei, poiché era la Preparazione, affinché i corpi non rimanessero sulla croce di sabato – era un giorno solenne quel sabato – chiesero a Pilato che venissero spezzate le gambe ai crocifissi e fossero portati via (Gv 19, 31). Non erano le gambe che si dovevano togliere, ma i corpi, cui appunto venivano spezzate le gambe per provocarne la morte e poterli così deporre dalla croce; e questo affinché non fosse turbato quel gran giorno di festa dagli orrori del prolungato supplizio dei crocifissi.

L’evangelista usa un verbo ben appropriato. 

Vennero, dunque, i soldati e spezzarono le gambe al primo, poi all’altro che era crocifisso insieme con lui. Giunti a Gesù, vedendolo già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli aprì il costato con la lancia, e subito ne uscì sangue ed acqua (Gv 19, 32-34). L’evangelista ha usato un verbo significativo. Non ha detto: colpì, ferì il suo costato, o qualcosa di simile. Ha detto: aprì, per indicare che nel costato di Cristo fu come aperta la porta della vita, donde fluirono i sacramenti della Chiesa, senza dei quali non si entra a quella vita che è la vera vita. Quel sangue è stato versato per la remissione dei peccati; quell’acqua tempera il calice della salvezza, ed è insieme bevanda e lavacro. Questo mistero era stato preannunciato da quella porta che Noè ebbe ordine di aprire nel fianco dell’arca (cf. Gn 6, 16), perché entrassero gli esseri viventi che dovevano scampare al diluvio, con che era prefigurata la Chiesa. Sempre per preannunciare questo mistero, la prima donna fu formata dal fianco dell’uomo che dormiva (cf. Gn 2, 22), e fu chiamata vita e madre dei viventi (cf. Gn 3, 20). Indubbiamente era l’annuncio di un grande bene, prima del grande male della prevaricazione. Qui il secondo Adamo, chinato il capo, si addormentò sulla croce, perché così, con il sangue e l’acqua che sgorgarono dal suo fianco, fosse formata la sua sposa. O morte, per cui i morti riprendono vita! Che cosa c’è di più puro di questo sangue? Che cosa c’è di più salutare di questa ferita?

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ed egli mi ha ascoltato.
Ho gridato dal fondo dell’abisso e tu, o Dio,
hai udito la mia voce.
So che tu sei un Dio clemente,
paziente e misericordioso,
e perdoni nostri peccati.
Gn 2, 3; 4, 2

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