* Pontificio Ateneo S. Anselmo – A. a. 2020/2021
Corso 55132: I grandi mistici moderni: un panorama di varie configurazioni tra spiritualità, cultura e vita
Prof. Bernard Sawicki
Avrebbe voluto vivere da monaca, ma, per motivi di salute, poté essere solo una semplice oblata benedettina. “Solo” e “semplice”, tuttavia, non sono delle attenuanti né delle limitazioni alla vocazione trinitaria e monastica di Itala Mela che ha dato frutti di santità riconosciuti dalla Chiesa che l’ha beatificata il 10 giugno 2017, proponendola come modello di fede e di vita cristiana.
Per motivi di brevità circoscriviamo in questo elaborato un tema della sua esperienza spirituale che ci sembra significativo per più motivi. Si tratta del “monastero celeste” e dell’“eremo divino”, due immagini nelle quali si raccoglie la vocazione di Itala Mela alla vita trinitaria e a quella monastica e insieme la sua esperienza mistica. I motivi per cui questo tema ci sembra significativo sono almeno tre. Il primo è che queste due metafore, come avviene nel linguaggio simbolico con cui la mistica cerca di dire “l’indicibile”, enucleano due tappe importanti del cammino spirituale della Mela. Il secondo consiste nel fatto che queste due immagini provengono dal lessico monastico e manifestano lo stretto rapporto esistente fra vita monastica e inabitazione trinitaria nell’esperienza mistica di Itala Mela. Il terzo motivo, infine, è che questa tematica del “monastero celeste” e dell’“eremo divino” ci sembra contenere un messaggio importante anche per il monachesimo, e i monaci in specie, oggi.
Suddividiamo l’elaborato in tre parti: nella prima ripercorriamo la biografia della Mela, facendo emergere il suo iter singolare di vita monastica; nella secondo esaminiamo il tema e la simbologia del “monastero celeste” e dell’“eremo divino” nell’esperienza mistica di Itala Mela; nella terza cerchiamo di enucleare che cosa questa tematica e questa esperienza può dire a noi monaci oggi.
1. “VOCAZIONE MONASTICA” E “VOCAZIONE TRINITARIA”
In quello che è ormai chiamato il suo “Testamento spirituale”, uno scritto iniziato il 30 novembre e concluso il giorno dell’Immacolata del 1954, Itala Mela così scriveva:
La mia morte esprime il mio Suscipe supremo, quel Suscipe della professione monastica la cui eco ho custodita inviolata nel mio cuore: possa io in quell’ora estrema ripetere nel senso più profondo, abbracciando in unum la mia vocazione monastica e la mia vocazione trinitaria: “Suscipe me, Domine, secundum eloquium tuum et vivam e non confundas me ab expectatione mea”.
Vocazione monastica e vocazione trinitaria, suggellate dalle parole del rito della professione monastica di fronte all’avvicinarsi del momento supremo dell’incontro con Dio, appaiono strettamente intrecciate nel tracciato di vita della Mela.
La chiamata alla vita religiosa, avvertita nell’estate del 1924, quando Itala ha vent’anni e frequenta la facoltà di Lettere dell’Università di Genova, nella chiesa di Nostra Signora della Scorza di La Spezia, e nella quale si manifesta il frutto del suo ritorno alla fede, dopo una parentesi giovanile di lontananza da Dio e di “ateismo” dichiarato, è da subito indirizzata alla vita monastica. Nell’aprile del 1928 comincia a prendere corpo, infatti, il progetto dell’ingresso nel monastero delle benedettine di Mont-Vierge, nato per volontà di dom Eugène Vandeur OSB a Wèpion-sur-Meuse in Belgio nel clima di un rinnovamento monastico, con l’ipotesi di rientrare, dopo la formazione, in Italia, dove le monache belghe intendevano fondare un monastero riformato, che in verità non si farà mai.
Non è certo estraneo a questa scelta il consiglio del suo primo direttore spirituale, mons. Giacomo Moglia, che a questo monastero aveva già indirizzato tre delle sue figlie spirituali. Così come rimarrà per lei un riferimento e una guida nel suo itinerario monastico, mons. Adriano Bernareggi, che sarà il suo secondo direttore spirituale, quando, qualche anno più tardi si trasferirà a Milano. Tanto l’uno che l’altro erano, infatti, fortemente attratti dal rinnovamento liturgico-spirituale di ambito monastico introdotto da dom Prosper Guéranger in Francia e da dom Columba Marmion e dom Lambert Beauduin in Belgio.
Intanto, mentre si prospetta l’inizio del noviziato a Mont-Vierge, l’8 aprile 1928, giorno di Pasqua, Itala fa voto perpetuo di verginità, seguito, il 1° maggio dello stesso anno, da quello temporaneo di obbedienza e nell’autunno da quello di povertà. Il 3 agosto 1928, nella chiesa di S. Francesco a Pontremoli, si verifica, poi, quello che rimarrà noto come “l’avvenimento centrale” della sua vita ovvero la chiamata alla vita trinitaria: mentre domanda al suo confessore chiarimenti sul mistero dell’inabitazione, un raggio di luce che parte dal tabernacolo la avvolge e lei sente ben chiare le parole: «Tu la farai conoscere!». Superato lo smarrimento che la spinge a fuggire dalla chiesa, si arrende al progetto del Signore che si impegna a seguire anche «a costo di morire», offrendo la sua preghiera e i suoi sacrifici, perché ogni battezzato – a cominciare dai sacerdoti e dai religiosi – possa custodire in sé la presenza della Santissima Trinità.
Nel marzo del 1929, però, un improvviso crollo fisico dovuto a una pleurite con endocardite, a cui si aggiungeranno negli anni numerose complicazioni (collassi e scompensi cardiaci, emottisi da stenosi mitralica, crisi gastriche, epatiche, artrosiche, enterocolite, logorio di centri nervosi, polinevrite), la costringono a rinunciare al proposito della vita monastica regolare sostituito da quello dell’oblazione benedettina secolare.
Il 26 novembre 1931, infatti, nella basilica di S. Vittore a Milano, Itala Mela fa vestizione e inizia il noviziato come oblata benedettina secolare di San Paolo fuori le mura con rito officiato dall’Abate dell’abbazia, Ildebrando Vannucci, ricevendo il nome di Maria della Trinità. Circa un anno dopo, il 7 ottobre 1932, fa i voti perpetui nelle mani dello stesso P. Abate e inizia il noviziato per un “quinto voto” di consacrazione alla missione trinitaria, che sarà emesso, l’anno seguente, l’11 giugno 1933. Nel gennaio del ’33, invece, fa professione solenne d’oblata e rinnova i voti perpetui secondo la Regola di S. Benedetto. Intanto, negli anni trascorsi a Milano, per desiderio del card. Schuster,… (segue)