I tre fondatori
Dei tre è il meno conosciuto, non sappiamo realmente da dove è venuto e chi era, abbiamo solo una mezza dozzina di fatti reali sulla sua vita: ma ciò che possediamo basta a mostrare un carattere di notevole energia, santità e abilità amministrativa. Vediamo un lavoratore instancabile e capace di sacrificio, un uomo dalle decisioni sicure, veloci e senza compromessi, un pensatore eccezionalmente chiaro, soprattutto vediamo un uomo che brucia per l’amore per Dio e la vita monastica secondo la RB e che non aveva paura di soffrire per questo ideale.
In una parola: l’Ordine Cistercense è fondato sopra Alberico come sopra una roccia. La prima iniziativa di rompere con i gli antichi usi tradizionali cluniacensi viene da san Roberto, mentre la vasta e potente struttura dell’ordine nel suo insieme sgorga dal genio di santità di Stefano Harding.
Ma anche Alberico è la roccia su cui Citeaux fu costruita. Santo Stefano stesso descrive Alberico nell’Exordium Parvum come un uomo ben versato nelle scienze sacre e secolari, un amante della Regola e dei fratelli
Un amante della Regola, cioè un amante di Dio. Perché la RB fu per i fondatori dell’ordine la via veloce e sicura verso Dio, a patto di essere osservata alla lettera.
E poi è chiamato un amante dei fratelli.
L’Exordium Parvum è uno dei più concisi documenti della storia del monachesimo. Fu preparato da santo Stefano Harding su richiesta del Papa Callisto II e neppure una parola in esso è inutile o fuori posto. Perciò il lettore ha il diritto, anzi è obbligato, ad esaurire tutti i volumi che sono impliciti in quest’unica frase: “un amante della Regola e dei fratelli”. Chi studiò l’ascetismo cistercense sa che la carità fraterna ha un’immensa importanza nello schema cistercense della contemplazione, ed allora non c’è da sorprendersi nel trovare questo valore come una delle fonti di ispirazione dei primi Padri dell’Ordine.
Alberico e Cluny
Ma quale fu la vita di Alberico? Egli dapprima apparve sulla scena come eremita a Colan, la piccola comunità che umilmente chiese, e ottenne attraverso l’intervento papale, san Roberto come Abate e direttore, quando questi era ancora superiore a St Michel di Tonnerre. Colan era un luogo isolato e boscoso nella Champagne, e alcuni eremiti si erano recentemente costituiti là in comunità. Non è sicuro se sant’Alberico si sia unito a loro prima o dopo l’arrivo di san Roberto, normalmente si pensa che arrivò poco dopo, in ogni caso aveva raggiunto già il gruppo prima che si muovessero verso un luogo più spazioso vicino a Molesmes
Là la piccola comunità trascorse diversi anni in completa povertà riuscendo a reggere un tenore di vita precario e una rendita dalla vicina foresta, abitando in case costruite con il legno degli alberi.
Ma la loro vita era una vita di intensa pace e felicità, perché possedevano Dio. Certamente Alberico non dimenticò mai la gioia di questi giorni, in cui imparò che c’era una cosa che non si doveva mai dimenticare: la benedizione di coloro che lasciano tutto e prendono la loro croce per seguire Cristo senza compromesso, senza contrattare, senza il minimo rifiuto.
Questa felicità non durò, ma la colpa non imputabile ai monaci o al loro superiore. Accadde semplicemente che nessuno di loro fosse abbastanza preparato all’ improvvisa prosperità che capitò loro addosso entro pochi anni dalla loro prima fondazione, nel 1075. Trascorsero appena cinque anni prima che Molesmes divenisse un monastero ricco e potente, con priorati dipendenti in tutte le province vicine, governando parrocchie, raccogliendo decime, mulini, panifici e fattorie, che erano stati dati loro dall’amichevole nobiltà locale. Ma in cambio, il monastero scoprì che non solo che aveva reclutato un gran numero di questi nobili come propri membri, ma anche che quelli che rimanevano fuori venivano spesso a tenere la loro corte all’interno delle mura del monastero.
In breve: in pochissimi anni la vita era totalmente cambiata dalla austera vocazione semi eremitica che Alberico aveva abbracciato nella solitudine di Colan, ed era diventata l’indaffarata, elaborata e mitigata routine di una grande comunità.
È difficile dare una idea adeguata del contrasto senza dare una idea della differenza rispetto agli usi cluniacensi; basti dire che questi erano straordinariamente complessi e nessuna vita religiosa, come noi oggi la conosciamo, offre un paragone adeguato con gli usi di Cluny.
Una cosa è certa: una buona cosa da fare per capire che cosa non era Cluny è leggere la RB. In questo documento tutto è semplicità e chiarezza. La vita è estremamente piana, divisa tra Ufficio Divino, Lavoro manuale, lectio divina o lettura meditata. La dieta era molto sobria, i capi di vestiario dei monaci potevano essere contati sulle dita di una mano e la loro quotidiana tabella di marcia era la semplicità stessa
In un monastero Cluniacense al contrario si conduceva una vita di estrema complessità, in cui persone di differenti gruppi e categorie stavano insieme più o meno armoniosamente, in una routine giornaliera sempre più elaborata
Invece di iniziare la giornata con il Deus in adiutorium del Mattutino canonico, i monaci iniziavano con una processione nella la quale erano aspersi di acqua benedetta; quindi procedevano in processione fino agli altari dei vari santi, dopo questo andavano al coro per quella che era chiamata la trina oratio, che consisteva in gruppi di salmi intercalati da preghiere, totalizzando fino a trenta salmi insieme. Seguivano le preghiere per il re e altre devozioni speciali, e finalmente il vero Opus Dei seguito dall’Ufficio dei morti. Abbastanza spesso dopo un lungo ufficio notturno cantato, c’erano varie litanie e forse un’altra processione e allora i monaci, se c’era una festa, ritornavano a letto. Alzandosi e ritornando in coro per l’ora di Prima, ricominciavano tutti insieme le stesse cose: la stessa processione, il rito dell’acqua santa e la trina oratio. Ogni giorno c’erano due messe e l’Ufficio dei morti così come uno degli Uffici votivi, come quelli della Vergine, della Trinità, o dei Santi. In aggiunta a questo peso incredibile alcuni monaci avevano preso l’impegno di recitare l’intero salterio per un mese, o anche per un anno, secondo l’intenzione di qualche potente benefattore … segue