Fonte: Bollettino AIM
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Chi conosce la storia dell’Inghilterra sa che Enrico VIII è stato celebre per le sue spose, per la sua rottura con Roma e per la sua decisione di sradicare la vita monastica. Tutti i protestanti hanno eliminato la vita monastica per diversi motivi teologici o morali, ma la sua eliminazione di fatto per Enrico VIII non conosce causa né teologica né morale.
Si era accorto che i monasteri e gli ordini religiosi costituivano la principale opposizione alla sua separazione dal Papa. Aveva anche bisogno del denaro che avrebbe potuto procurargli la vendita delle proprietà monastiche e pensava che avrebbe potuto ottenere il sostegno dei nobili laici vendendo loro tali proprietà. Si è servito, per questo, dei servizi di Thomas Cromwell e in pochi anni, tra il 1532 ed il 1540, una vita monastica fiorente era distrutta.
Passarono tre secoli prima del ritorno della vita religiosa nella Chiesa d’Inghilterra. Ancora oggi molti anglicani non sanno che c’è una vita religiosa anglicana.
Tuttavia, nel 19° secolo, si nota un riapparire dello spirito cattolico nella Chiesa anglicana, più comunemente detto “mouvement d’Oxford”, che diventerà poi il “Mouvement anglo-catholique. Gli anglicani hanno riscoperto una vita sacramentale nella sua totalità, una teologia rinnovata e solida della Chiesa ed una tradizione di preghiera che avevano attraversato i tempi. Tutto questo ha risvegliato in loro il desiderio di far rinascere la vita religiosa. Desideravano ritrovare una tradizione di preghiera in grado di permettere un accesso più grande, più generoso e più attirante a Dio e volevano donne ed uomini capaci di agire nei quartieri poveri delle città.
Le prime comunità anglicane – nate nel 1840 – furono composte di suore. Queste religiose dovettero dimostrare alla Chiesa che non erano né parassite né romantiche oziose. Si sono dunque inserite nel lavoro parrocchiale, nell’insegnamento, nelle opere infermieristiche e sociali. Contemporaneamente, cercavano di condurre uno stile di vita monastico, di indossare l’abito tradizionale delle religiose, di dire l’ufficio completo e di impegnarsi in una vita di preghiera. Imitavano così largamente le suore cattoliche romane. Alla fine del 19° secolo c’erano migliaia di suore anglicane. Per gli uomini, la vita religiosa ha ripreso con la fondazione della “Fraternité Saint-Jean l’Evangéliste”, nel 1865. Nel 1890 sono nate la “Fraternité de la Résurrection” e la “Fraternité-de-la-Mission-Sacrée”. Queste comunità di uomini erano essenzialmente composte da sacerdoti; assicurarono molte missioni e ritiri ed incominciarono un’attività missionaria nell’Africa del Sud ed in India. Nel 20° secolo più comunità francescane si sono riunite per formare la “Fraternité-Saint-François”.
Ugualmente nel 20° secolo, dopo alcuni tentativi non riusciti, è stata fondata la prima comunità benedettina: “Nasdom Abbey”[1]. Come per gli Ordini Cattolici Romani, gli anni dopo il Vaticano II (a cominciare dal 1962), hanno registrato una bassa percentuale nel numero dei monaci, dovendo i religiosi adattare il loro modo di vivere ad un mondo in cambiamento. Numerose comunità sono scomparse. È difficile prevedere cosa riserverà il futuro in questo campo, soprattutto in occidente.
Quando il movimento ecumenico ha abbattuto le barriere tra anglicani e cattolici, religiosi cattolici hanno cominciato a frequentare le comunità anglicane ed a dire: “Siete tutti monaci benedettini” (Salvo, certo, i francescani anglicani). “No, non lo siamo”, abbiamo risposto. “Sì, lo siete”. Ed avevano ragione… Si potrebbe dire che la vita benedettina è normale per la Chiesa anglicana e che la vita religiosa assume naturalmente questa forma. Da cosa dipende questo?
Innanzi tutto, quando l’arcivescovo Crammer ha ridotto l’ufficio romano nella versione anglicana della preghiera del mattino e della sera e l’ha reso obbligatorio per tutti i sacerdoti, ha creato una devozione anglicana basata sulle stesse letture, salmi e preghiere della tradizione monastica. Anche se semplificate, la struttura e la regolarità dell’Ufficio erano le stesse.
In seguito, ma solo in Inghilterra, c’è il fatto che la maggior parte delle cattedrali del tempo medievale erano monasteri benedettini. Così, quando è scomparsa la vita monastica, i capitoli delle cattedrali funzionavano in pratica come un capitolo di monastero. C’erano corali che cantavano l’Ufficio quotidiano; la vita quotidiana del culto vi è continuata ed è stata seguita bene dai laici. La lode liturgica di Dio è divenuta una delle caratteristiche più gloriose della Chiesa d’Inghilterra.
In terzo luogo, le due università di Cambridge e di Oxford erano in gran parte fondazioni religiose. Dopo la cacciata dei monaci, il personale ed i professori rimasti sul luogo erano, nella maggior parte, chierici celibatari. Vivendo in comunità con gli allievi, mangiando insieme, pregando insieme nei momenti di culto obbligatorio in cappella, essi si esercitavano nell’apprendistato della sobria vita benedettina. Non bisogna tuttavia idealizzare troppo la situazione perché ci sono stati molti abusi, molti casi di lassismo e molti di fallimento. Tuttavia, il principio è rimasto; e quando nel 19° secolo i fondatori della vita religiosa anglicana hanno cercato un modello, hanno riprodotto come naturalmente la vita dei loro collegi. Una vita comune, una preghiera comune ed una formazione solida possono considerarsi come la base del monachesimo benedettino.
