Monasticism, Education and Formation Symposium

Monasticism, Education and Formation Symposium

di Chiara Tacchinardi

 

Si è concluso da pochi giorni il Monasticism, Education and Formation Symposium che si è svolto dall’8 all’11 Giugno presso il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo in Roma, con la partecipazione di numerosi studiosi provenienti da tutto il mondo e il coinvolgimento di personalità di spicco sia nel mondo della cultura che dell’educazione, non solo monastica, contemporanea, quali Rod Dreher, Michel van Parys e Andrea Monda. Come ci spiega in una breve intervista Padre Bernard Lukasz Sawicki OSB, direttore dei progetti straordinari dell’Ateneo e uno degli organizzatori di questo evento, “l’ispirazione di riflettere intorno al tema dell’educazione, nasce proprio da un’osservazione più profonda sull’attualità del monachesimo e la sua relazione coi cambiamenti in atto nella società. Il tema dell’educazione, della formazione e della cultura spirituale diventa anche il tema di una certa cultura umana di stare di vivere nel mondo, di pensare, di usare l’intelletto. In questo senso il monachesimo è inteso come uno stie, una possibilità di far crescere le persone e di farle vivere meglio nel mondo”. I Simposi monastici a Sant’Anselmo vantano una tradizione che dura dal 2001, quando il Decano della facoltà di teologia di allora ha pensato di celebrare il cinquantesimo anniversario di fondazione dell’Istituto monastico, un istituto per certi versi unico al mondo e uno dei fiori all’occhiello dell’Ateneo, non solo per quanto riguarda la formazione dei monaci, ma anche dei laici. Da allora gli eventi si sono tenuti in modo regolare ogni quattro anni, ma ciò che caratterizza le tre edizioni più recenti rispetto alle precedenti, dedicate a temi più classici e con un’organizzazione tematica che si rifaceva alle aree più tradizionali quali monachesimo orientale, benedettino e del dialogo inter-monastico religioso, è proprio l’attualità dei temi trattati, rinnovamento incoraggiato “dalla svolta culturale che stava operando Papa Francesco che parlava di povertà, di ecologia e proprio coniugando tutti questi temi e sulla scorta di essi, abbiamo pensato di confrontare il monachesimo con questi temi attuali” anche per quanto riguarda la platea dei partecipanti coinvolti ci spiega Padre Bernard “i primi Simposi erano abbastanza ermetici, vedevano solo la partecipazione dei monaci” poi la svolta significativa da quando lui, a capo dell’Istituto monastico come coordinatore ha “trovato giusto consultare diversi specialisti e studiosi dei temi monastici che non fossero necessariamente monaci e allargare così la riflessione, la discussione e lo studio a diversi ambienti e a persone diverse. Ogni call for papers è una domanda, una teoria, quindi il criterio è quello di trovare i temi monastici, per scoprire la forza e l’ispirazione che il monachesimo può dare ai nostri tempi”. Per capire meglio il delicato, ma interessante rapporto tra monachesimo educazione e attualità abbiamo rivolto a Padre Bernard alcune domande più precise.

IL FATTO DI VEDERE OGNI UOMO COME CREATURA DI DIO CHE RAPPORTO HA COL TEMA DELL’EDUCAZIONE?

Questa è la base, un orientamento che il mondo moderno sta perdendo perché a vera domanda è “a che cosa dobbiamo educare? che cosa vogliamo raggiungere dati tutti gli sviluppi della scienza?”. Quindi il monachesimo ci offre questa visione veramente verificata e integrale di uomo che è allo stesso tempo una creatura fisica corporea e spirituale, con le sue ispirazioni esistenziali, le debolezze, le paure, ma anche questo desiderio di crescere, di essere perfetto e l’ispirazione monastica chiama questo “ispirazione alla salvezza”; alla base vi è il vangelo ma allo stesso tempo bisogna tenere conto delle esperienze personali, degli sforzi spirituali, umani per vivere bene, in pace, tranquilli, felici e questo significa anche vivere bene con gli altri e trasformare il mondo, quindi l’educazione monastica ha questa multidimensionalità.

