Il Grande Esordio, al cap. XXIX, racconta così la nascita della Carta di Carità e ne presenta la natura e lo scopo:
Ma “prima che cominciassero a fiorire le Abbazie cistercensi” (CC Prol), il reverendissimo padre Stefano, ispirato dallo Spirito Santo redasse con il consiglio dei suoi fratelli quel decreto che si chiama “Carta di Carità”. In esso ci viene insegnato in che modo i monasteri del nostro Ordine, diffusi nelle diverse parti del mondo, divisi anche per la diversità delle lingue, grazie a un mirabile legame di carità e di reciproca dimostrazione d’onore (cf. RB), costituiscano una sola chiesa, un solo Ordine, in una parola un solo corpo in Cristo. Ritenne che questo si dovesse chiamare “Carta di Carità”, perché le sue norme, rigettando ogni gravame di esazione, “hanno di mira unicamente la carità e il bene delle anime nelle cose divine e umane” (CC Prol).
“Una sola chiesa, un solo Ordine, un solo corpo in Cristo”: ho preso questa espressione come titolo di questo intervento, perché mi pare che racchiuda lo spirito di questo documento.
1. Un testo fondativo
Il passo del Grande Esordio citato potrebbe far pensare che questo antico documento sia una sorta di trattato spirituale da ricordare fra le grandi opere della letteratura cistercense sulla carità e sull’amore, ma non è così, anche se la sostanza è certamente intrisa di spiritualità e di teologia. Si tratta, invece, di un testo fondativo, facente parte del corpus legislativo primitivo, con il quale il nascente Ordine di Citeaux intendeva porre le basi giuridiche della propria esistenza e identità e tutelarla per il futuro.
La Carta Caritatis sono le primitive costituzioni dell’Ordine, che le nostre attuali Costituzioni, redatte sotto l’impulso del rinnovamento post-conciliare, considerano ancora oggi come modello di riferimento e della quale si ritengono una moderna interpretazione. Nella Cost 4, ai nn. 1-3, si legge:
Le comunità dell’Ordine sparse per tutta la terra sono unite dal vincolo della carità. Radicate in questa comunione, possono reciprocamente aiutarsi per una comprensione più profonda e un’espressione più efficace del comune patrimonio e per offrirsi nelle varie difficoltà conforto e sostegno reciproco (n. 1).
Nel governo dell’Ordine, tale comunione assume forma giuridica secondo la “Carta Caritatis”, interpretata dalle presenti Costituzioni (n. 2).
I Cistercensi della Stretta Osservanza devono vivere, secondo la “Carta Caritatis”, in un’unica carità, un’unica regola, e modalità simili di vita (n.3).
Che cosa significa che la Carta di Carità è un testo fondativo? Vuol dire che è un testo giuridico con il quale il redattore o i redattori intendono porre le fondamenta dell’Ordine e nel quale esprimono la coscienza della propria identità e della loro opera, perché questa rimanga inalterata per il futuro e ogni comunità vi si possa rispecchiare.
Lo riconoscono anche le nostre Costituzioni quando affermano nel Proemio:
L’Exordium Parvum e la Carta Caritatis esprimono la vocazione dei fondatori e la missione ricevuta da Dio, che la Chiesa con la sua autorità, riconobbe e riconosce autentica, per quei tempi come per i nostri (n. 1).
Il senso di un testo giuridico fondativo è tutto qui: esprimere l’identità, la natura e lo scopo di un’istituzione, per custodirla in modo da assicurare la sua continuità e durata nel tempo.
Le nostre Costituzioni, come abbiamo sentito, menzionano la Carta di Carità insieme al Piccolo Esordio. I due testi sono infatti strettamente collegati e sotto certi aspetti inseparabili. L’Exordium Parvum è il testo storico più antico che racconta gli inizi di Citeaux e raccoglie anche i documenti giuridici che accompagnano la nascita e i primi passi dell’Ordine e costituisce una sorta di complemento o di prologo alla Carta caritatis. Dello stesso genere è anche l’Exordium Cistercii, altro testo narrativo delle origini, posteriore all’Exordium Parvum, mentre è da considerarsi piuttosto come opera di carattere agiografico, per quanto ripercorra anche questo le vicende delle origini, l’Exordium Magnum, composto da Corrado di Eberbach nei primi decenni del XIII° secolo.
La Carta Caritatis (nelle sue diverse versioni, come vedremo), l’Exordium Parvum (e Exordium Cistercii) e gli Instituta, una raccolta di statuti approvati dai Capitoli generali cistercensi nel XII secolo, formano il corpus giuridico dell’Ordine.
La Carta Caritatis è il testo costituzionale che definisce le strutture che governano le relazioni all’interno dell’Ordine e fra la casa fondatrice e le case figlie; stabiliscono il funzionamento del Capitolo Generale e danno alcune indicazioni per risolvere delle particolari difficoltà all’interno dell’Ordine.
L’Exordium Parvum e l’Exordium Cistercii sono testi narrativi che rievocano le circostanze della fondazione e le tappe del suo sviluppo e forniscono anche indicazioni sui principale protagonisti.
Gli Instituta generalis capituli apud Cistercium è la compilazione giuridica, realizzata attorno al 1175, che raccoglie le osservanze e gli usi che successivamente trovarono una formulazione più fissa in due diversi libri: gli Ecclesiastica Officia (EO), contenenti le norme o gli usi dei monaci di coro, e gli Usus Conversorum (UC), contenenti le norme o gli usi per i fratelli conversi.
Testi narrativi (esposizione storica delle origini), costituzioni, osservanze e usi formano insieme la raccolta giuridica o legislazione dell’Ordine che è come la “carta di identità” che dice chi siamo e come dobbiamo vivere per conservare il nostro carisma. Con questi testi il nostro Ordine, fin dagli inizi, presentava se stesso e poneva le basi della propria identità giuridica. (segue)