P. Girolami, Misericordiae vultus

P. Girolami, Misericordiae vultus

Capitolo nella III Domenica di Avvento.

Siamo alla III domenica di Avvento, domenica Gaudete, e oggi un motivo grande di gioia per noi è certamente dato dalla benedizione abbaziale di Madre Luciana, frutto fecondo del Patto, alla quale partecipano non solo la Madre e alcune delle nostre sorelle, ma in comunione siamo tutte presenti!

Ma non è di questo che vogliamo parlare, e nemmeno della gioia in sé, tema portante della liturgia di questa domenica, bensì in qualche modo della fonte della gioia stessa. Visto che siamo appena entrate nel Giubileo della Misericordia – oggi Papa Francesco apre la Porta Santa della cattedrale di S. Giovanni in Laterano e la stessa cosa avverrà in ogni chiesa cattedrale particolare, anche nella nostra di Volterra – e visto che nei prossimi giorni dialogheremo sul tema della misericordia in preparazione alla REM, riprendiamo e presentiamo in sintesi la bolla d’indizione del Giubileo, la Misericordiae vultus, per farne una sorta di riassunto che ridesti la nostra memoria, ci faccia venire anche la voglia di rileggerlo per intero, e ci prepari ai prossimi dialoghi comunitari.

E riprendere questo testo, e parlare di questo tema, equivale in un certo senso a parlare della fonte della nostra gioia, perché la nostra gioia non può che nascere dalla certezza di essere amati da quello speciale amore di Dio, manifestato a noi nel Figlio suo, Gesù Cristo, che va sotto il nome di misericordia. Il bellissimo introito che canteremo nella Messa ci fa ripetere le parole di Paolo: Gaudete in Domino, rallegratevi nel Signore, perché la nostra gioia nasce da qui, dal Signore, perché il fondamento della nostra gioia è il suo amore eterno che ci viene incontro e ci salva e che si chiama misericordia.

E allora veniamo al nostro documento, la Misericordiae vultus, che abbiamo letto in refettorio un po’ di mesi fa e che nel frattempo possiamo anche aver dimenticato. È la bolla, e quindi una comunicazione ufficiale in forma scritta emanata dal Santo Padre, che indice questo Giubileo straordinario della Misericordia, ma è anche un testo ampio (ben 25 numeri) e ricco di contenuti, nel quale riecheggia un altro documento fondamentale su questo stesso tema, la seconda lettera enciclica di S. Giovanni Paolo II, Dives in misericordia.

Come è strutturato questo testo? Quali punti tocca?

Partiamo dal titolo stesso, dalle prime parole: Misericordiae vultus, il volto della misericordia. Qual è? Chi è? Il volto della misericordia è Cristo. In Lui si mostra a tutti gli uomini l’amore eterno del Padre. In Lui Dio Padre si fa conoscere a tutti gli uomini come “ricco di misericordia”. La misericordia non è un concetto: se vogliamo sapere che cos’è la misericordia, dobbiamo guardare a una persona, a Gesù, il suo volto è il volto stesso, l’incarnazione, della misericordia.

Misericordia è la parola sintesi che racchiude il nocciolo dell’esperienza cristiana. Il n. 2 della bolla ne contiene e propone ben 6 definizioni efficaci che possiamo ripensare e meditare: la misericordia

  • “è fonte di gioia, di serenità e di pace”;
  • “è condizione della nostra salvezza”;
  • “è la parola che rivela il mistero della SS. Trinità”;
  • “è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro”;
  • “è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita”;
  • “è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato”.

