Tu sei, o Dio, la mia protezione,
il mio rifugio, la salvezza della mia vita.
Tu sei la mia forza e la mia difesa;
nel tuo nome mi guidi e mi sostieni.
Sal 30 (31), 3-4
LETTURA
Dio nel roveto ardente rivela a Mosè il Nome divino.
SALMO
Cantate a Dio, inneggiate al suo nome,
appianate la strada a colui che cavalca le nubi:
Signore è il suo nome,
esultate davanti a lui. R/.
O Dio, quando uscivi davanti al tuo popolo,
quando camminavi per il deserto,
tremò la terra, i cieli stillarono davanti a Dio,
quello del Sinai, davanti a Dio, il Dio di Israele. R/.
«Benedite Dio nelle vostre assemblee,
benedite il Signore, voi della comunità d’Israele».
Verranno i grandi dall’Egitto,
l’Etiopia tenderà le mani a Dio. R/.
Regni della terra, cantate a Dio,
cantate inni al Signore,
a colui che cavalca nei cieli, nei cieli eterni.
Ecco, fa sentire la sua voce, una voce potente! R/.
EPISTOLA
Non venni tra voi con l’eccellenza della parola; ritenni di non sapere altro se non Gesù Cristo crocifisso.
CANTO AL VANGELO
VANGELO
Nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
PREGHIERA DEI FEDELI
R/. Ascoltaci, Signore nostro Dio.
- Per la Chiesa, perché annunci a quanti faticano a credere o vivono nell’indifferenza l’amore immenso del Padre che, nel sacrificio di Gesù, dona la salvezza al mondo: preghiamo. R.
- Per i giovani, perché, docili alla voce dello Spirito, sappiano vivere nell’amicizia confidente con il Signore: preghiamo. R.
- Per noi, perché, manifestando la nostra riconoscenza per la bontà di Dio, sappiamo essere testimoni del suo amore nell’incontro con i fratelli: preghiamo. R.
COMMENTO AL VANGELO
CRISOSTOMO GIOVANNI
In Matth. 46, 4
L’esempio di Gesù
Che cosa dà valore alla nostra vita? Forse il far miracoli, oppure il mantenere un ottimo e perfetto comportamento? Certamente l’avere una condotta perfetta, da cui traggono occasione anche i miracoli che in essa hanno il loro fine. La santità della vita attira su di noi il dono divino di compiere azioni miracolose: e chi lo riceve ne è arricchito soltanto per convertire gli altri. Anche Cristo ha compiuto i miracoli per attirare a sé gli uomini, mediante la stima e l’ammirazione ch’essi gli procuravano, e per introdurre la virtù nella vita umana. È questo lo scopo che Gesù con gran zelo si è proposto. Ma non gli bastavano i prodigi: difatti accompagnò i miracoli con la minaccia dell’inferno e con la promessa del regno; diede leggi nuove, meravigliose e sublimi e tutto operò allo scopo di renderci uguali agli angeli.
Ma che dico? Se qualcuno vi desse il potere di risuscitare i morti nel nome di Gesù, oppure di morire per lui, quale di questi due favori scegliereste? Senza dubbio, il secondo. L’uno è miracolo, mentre l’altro è opera. Se, del pari, vi si offrisse la facoltà di cambiare in oro tutta l’erba di questo mondo, oppure la grazia di disprezzare tutto l’oro del mondo come fosse erba, non preferireste forse quest’ultima cosa? E la scelta sarebbe certamente giusta, poiché il disprezzo delle ricchezze può, sopra ogni altra cosa, conquistare e attirare gli uomini. Difatti se essi vedessero l’erba tramutata in oro, desidererebbero avere anche loro quella facoltà, come accadde a Simon Mago, e la loro brama di ricchezza aumenterebbe ancor più. Se invece ci vedessero calpestare e disprezzare il denaro come erba, già da tempo sarebbero guariti da questa malattia ch’è l’avarizia. Vedete, dunque, che niente giova di più agli uomini quanto la vita. E intendo non digiunare o stendere per terra il sacco e spargervi sopra la cenere, ma disprezzare realmente e concretamente le ricchezze, amare tutti gli uomini, dare il pane al povero dominare l’ira, eliminare la vanità e l’ambizione, soffocare ogni sentimento di invidia.
Questi sono gli insegnamenti che Gesù stesso ha dato, dicendo: “Imparate da me che sono mite e umile di cuore” (Mt 11,29). Non invita a imparare da lui a digiunare, anche se potrebbe ricordare i quaranta giorni di digiuno da lui fatti, ma anziché esigere questo, egli vuole che imitiamo la sua mansuetudine e la sua umiltà. Quando invia i suoi apostoli a predicare, non dice loro di digiunare, ma di mangiare tutto quanto verrà loro offerto (Lc 10,8). Per quanto concerne però il denaro, vieta loro espressamente di portarne con sé, ordinando di non possedere né oro, né argento, né alcun’altra moneta nelle loro borse (Mt 10,9 Lc 10,4). Io vi dico questo, non perché biasimi il digiuno: Dio mi guardi da simile pensiero; anzi l’apprezzo moltissimo. Ma mi addoloro nel vedere che voi trascurare le altre virtù, pensando che basti digiunare per essere salvi, mentre il digiuno, fra tutte le virtù, occupa l’ultimo posto. Le virtù più eccelse sono la carità, l’umiltà, la misericordia, che precedono e superano anche la verginità.
Sta di fatto che, se voi volete divenire uguali agli apostoli, niente ve lo impedisce. Basta soltanto praticare queste virtù e non essere in nulla inferiori a loro.