V DOMENICA DOPO L’EPIFANIA – C


Le tue mani, Signore, mi hanno plasmato;
dammi forza di intendere i tuoi precetti.
Anelo alla salvezza che viene da te
e medito la tua legge.
Sal 118 (119), 73. 174


LETTURA
Non saranno più due popoli.
Ez 37, 21-26


SALMO RESPONSORIALE
R/. Il Signore veglia su chi lo teme.
Sal 32 (33), 1-3. 13-15. 12. 18-19

EPISTOLA
Non c’è distinzione tra Giudeo e Greco.
Rm 10, 9-13

CANTO AL VANGELO
(Mt 8, 11b)

VANGELO
La signoria di Cristo sulla vita: la guarigione del servo del centurione.
Mt 8, 5-13

PREGHIERA DEI FEDELI
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COMMENTO AL VANGELO

S. AGOSTINO
Lettere 54,3.4

Zaccheo e il centurione 

Qualcuno dirà che non si deve ricevere l’eucaristia tutti i giorni. Se gliene chiedi il motivo, risponde: “Perché si devono scegliere i giorni in cui l’uomo vive con maggior purezza e dominio di sé per accostarsi a un così grande sacramento in modo degno. Chi, infatti, mangerà indegnamente, mangia e beve la propria condanna (cf. 1 Cor 11,29)”. Un altro invece dirà: “Al contrario, se la ferita del peccato è tanto estesa e così grave la violenza della malattia da dover differire tali medicine, uno deve essere allontanato dall’altare per ordine del vescovo affinché faccia penitenza e deve essere riconciliato dalla stessa autorità. Si riceverebbe indegnamente l’eucaristia se la si ricevesse nel tempo in cui si deve fare penitenza. Nessuno dovrebbe astenersi dall’eucaristia o accostarsi a essa a proprio arbitrio, come più gli aggrada. Se poi i peccati non sono così gravi da meritare la scomunica, nessuno deve separarsi dalla medicina quotidiana del corpo del Signore”.

Risolve più correttamente la contesa tra i due chi esorta a rimanere innanzitutto nella pace di Cristo; ciascuno poi faccia ciò che crede di dover fare secondo la propria fede.

Nessuno dei due infatti oltraggia il corpo e il sangue del Signore, ma fanno a gara per onorare il sacramento che ci dona la salvezza. Nemmeno Zaccheo e il centurione si trovarono in contrasto fra di loro né alcuno di essi si giudicò superiore all’altro, anche se l’uno, pieno di gioia, accolse in casa sua il Signore (cf. Lc 19,6) e l’altro disse: Non son degno che tu entri sotto il mio tetto (Mt 8,8). Tutti e due resero onore al Salvatore in modo diverso e quasi opposto; ambedue erano miserabili a causa dei loro peccati, ambedue ottennero misericordia. Possiamo fare un paragone con quanto accadde al popolo di Israele; come la manna aveva in bocca il sapore che ciascuno voleva, così pure nel cuore di ciascun cristiano quel sacramento con cui è stato vinto il mondo, poiché l’uno, per onorarlo, non osa riceverlo ogni giorno, l’altro, invece, per onorarlo, non osa tralasciarlo alcun giorno.

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Dalla mia angoscia ho invocato il Signore
ed egli mi ha ascoltato.
Ho gridato dal fondo dell’abisso e tu, o Dio,
hai udito la mia voce.
So che tu sei un Dio clemente,
paziente e misericordioso,
e perdoni nostri peccati.
Gn 2, 3; 4, 2

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