Per questo motivo, per poter fare l’esperienza della misericordia di Dio che rinnova e trasforma la vita dell’uomo, e che, perciò, è anche la medicina più efficace in questo nostro tempo, è stato indetto questo Giubileo straordinario, del quale, al n. 3, sono indicati gli estremi cronologici: dall’8 dicembre 2015, solennità dell’Immacolata Concezione di Maria, al 20 novembre 2016, solennità di Cristo Re. L’8 dicembre si è aperta la Porta Santa della basilica di S. Pietro; oggi, 13 dicembre, si apre quella di S. Giovanni in Laterano e si aprono anche quelle di tutte le cattedrali delle chiese particolari; successivamente si apriranno quelle delle altre basiliche papali romane. Perché l’8 dicembre come data d’inizio? Non solo perché questa solennità mariana è il segno della misericordia di Dio che si china sulla storia degli uomini, scegliendo una donna, Maria, e preservandola dal peccato, per preparare in lei una degna dimora per suo Figlio, ma anche perché questa data è il 50 anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II che aveva fatto delle parole “misericordia” e “carità” le sue parole programmatiche – lo abbiamo sentito anche in due passi di Giovanni XXIII e di Paolo VI in un brano letto nella nostra novena.

Ci sono poi una serie di numeri (6-9) nei quali è presentata la dimensione teologica della misericordia dall’Antico al Nuovo Testamento. Nell’Antico Testamento la misericordia si può considerare come il secondo nome di Dio. Dopo essersi rivelato a Mosè, presso il roveto ardente, come YHWH , Egli si fa conoscere a lui come il “Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e fedeltà” (Es 34, 6-7), come fossero due nomi complementari. In particolare i Salmi sono il libro della misericordia di Dio e fanno emergere l’agire di Dio come misericordia in atto. Questo può voler dire per noi, ad esempio, leggere e pregare, in questo anno, il salterio con l’occhio rivolto a cogliere, non solo nella storia d’Israele, ma in quella personale di ciascuno di noi, i segni della misericordia di Dio, che come ci insegna Papa Francesco, “non è un’idea astratta, ma una realtà concreta con cui Egli rivela il suo amore come quello di un padre e di una madre che si commuovono fino dal profondo delle viscere per il proprio figlio”, un amore “viscerale”, che “proviene dall’intimo come un sentimento profondo, naturale, fatto di tenerezza e di compassione, di indulgenza e di perdono” (n. 6).

Ma è appunto in Gesù che la misericordia di Dio, questo “amore viscerale” per l’uomo, per ciascuno di noi, si svela pienamente: “La sua persona non è altro che amore, un amore che si dona gratuitamente. Le sue relazioni con le persone che lo accostano manifestano qualcosa di unico e di irripetibile. I segni che compie, soprattutto nei confronti dei peccatori, delle persone povere, escluse, malate e sofferenti, sono all’insegna della misericordia. Tutto in Lui parla di misericordia. Nulla in Lui è privo di compassione” (n. 8).

Per questo, nella Scrittura, misericordia diventa “la parola-chiave per indicare l’agire di Dio verso di noi”: “Egli non si limita ad affermare il suo amore, ma lo rende visibile e tangibile”, in una serie d’“intenzioni, atteggiamenti, comportamenti che si verificano nell’agire quotidiano. La misericordia di Dio è la sua responsabilità per noi. Lui si sente responsabile, cioè desidera il nostro bene e vuole vederci felici, colmi di gioia e sereni” (n. 9).

Ai nn. 10-12 si tocca poi il punto della misericordia nella vita della Chiesa. Con un’espressione molto bella si legge che la misericordia è “l’architrave che sorregge la vita della Chiesa” e “la credibilità della Chiesa passa attraverso la strada dell’amore misericordioso e compassionevole” (n. 10). La Chiesa, infatti, “ha la missione di annunciare la misericordia di Dio, cuore pulsante del Vangelo, che per mezzo suo deve raggiungere il cuore e la mente di ogni persona. […] Il suo linguaggio e i suoi gesti devono trasmettere misericordia per penetrare nel cuore delle persone e provocarle a ritrovare la strada per ritornare al Padre” (n. 12).

