4.a Domenica di Avvento – C

Sia in ciascuno l’anima di Maria a magnificare
il Signore, sia in ciascuno lo
Spirito di Maria a esultare in Dio; se, secondo
la carne, una sola è la madre di
Cristo, secondo la fede tutte le anime generano Cristo.
S. Ambrogio, Esp. del Vang. sec. Luc. II, 26

PRIMA LETTURA
Da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele.
Mi 5,1-4a

 

Così dice il Signore:
«E tu, Betlemme di Èfrata,
così piccola per essere fra i villaggi di Giuda,
da te uscirà per me
colui che deve essere il dominatore in Israele;
le sue origini sono dall’antichità,
dai giorni più remoti.
Perciò Dio li metterà in potere altrui,
fino a quando partorirà colei che deve partorire;
e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d’Israele.
Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore,
con la maestà del nome del Signore, suo Dio.
Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande
fino agli estremi confini della terra.
Egli stesso sarà la pace!».

SALMO RESPONSORIALE
Sal 79

 

Tu, pastore d’Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci. R/.
Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte. R/.
Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome. R/.

SECONDA LETTURA
Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà.
Eb 10,5-10

 

Fratelli, entrando nel mondo, Cristo dice:
«Tu non hai voluto né sacrificio né offerta,
un corpo invece mi hai preparato.
Non hai gradito
né olocausti né sacrifici per il peccato.
Allora ho detto: “Ecco, io vengo
– poiché di me sta scritto nel rotolo del libro –
per fare, o Dio, la tua volontà”».
Dopo aver detto: «Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato», cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: «Ecco, io vengo per fare la tua volontà». Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre.

CANTO AL VANGELO
(Lc 1,38)

VANGELO
A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?
Lc 1,39-45

 

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

PREGHIERA DEI FEDELI
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Preghiamo insieme e diciamo: Signore rendici degni della tua venuta.

 

1. Perché l’incontro tra di noi, come quello tra Maria ed Elisabetta, sia un’occasione di ricordarci che la via principale per capire la grandezza di Dio è la comunione coi nostri fratelli. Preghiamo.
2. Perché l’arrivo del Natale non ci colga impreparati, ma coscienti del dono che Dio ci fa, sicuramente il più grande che abbiamo mai ricevuto. Preghiamo.
3. Perché non ci colga la paura o la fatica di metterci in gioco in prima persona, ma i nostri impegni e i nostri sacrifici siano sempre degli atti d’amore. Preghiamo.
4. Perché siamo sempre capaci di ricordarci che, per quanto possa non essere come vorremmo, questa è la realtà in cui tu hai scelto di incarnarti. Preghiamo.

O Padre, la tua scelta di farti uomo rimane per noi incomprensibile. Aiutaci, ciononostante, a essere testimoni di questo mistero nel mondo, agendo come autentici figli di Dio. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

PERCORSO ESEGETICO

Il saluto di Maria è la trasmissione della pace di Dio,
che è data a chi si lascia amare da Lui.

DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI, CAP. 20, 19-29
Venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. (v. 19b)

DAL VANGELO SECONDO MATTEO, CAP. 10, 1-5
Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi. (vv. 12-13)

DAL VANGELO SECONDO LUCA, CAP. 2, 1-20
Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama. (v. 14)

SALMO 85 (84)
Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: egli annunzia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli, per chi ritorna a lui con tutto il cuore. (v. 9)

DAL CANTICO DEI CANTICI, CAP. 8, 6-14
Così sono ai suoi occhi, come colei che ha trovato pace! (v. 10b)

DAL LIBRO DEL PROFETA ISAIA, CAP. 26, 1-19
Tu gli assicurerai la pace, pace perché in te ha fiducia. (v. 3b)

DAL LIBRO DEL PROFETA ISAIA, CAP. 52, 7-12
Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi che annunzia la pace, messaggero di bene che annunzia la salvezza, che dice a Sion: “Regna il tuo Dio”. (v. 7)

DAL LIBRO DEL PROFETA ISAIA, CAP. 57, 14-21
Io pongo sulle labbra: “Pace, pace ai lontani e ai vicini”, dice il Signore, “io li guarirò”. (v. 19)

DAL LIBRO DEI NUMERI, CAP. 6, 22-27
Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace. Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò. (vv. 26-27)

COMMENTO PATRISTICO

BEDA IL VENERABILE
In Lucam Evangelii Expositio, I, 1.

Appena Maria ha dato il suo consenso all’angelo dell’annunciazione, questi si volge verso il cielo e Maria verso la montagna. Ella si mette subito in viaggio per andare a trovare Elisabetta, mossa non da dubbio o da incredulità, ma per compiere il suo dovere con gioia e dedizione.