Tutto è avvenuto così naturalmente che in gran parte è passato sotto silenzio. Ma quando la vita benedettina cattolica romana ha cominciato a rinnovarsi nel 20° secolo, e le due chiese si sono riavvicinate con l’ecumenismo, ci siamo resi conto perché Benedetto era tanto presente nella comunione anglicana: vi era rimasto da sempre!
Quali sono le differenze?
Il nostro monastero – la comunità della “Résurrection” – e la nostra Casa-Madre, nello Yorkshire, hanno fatto gemellaggio, dopo il Vaticano II, con l’abbazia benedettina “Saint-Matthias à Trèves”. La nostra amicizia ha continuato a crescere ed è divenuta estremamente importante dalle due parti.
Ci visitiamo a vicenda ed impariamo da una parte e dall’altra. I monaci di Trèves sviluppano un nuovo stile di vita monastica, fedele all’insegnamento di Benedetto e tuttavia molto impegnato nella vita della città.
Ci hanno dimostrato che la vita benedettina può comprendere diversi carismi, ciascuno con uno stile di vita in dialogo con la Regola originaria. Riconosciamo con onestà che per parecchi della nostra nostra comunità non è stato facile aderire all’identità benedettina ed essere totalmente integrati nella famiglia benedettina. Molti non ne sentivano la necessità. Parecchi temevano di subire cambiamenti inaccettabili, per se stessi o per i loro ministeri.
Sono occorsi circa vent’anni perché finissero i timori e nel 2018 abbiamo chiesto – ed ottenuto – di appartenere alla congregazione dell’Annunciazione.
Stiamo ancora cercando di capire cosa comporterà per la nostra vita comunitaria, ma alcuni punti si sono schiariti:
– Apparteniamo ad una grande famiglia e siamo in dialogo con una grande tradizione. Invece del mondo ristretto della vita religiosa anglicana e della sua piccola storia di meno di 200 anni, possiamo ora appoggiarci sulle enormi risorse di quindici secoli di vita benedettina.
– Un punto chiave riguarda la formazione. Insieme la formazione iniziale dei novizi e la formazione continua della comunità. In passato, i nuovi membri erano soprattutto sacerdoti ordinati formati nei seminari in modo quasi monastico.
Quelli che arrivavano come laici avevano normalmente una buona formazione nella vita di devozione anglo-cattolica. Bastava quindi formarli alla vita comunitaria ed alle nostre tradizioni. Se un tempo era così ( ma alcuni lo mettono in dubbio), non è più così oggi. Una grande parte della tradizione anglicana è scomparsa. Da noi arrivano persone che hanno poca formazione dal punto di vista della preghiera e della vita sacramentale. Dobbiamo quindi dare loro delle basi solide e fare scoprire un orientamento monastico. Le debolezze della nostra vita monastica sono chiarissime per alcuni di noi e dobbiamo affrontare la mancanza di formazione comune. È un problema che condividiamo con parecchie altre comunità benedettine.
– Abbiamo scoperto che la Regola di Benedetto non ci faceva uscire dalla realtà della vita cristiana per andare verso un mondo monastico “esotico” (come temevano alcuni), ma al contrario.
Tutto questo ci ha aiutato a scoprire che la vera base della nostra vita è che ciascuno viva quotidianamente con i fratelli e le sorelle che Dio gli ha dato e che accettare questo processo permette davvero di far crescere il popolo di Dio secondo la sua volontà. È vivere il Sermone della montagna che tutti i cristiani cercano di mettera in pratica.
Contemporaneamente, tutto questo ci ha aiutato a rivedere l’esercizio dei nostri ministeri per esercitarli in un contesto che permetta di integrarsi meglio con la vita monastica. Continuiamo l’insegnamento della teologia, a predicare nelle chiese, a fare i ritiri, a visitare l’Europa nei diversi scambi ecumenici, a lavorare nelle diverse chiese dello Zimbawe, dell’Africa del Sud, ed anche negli Stati Uniti. È molto per una piccola comunità che sta invecchiando, ma sembra andare bene e sembra pure che ci siano adesso dei giovani desiderosi di unirsi a noi. È la prova migliore che sta avvenendo qualcosa di buono!
Ecumenismo
Come anglicani abbiamo qualcosa da offrire al grande mondo benedettino? Forse, innanzi tutto il fatto stesso che siamo anglicani!
San Benedetto ha scritto la Regola prima che avvenissero i grandi scismi nella Chiesa; la vita benedettina si sviluppata in Europa ed in Inghilterra per oltre mille anni prima che la Riforma colpisse i cristiani in modo così tragico.
Tutti noi che seguiamo la Regola di san Benedetto siamo uniti da molti più aspetti di quanti ne siamo separati. Se riusciamo ad affrontare alcune fragilità che ancora ci dividono sarà un bel regalo per la Chiesa universale.
Ut omes unum sint – “che tutti siano uno”: in questo senso dobbiamo operare e non solo con la preghiera, ma vivendo insieme la Regola, rendiamo la nostra preghiera più vera.
Pregate per noi, fratelli e sorelle di san Benedetto!