ULTIMA DOMENICA DOPO L’EPIFANIA detta «del perdono»

Dalla mia angoscia ho invocato il Signore
ed egli mi ha ascoltato.
Ho gridato dal fondo dell’abisso
e tu, o Dio, hai udito la mia voce.
So che tu sei un Dio clemente,
paziente e misericordioso,
e perdoni i nostri peccati.
Gn 2, 3; 4, 2

LETTURA
Ti riprenderò con immenso amore, dice il Signore che ti usa misericordia.
Is 54, 5-10

SALMO
Sal 129 (130), 1-5. 7

 

Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia supplica. R/.
Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi ti può resistere?
Ma con te è il perdono:
così avremo il tuo timore. R/.
Io spero, Signore.
Spera l’anima mia, attendo la sua parola.
Israele attenda il Signore,
perché con il Signore è la misericordia
e grande è con lui la redenzione. R/.

EPISTOLA
Non disprezzare il tuo fratello. Cristo è Signore dei morti e dei vivi.
Rom 14, 9-13

CANTO AL VANGELO
(Cfr. Ez 18, 31)

VANGELO
Il pubblicano e il fariseo.
Lc 18, 9-14

 

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

PREGHIERA DEI FEDELI
Leggi

 

R/. Donaci il tuo perdono, Signore.

 

- Per la Chiesa: perché, nella riconciliazione e nel perdono fraterno, promuova la forza e il fondamento dell’amore vero, che supera ogni divisione: preghiamo. R.
- Per l’umanità intera, perché disponga i suoi giorni nell’assidua ricerca della pace, della giustizia e della libertà: preghiamo. R.
- Per tutti noi, perché, riconoscendo ed accettando i nostri limiti, sappiamo farci testimoni dell’amore misericordioso del Signore: preghiamo. R.

COMMENTO AL VANGELO

S. AGOSTINO
Dal Discorso 115, 2

L’umiltà ottiene il perdono

Poiché la fede non è dei superbi, ma degli umili, “disse per alcuni che credevano di essere giusti e disprezzavano gli altri, questa parabola. Due uomini andarono al tempio a pregare; un fariseo e un pubblicano. Il fariseo diceva: Ti ringrazio, Dio, che non sono come tutti gli altri uomini” (Lc 18,9s). Avesse detto almeno: come molti uomini. Che cosa dice questo “tutti gli altri”, se non tutti, eccetto lui? Io, afferma, sono giusto; gli altri son tutti peccatori. “Non sono come tutti gli altri uomini, ingiusti, ladri, adulteri”. Ed eccoti dalla vicinanza del pubblicano un motivo di orgogliosa esaltazione. Dice, infatti: “Come questo pubblicano”. Io sono solo, dice; questo è uno come tutti gli altri. Non sono come costui, per la mia giustizia, per cui non posso essere un cattivo, io. “Digiuno due volte la settimana, pago le decime su tutte le mie cose”.

Cerca nelle sue parole, che cosa abbia chiesto. Non trovi niente. Andò per pregare; ma non pregò Dio, lodò se stesso. Non gli bastò non pregare, lodò se stesso; e poi insultò quello che pregava davvero. “Il pubblicano se ne stava invece lontano”; ma si avvicinava a Dio. Il suo rimorso lo allontanava, ma la pietà lo avvicinava. “Il pubblicano se ne stava lontano; ma il Signore lo aspettava da vicino. Il Signore sta in alto”, ma guarda gli umili. Gli alti, come il fariseo, li guarda da lontano; li guarda da lontano, ma non li perdona.

Senti meglio l’umiltà del pubblicano. Non gli basta di tenersi lontano; “neanche alzava gli occhi al cielo”. Per essere guardato, non guardava. Non osava alzare gli occhi; il rimorso lo abbassava, la speranza lo sollevava.

Senti ancora: “Si percoteva il petto”. Voleva espiare il peccato, perciò il Signore lo perdonava: “Si percuoteva il petto, dicendo: Signore, abbi compassione di me peccatore”. Questa è preghiera. Che meraviglia che Dio lo perdoni, quando lui si riconosce peccatore?

Hai sentito il contrasto tra il fariseo e il pubblicano, senti ora la sentenza; hai sentito il superbo accusatore, il reo umile, eccoti il giudice. “In verità vi dico”. È la Verità, Dio, il Giudice che parla. “In verità vi dico, quel pubblicano uscì dal tempio giustificato a differenza di quel fariseo”. Dicci, Signore, il perché.

Chiedi il perché? Eccotelo. “Perché chi si esalta, sarà umiliato, e chi si umilia, sarà esaltato”. Hai sentito la sentenza, guardati dal motivo; hai sentito la sentenza, guardati dalla superbia.

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