C. Cattaneo, La mistica alla scuola di San Benedetto

S. Corbalán, Sul percorso mistico: dall’oscurità alla luce*

*Elaborato per l’Esame finale-26/01/2021 Corso 55132 – Prof. B. SAWICKI

Introduzione

L’immagine che userò come motivatore per questo lavoro sarà una vetrata di Gaudi, ritrovata a Barcellona, proprio nella sua magnifica e imponente opera architettonica della Sagrada Familia, in cui troviamo una mistica di sintesi tra espressionismo e bellezza, tra le opere della natura associate alla mistica cristiana (biblica e liturgica).

Stare davanti a quest’opera è come fare l’esperienza di entrare nel mistero di Dio. All’esterno tutta la grandezza sorprendentemente armonizzata, con innumerevoli dettagli quasi impossibili da vedere a prima vista. Ci vogliono diversi giorni per vedere ogni figura, ogni gesto, ogni espressione. Tutto ha un senso, tutto segue un itinerario che invita a fare l’esperienza di entrare esattamente all’interno di un’opera che esprime più dei colori e delle forme, più delle luci e delle ombre.

Siamo qui nell’atto mistico di vedere, di contemplare l’opera di Dio che si prolunga attraverso l’opera dell’uomo. Ma questo “vedere” non è come scattare una fotografia e poi guardarla di nuovo per ricordare il momento. Questo “vedere” è qualcosa di molto più vitale: è qualcosa che trascende l’essere umano e lo pone alla presenza del mistero di Dio, dove si immerge e gode dei delicati tocchi dello Spirito all’anima. Ma anche dove deve lottare per non farsi prendere da altre luci lampeggianti o artificiali, incapace di sostenere l’anima in uno stato di gioia permanente.

La proposta per questo percorso 

Seguendo San Giovanni della Croce nelle sue due opere “La notte oscura dell’anima” e “Llama de Amor viva B”, cammineremo con questi due esempi di mistici latinoamericani: Santa Teresa delle Ande ed Enrico Shaw. Entrambi hanno vissuto la mistica da prospettive molto diverse: un novizio carmelitano cileno di 20 anni e un uomo d’affari laico argentino di 40 anni, sposati con 9 figli. Le loro aree erano molto opposte ma risplendevano per amore di Gesù dove dovevano dare testimonianza di vita. Entrambi hanno vissuto la notte, la purificazione dei sensi e la gioia luminosa della vicinanza piena e vitale di Gesù Cristo. Entrambi fissarono Gesù con gioia immensa e brillante.

La mistica, all’interno di parametri religiosi o in altri spazi non ecclesiali, in senso figurato, è come una combinazione di colori chiari e scuri, luce e ombra (come l’opera di Gaudi). Tutto ha un significato, anche la notte oscura dell’anima, perché proprio in piena notte è quando si percepisce la luce più brillante e piena.

In questo modo faremo un parallelo con la base di San Giovanni della Croce, per vedere le “notti” e le “luci” in questi due mistici latinoamericani. Ma prima di farlo, conviene recuperare alcuni punti centrali dell’itinerario mistico proposto da san Giovanni della Croce: ci aiuterà ad approfondire meglio e più oggettivamente il cammino contemplativo di Teresa ed Enrico.

La mistica delle confluenze di San Giovanni della Croce

Uno dei massimi studiosi di San Giovanni della Croce, Eulogio Pacho, pensa che questo santo fosse considerato un mistico dell’incontro, delle confluenze e dell’integrazione. Ci sono autori che fanno da ponte tra un pensiero e l’altro, come Giovanni della Croce e Gregorio Magno. A parte la lettura diretta del santo, è indubbio che attraverso questi autori si collega con la maggior parte dei mistici del passato e recupera elementi importanti della tradizione patristica, anche greca. Questo reindirizzamento è l’unico modo per spiegare alcuni temi che risuonano nella mistica di San Giovanni.  (SEGUE)

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