Il racconto si connota anche per una dimensione simbolica: quando l’anima concepisce in sé stessa il Verbo di Dio, si mette immediatamente in viaggio verso la montagna spirituale mediante l’amore, allo scopo di raggiungere la città della Giudea, vale a dire la rocca dell’adorazione della lode.

Entrata nella casa di Zaccaria salutò Elisabetta. Chi è vergine ha qui da imparare l’umiltà di Maria, per essere casto e puro di cuore. Vedete che la più giovane visita la più anziana e la vergine saluta la donna sposata.

Occorre infatti che la vergine sia tanto più umile quanto più è casta. Dimostrando il proprio rispetto a chi è più anziano di età, essa inghirlanda il suo stato verginale con la lode resa alla sua umiltà.

Maria viene da Elisabetta e il Signore viene da Giovanni, affinché l’una sia colmata di Spirito Santo e l’altro sia consacrato dal battesimo. L’umiltà dei primi procura l’elevazione degli altri.

Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria… il bambino le sussulto nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo.

Fate attenzione all’ordine e al significato delle parole: Elisabetta è la prima a udire le parole di Maria, ma Giovanni è il primo ad avvertire la grazia di Cristo.

Elisabetta ascolta in modo naturale, ma Giovanni trasalisse a causa del mistero.

Elisabetta percepisce l’arrivo di Maria, ma Giovanni presente quello del Signore.

Le due donne proclamano la grazia, i due bambini la operano.

I bambini sono confrontati con il mistero divino grazie all’azione delle madri, mentre queste profetizzano con un duplice miracolo grazie allo spirito dei due bambini.

Giovanni trasalisse, poi Elisabetta è piena di Spirito Santo. Il figlio riceve lo Spirito per primo in modo che lo possa comunicare alla madre.

Elisabetta esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo!”.

Notiamo qui che l’antica profezia in ordine a Cristo si attua non soltanto nella realtà dei miracoli, ma anche nella loro espressione letterale. Infatti era stato promesso con giuramento al patriarca i Davide: Il frutto delle tue viscere io metterò sul mio trono (Sal 131, 11).

A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?

Elisabetta non pone la domanda per ignoranza, giacché sa benissimo che è salutata dalla madre del suo Signore in vista della santificazione di suo figlio. Parla cosi, dato che è stupefatta per la novità di quel miracolo, e proclama che esso non dipende dal proprio merito, ma dal dono di Dio.

Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.

Elisabetta aveva taciuto sulla sua maternità incipiente, finché ne ignorò il mistero; ma dopo cinque mesi di silenzio sul concepimento del figlio, comincia a parlarne rallegrandosi di aver concepito un profeta.

Prima Elisabetta stava nascosta, ora si mette a proclamare benedizioni. Era rimasta dubbiosa, ma adesso è rassicurata. Alla venuta del Signore ella si esprime a gran voce, si cura com’è che il frutto del suo ventre è voluto da Dio. Non ha più nessun motivo per sottrarsi agli sguardi, dato che la nascita di un profeta attesta un concepimento integro e retto.

E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore.

Maria non ha dubitato, ma ha creduto e ha ottenuto il frutto della sua fede. Ella è veramente beata, molto più di Zaccaria. Questi aveva opposto un dubbio e Maria lo cancella con la sua fede.

Non c’è da stupirsi che il Signore abbia voluto riscattare il mondo, cominciando quest’opera da sua madre. Egli prepara in lei la salvezza di tutti gli uomini e le fa gustare per prima le primizie del frutto salutifero.

Notiamo pure che la grazia di cui è colmata Elisabetta, all’arrivo di Maria, la illumina di uno spirito profetico che abbraccia simultaneamente il passato (colei che ha creduto), il presente (madre del mio Signore), e il futuro (nell’adempimento delle parole del Signore).

Allora Maria disse: “L’anima mia magnifica il Signore”. Iddio mi ha innalzata con un dono cosi grande e inaudito che nessun linguaggio mi offre le parole adeguate ad esprimerlo; riesce a coglierlo soltanto il sentimento del cuore profondo.

Consacro, perciò, tutte le mie energie spirituali all’azione di grazie e alla lode e consegno quanto in me vive, sente e capisce alla contemplazione della grandezza di Colui che non ha limiti. Il mio spirito infatti esulta per la divinità eterna di Gesù Salvatore che da me ha preso l’esistenza nel tempo.

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Com. al Vang. di Giov. I, IX, 13