QUINDI IN QUESTO SENSO I MONACI SAREBBERO NECESSARI?

Non oserei dirlo, ma è una lezione da riscoprire, recuperare, anche quando parliamo di alcune sfide moderne; in alcune relazioni è stato molto chiaro che molte domande che ci si pongono oggi sono già state elaborate molti secoli fa.

TUTTI SONO MONACI?

Ognuno porta in sé un certo germe del monachesimo; autori come Evdokimow parlano di un certo monachesimo interiorizzato oppure, come Panikkar affermano che il monaco è l’archetipo dell’esistenza umana; ciascuno se vuole vivere in un certo equilibrio ed armonia col mondo deve riscoprire questo dentro di sé.

E SECONDO LA TRADIZIONE MONASTICA?

Ci sono tanti educatori, il problema è che oggi le persone non credono più in Dio; quindi questo è una sfida per il monachesimo che come dice San Benedetto è la ricerca del senso della vita della felicità dell’armonia è strada che prepara all’incontro con l’esperienza religiosa, con l’esperienza della fede.

SI PUÒ EDUCARE A CREDERE?

Educando alla vita onesta umana si arriva a Dio, ognuno ha questa apertura verso l’infinito, una capax dei come dicevano i padri; quindi come i monaci cercando un certo equilibrio, una certa tranquillità interiore, un’integrazione esistenziale, arriviamo alla verità essenziale per la fede. Come diceva sant’Agostino che aveva una certa esperienza monastica non possiamo essere quieti se non riposando in Dio. In questo senso il monaco mira sempre a questa realtà finale di ogni vita; se qualcuno cerca la vita felice, tranquilla, conduce una vita onesta, arriva a Lui. Abbiamo tante testimonianze di cercatori di Dio come S. Antonio, S. Agostino, ma anche persone laiche come Simone Weil, Etty Hillesum che cercano e trovano Dio come i monaci e le monache.

FARE FIORIRE MONASTICAMENTE IL SEME CHE É IN CIASCUNO DI NOI PUÒ ESSERE UN PARAGONE COL GIARDINO MISTICO?

Il monachesimo in sé è un’esperienza umana, ma l’esperienza umana vissuta fino in fondo è un’esperienza mistica, siamo stati creati con la capacità per vedere la bellezza godere l’amore, di vivere questi momenti estatici che oggi cerchiamo quasi forzatamente, in modo molto illusorio e sbagliato; ognuno è programmato per la vita mistica e monastica. Interessante che al Simposio abbiamo avuto una relazione in cui si dice che molti artisti avevano questa sensibilità monastica e mistica.

DA UN PUNTO DI VISTA PERSONALE CHE FUTURO VEDE PER QUESTO GENERE DI EDUCAZIONE MONASTICA?

Non è facile rispondere perché il mondo ha le sue tendenze, ma una certa determinazione e la convinzione delle persone che vivono questa realtà, la loro testimonianza può fare molto. Anche San Benedetto non pensava di cambiare l’Europa, ma faceva dei piccoli passi, era convinto era santo e voleva dare tutto il suo cuore: ora dopo secoli vediamo gli effetti. Gli effetti non dipendono da noi, dobbiamo seminare con tanta fatica, con tanta determinazione, poi per fortuna c’è Dio, che come dice San Paolo dà la crescita

Chiediamo infine a padre Bernard come, a parer suo, questo Simposio con questo tema possa influire sul futuro dell’istituto monastico, la sua risposta umile, ma allo stesso tempo ferma e pacata è la scintilla che tiene accesa la fiamma e rinvigorisce la speranza, è l’amore di carità che non smette di credere nell’uomo e di avere fiducia nell’opera di Dio “Spero coi contatti, attraverso le ispirazioni, la pubblicazione degli atti dei convegni e degli studi che ci permette di essere più conosciuti. Ma anche qui non è facile perché siamo un piccolo gruppo, fragile, ma questo è una goccia che ci permette di andare avanti e che ci dà un po’ di aria fresca.”

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