Questa mostra, a cui volentieri aggiungo qualche parola di accompagnamento, ha indubbiamente un grande merito: la vastità e l’articolazione dei suoi documenti evidenzia come – nonostante quello che superficialmente si può anche pensare in questi tempi di mediocrità – il tema della misericordia è stato portante nella vita, nella dottrina e nella pastorale della Chiesa fin dai primi giorni della sua esistenza. Alla ricchezza di documentazione e alle testimonianze esibite attorno al tema della misericordia, vanno però aggiunte alcune considerazioni fondamentali che devono essere assolutamente chiare per prepararsi a questo anno che Papa Francesco ha proposto a tutta la Chiesa.
Prima di tutto la misericordia non è una capacità umana, e quindi è inutile effondersi in descrizioni e sottodescrizioni di atteggiamenti da assumere, di gesti da compiere, di presunte capacità che sarebbero favorite da certi comportamenti oppure sfavorite da altri.
La misericordia è una grazia, e la grazia è Cristo: Cristo è “la Misericordia” che vive dentro la storia non per un progetto proprio ma per coinvolgere tutti gli uomini che incontra nella sua vita e nella sua presenza, come ci ha ricordato più volte San Giovanni Paolo II.
Cristo è la misericordia perché in Lui il Padre Eterno si rivela non come governato da logiche di reazione, di ritorsione, di calcolo ma come colui che sa accogliere incondizionatamente l’altro nella sua identità, senza scandalizzarsi della sua povertà, dei suoi tradimenti, della sua inesorabile tensione ad amare il vero e a negarlo contemporaneamente, ad amare Dio ma insieme a sostituirlo con una delle tante forme di idolatria di cui è piena la storia dell’umanità. La misericordia è Cristo!
Per questo il giubileo straordinario esige che ciascuno spalanchi la propria vita alla vita di Cristo e tenti di identificarsi con essa; devo aprirmi alla Sua presenza, dentro la quale il Padre – in ogni momento – ha misericordia di me e ricostituisce la mia umanità come ricostituisce l’intera realtà del cosmo e della storia. La misericordia di Dio, in Cristo, è l’Eterno calato nel tempo che rinnova continuamente l’uomo ed ogni cosa.
Solo dentro una tale identificazione profonda – che esige quindi il rinnovamento dell’intelligenza e del cuore, il rinnovamento della modalità con cui concepire se stessi, la realtà, Dio, gli uomini e la storia, fino all’autentica conversione – l’esperienza umana può vivere la vera misericordia, quella della “misura senza misura” che è Cristo.
Solo così la misericordia prende spazio dentro la vita, diventa la forma dell’umanità del cristiano, il criterio per le sue scelte fondamentali, ma soprattutto la ragione per cui accetta la convivenza con gli uomini, dai più vicini ai più lontani, da quelli che naturalmente meriterebbero la sua considerazione a quelli che hanno fatto di tutto per esprimere odio nei suoi confronti.
Verso ogni uomo che viene in questo mondo l’atteggiamento è quello di un’incondizionata condivisione della vita, di un’accoglienza rinnovata, attraverso la quale l’accoglienza di Cristo si fa carne e sangue nella vita degli uomini. La misericordia dei cristiani infatti rende effettiva, storica, concreta, la grande misericordia di Cristo che altrimenti resterebbe al di là dello spazio e del tempo, confinata in un passato che non avrebbe più nessuna possibilità di mobilitazione.
Anche questo ci aspettiamo dall’anno giubilare: che la vita dei cristiani sia dominata soltanto dalla misericordia che non significa, in ogni caso, dimenticanza della legge e della giustizia ma infinito superamento della legge e della giustizia, che permangono nell’esperienza dell’uomo e della società come un fattore fondamentale di educazione.
+ Luigi Negri, Arcivescovo di Ferrara-Comacchio e Abate di Pomposa