Pubblicato su Pensiero e Persona n.3/2015
Il patrimonio senza tempo della filosofia di Mounier
Nel 1949, un anno prima che un infarto gli stroncasse la vita a soli quarantacinque anni, Emmanuel Mounier dette alle stampe un’opera eloquentemente intitolata Il Personalismo nella quale tracciò un quadro chiaro e sintetico di quella filosofia di cui egli fu l’alfiere e che ancora oggi non ha perso il suo indubbio valore e la sua significativa vitalità. In apertura del libro, l’autore dedica alcune pagine a un’Introduzione familiare all’universo personale, in cui enuncia brevemente varie tesi che caratterizzano la filosofia personalista: seguendo il percorso da lui indicato, avremo modo di sottolineare le linee essenziali del Personalismo e di coglierne il messaggio centrale.
Dopo aver ricordato che il primo a fare uso del termine “personalismo” era stato Charles Renouvier ai primi del Novecento, Mounier sostiene che le istanze presenti nel pensiero personalista del XX secolo affondano le loro radici in una lunga tradizione, la cui nascita – lo farà notare poche pagine più avanti – può essere fatta risalire addirittura al pensiero dell’antichità classica.
Prima di tutto, a Mounier preme affermare la piena dignità filosofica del personalismo che, pur non presentandosi con le caratteristiche della sistematicità, deve essere considerato senza alcuna esitazione una vera e propria filosofia e non soltanto un atteggiamento esistenziale. Il personalismo non potrà mai diventare un sistema perché, ponendo al centro la libertà e la creatività della persona, rifiuta la sistematizzazione, dovendo tener conto dell’imprevedibilità connessa con l’identità stessa dell’essere personale. Il filosofo personalista predilige concentrare la propria attenzione sulle dimensioni del rischio e dell’inquietudine che contraddistinguono la vita dell’uomo e non permettono di incasellarla entro schemi rigidi e ripetitivi.
Su questa linea va a collocarsi anche l’affermazione mounieriana secondo cui non è possibile offrire una definizione di persona in quanto essa non è un oggetto fra gli altri. Scrive Mounier a tale proposito:
Non esistono quindi i sassi, gli alberi, gli animali – e le persone, che altro non sarebbero se non alberi semoventi od animali più astuti. La persona non è l’oggetto più meraviglioso del mondo, che noi conosceremmo dal di fuori, come gli altri oggetti. Essa è l’unica realtà che conosciamo e costruiamo, nello stesso tempo, dall’interno. Presente ovunque, essa non ci è data in alcun luogo.
Ciò non significa che riguardo alla persona non si possa asserire niente, bensì vuol dire che essa non è mai completamente esprimibile. La persona è attività di autocreazione, di comunicazione e di adesione: ciò fa sì che coloro che vivono sino in fondo l’identità personale calamitino l’interesse degli altri che vengono così distolti “dal pesante sonno vegetativo” Mounier appare sicuro che il modo migliore per esprimere il senso profondo della filosofia personalista consista nel testimoniare pubblicamente l’esperienza della vita personale, attraendo con l’esempio coloro che trascorrono la vita come fossero cose o animali. …