E questo è il compito dei cristiani che partecipano della vita della Chiesa, perché: “Come ama il Padre così amano i figli. Come è misericordioso Lui, così siamo chiamati ad essere misericordiosi noi, gli uni verso gli altri” (n. 9).

E questo è anche il motto del Giubileo: Misercordes sicut Pater, Misericordiosi come il Padre (Lc 6,36), ed è anche il testo dell’inno abbiamo imparato.

Ma c’è un altro punto importante, forse il più importante, nel documento, che si potrebbe riassumere così: imparare la misericordia. La misericordia non è un dato acquisito né tanto meno scontato, non viene da sé, ma bisogna imparare a viverla, bisogna diventare misericordiosi, capaci di misericordia come il Padre e come il Figlio.

Papa Francesco lo dice, ricorrendo alla metafora del pellegrinaggio. Il pellegrinaggio, “segno peculiare nell’Anno Santo” e “icona del cammino che ogni persona compie nella sua esistenza”, ci insegna, infatti, non solo che la vita tutta dell’uomo è un pellegrinaggio e che l’essere umano è viator, un pellegrino che percorre una strada fino alla meta agognata”, ma anche e soprattutto che la misericordia è “una meta da raggiungere” che richiede “impegno e sacrificio” (n. 14). Quello verso la misericordia è un itinerario, un pellegrinaggio, che esige il cammino e il lavoro della “conversione”.

Di questo cammino Papa Francesco indica anche le tappe:

  • non giudicare nel senso di non condannare (Lc 6,37-38) ovvero, in positivo, “saper cogliere ciò che di buono c’è in ogni persona e non permettere che abbia a soffrire per il nostro giudizio parziale e la nostra presunzione di sapere tutto” (n. 14);
  • donare e perdonare: “essere strumenti del perdono, perché noi per primi lo abbiamo ottenuto da Dio. Essere generosi nei confronti di tutti, sapendo che anche Dio elargisce la sua benevolenza su di noi con grande magnanimità” (n. 14). “Il perdono delle offese – dice Papa Francesco – diventa l’espressione più evidente dell’amore misericordioso e per noi cristiani è un imperativo da cui non possiamo prescindere. Come sembra difficile tante volte perdonare! Eppure, il perdono è lo strumento posto nelle nostre fragili mani per raggiungere la serenità del cuore. Lasciar cadere il rancore, la rabbia, la violenza e la vendetta sono condizioni necessarie per vivere felici” (n. 9).

Questi sono, per così dire, i primi rudimenti, l’abbiccì della scuola della misericordia, le vie principali del pellegrinaggio verso la misericordia. Ma siccome Papa Francesco è sempre concreto, ci consegna anche degli strumenti precisi per “risvegliare la nostra coscienza assopita” e per “entrare sempre di più al cuore del Vangelo”, le opere di misericordia corporale e spirituale, che a noi richiamano gli strumenti delle buone opere del cap. 4 della Regola:

  • dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti (opere di misericordia corporale);
  • consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti (opere di misericordia spirituale).

Ci è chiesto di tirale fuori dai ricordi polverosi del catechismo e di renderle attive, di praticarle, per far nostro lo stile del Vangelo e di Gesù, proprio per imparare a vivere la misericordia.

Nella bolla sono menzionate, poi, alcuni iniziative particolari previste per questo anno giubilare:

  • viene sottolineata l’importanza della quaresima come “momento forte per celebrare e sperimentare la misericordia di Dio” e nella IV domenica di quaresima è richiamata l’iniziativa, che ormai si ripete da anni, “24 ore per il Signore” per favorire l’accostamento al sacramento della riconciliazione (n. 17);
  • l’invio nelle diocesi dei Missionari della Misericordia, sacerdoti a cui sarà data direttamente dal Santo Padre, l’autorità di perdonare anche i peccati che sono riservati alla Sede Apostolica, perché siano segno vivo della sollecitudine materna della Chiesa per il Popolo di Dio e di come il Padre accoglie quanti sono in ricerca del suo perdono (n. 18); si chiede ai Vescovi di organizzare “missioni al popolo”, in modo che questi Missionari siano annunciatori della gioia del perdono e di celebrare il sacramento della Riconciliazione per il popolo, perché il tempo di grazia donato nell’Anno Giubilare permetta a tanti figli lontani di ritrovare il cammino verso la casa paterna;
  • un appello speciale alla conversione è rivolto con particolare insistenza a quelle “persone che si trovano lontane dalla grazia di Dio per la loro condotta di vita”, in modo particolare coloro che appartengono a un gruppo criminale e alle persone fautrici o complici di corruzione, perché si lascino “toccare il cuore” e a cui il Santo Padre, con tono accorato, indirizza il monito: “Per il vostro bene, vi chiedo di cambiare vita!”.

Nell’ultima parte della bolla vengono, infine, toccati altri tre punti:

  • il rapporto fra misericordia e giustizia (nn. 20-21), da considerarsi “non come “due aspetti in contrasto tra di loro”, ma come “due dimensioni di un’unica realtà che si sviluppa progressivamente fino a raggiungere il suo apice nella pienezza dell’amore” (n. 20), in quanto “la misericordia non è contraria alla giustizia ma esprime il comportamento di Dio verso il peccatore, offrendogli un’ulteriore possibilità per ravvedersi, convertirsi e credere” (n. 21).
  • le indulgenze (n. 22), che in quest’Anno Santo della Misericordia acquistano un rilievo particolare e diventano segno speciale dell’“indulgenza” ovvero della bontà e benevolenza del Padre che “attraverso la Sposa di Cristo raggiunge il peccatore perdonato e lo libera da ogni residuo della conseguenza del peccato, abilitandolo ad agire con carità, a crescere nell’amore piuttosto che ricadere nel peccato”;
  • la valenza universale e interreligiosa della misericordia che “va oltre i confini della Chiesa” e che apre alla relazione con l’Ebraismo e l’Islam che la considerano uno degli attributi più qualificanti di Dio (23).

Il documento si conclude con l’immancabile riferimento a Maria, la Madre della Misericordia (n. 24: “Nessuno come Maria ha conosciuto la profondità del mistero di Dio fatto uomo. Tutto nella sua vita è stato plasmato dalla presenza della misericordia fatta carne. La Madre del Crocifisso Risorto è entrata nel santuario della misericordia divina perché ha partecipato intimamente al mistero del suo amore”) e ai “tanti Santi e Beati che hanno fatto della misericordia la loro missione di vita”, in particolare la grande apostola della misericordia, santa Faustina Kowalska.

Nelle ultime parole risuona, infine, un invito, come una parola d’ordine, che è il programma più forte, quasi una sfida, per ciascuno di noi: “Lasciamoci sorprendere da Dio”! Lasciamoci meravigliare, stupire, sbalordire, sbigottire, sconcertare dall’agire misericordioso di Dio nella nostra vita! Lasciamoci cogliere all’improvviso, di sorpresa, alle spalle (super-prehendere, prendere da sopra) da quel Dio che “non si stanca mai di spalancare la porta del suo cuore per ripetere che ci ama e vuole condividere con noi la sua vita” (n. 25). E non cessiamo di ripetere, “con fiducia e senza sosta”, per noi e per ogni uomo e donna: “Ricordati, Signore, della tua misericordia e del tuo amore, che è da sempre” (Sal 25,6). Possiamo a cominciare da oggi! Con l’aiuto della Madre della Misericordia!

Sr. Patrizia Girolami, ocso

 

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Ecco il n. 10 della rivista Vita Nostra, giunta al 6° anno di pubblicazione, che in questo numero raccoglie alcuni frutti dell’anno della Vita Consacrata e del Giubileo della Misericordia, nel ventesimo anniversario della morte dei fratelli di Tibhirine.