Sofonia 3,14-18;Isaia 12;Filippesi 4,4-7;Luca 3,10-18
La terza domenica Gaudete ci offre molte variazioni sul tema della gioia. Nella prima lettura (Sofonia) a quattro verbi che esprimono la gioia del popolo di Israele, corrispondono quattro verbi che dicono l’esultanza del Signore che trova nel popolo la sua gioia: una gioia condivisa, la gioia di un’alleanza rinnovata e ritrovata. Il brano apparentemente meno intonato al tema di fondo sembra il Vangelo che presenta una severa catechesi di Giovanni Battista rivolta a ogni categoria di persone e termina con l’annuncio del Battesimo in Spirito Santo e fuoco. Ma Luca conclude: “Con queste e altre esortazioni evangelizzava “…e Vangelo in senso proprio significa un buon annuncio, una lieta notizia. Luca esprime con maggior abbondanza di parole la buona notizia che in Marco era presentata così, sia da Giovanni Battista sia da Gesù: Convertitevi e credete (Giovanni Battista: Convertitevi e fate penitenza; Gesù: convertitevi e credete). I temi sono gli stessi della predicazione di Giovanni così com’è riferita da Luca: un cambiamento di vita fondato sulla realizzazione di un buon annuncio. In cosa consiste il cambiamento di vita? Collochiamo il nostro brano nel contesto del cap. 3 (3, 1-38). Si tratta della seconda parte del discorso che Giovanni rivolge alle folle. Nella prima parte si è rivolto alle folle in generale con un annuncio decisivo: ormai la scure è posta alla radice degli alberi (Cfr. Lc 13,6). Il poter trarre figli di Abramo dalle pietre che costeggiano il fiume dice due cose: l’identità degli ebrei, figli di Abramo, ma anche che questa identità non è garantita da un’appartenenza giuridica, ma da far frutti di conversione. Significa un passaggio dall’esteriorità (battesimo di acqua) all’interiorità (battesimo di fuoco).Da qui la domanda delle folle, dei pubblicani (esattori delle tasse, potere civile) e dei soldati (potere militare): Cosa dobbiamo fare? Giovanni suggerisce un comportamento alla portata di chiunque: condividere i beni, (At 2) non estorcere… Poi a tutti l’annuncio del battesimo di fuoco (Cfr. Lc 12,50). Le domande di chi si rivolge a Giovanni nascono da un interrogativo di fondo non detto: che questi sia il Messia? (La stessa domanda che porrà Giovanni dal suo carcere). Le esortazioni morali vanno a calare in questa silenziosa attesa che è il cuore del brano. Il cambiamento morale, la correzione del comportamento è motivata e messa in atto dall’attesa della venuta del Messia. Dal timore del giudizio (La scure alla radice)?Dalla gioia della Presenza? La seconda parte dell’annuncio di Giovanni che dice: Non sono io il Cristo, ma lo è un Altro che sta per venire, apre il popolo alla gioia: E’ l’annuncio dello Sposo di Israele. Il suo diniego di chinarsi e sciogliere il laccio è l’implicito riconoscimento che UNO solo ha questo diritto di riscatto nei confronti di Israele: il Cristo, l’Unto. Sciogliere il legaccio dei sandali significa rinunciare al proprio diritto di sposare una donna rimasta vedova e assicurarne la discendenza legittima. Da parte di Giovanni dire “Non sono io il Messia”. Equivale a dire l’Unico che ha il diritto di riscatto sul popolo di Israele è il suo legittimo Sposo Re e Messia. La gioia che sgorga dalla prossimità del Signore è un altro nome della fede. «Non è forse normale che la gioia abiti in noi allorché i nostri cuori ne contemplano o ne riscoprono, nella fede, i motivi fondamentali? … La gioia di essere cristiano, strettamente unito alla Chiesa, «nel Cristo», in stato di grazia con Dio, è davvero capace di riempire il cuore dell’uomo. Non è forse questa esultanza profonda che dà un accento sconvolgente al Mémorial di Pascal: «Gioia, gioia, gioia, pianti di gioia»? E vicinissimi a noi, quanti scrittori sanno esprimere in una forma nuova pensiamo per esempio a Georges Bernanos – questa gioia evangelica degli umili, che traspare dappertutto in un mondo che parla del silenzio di Dio!» (Paolo VI, Gaudete in Domino, 1975, Anno Santo) La seconda lettura descrive la persona rinnovata dall’attesa certa del Signore, dalla sua vicinanza. In essa Paolo ai Filippesi ripete l’annuncio della gioia cairete, che in greco è lo stesso verbo con cui l’angelo annuncia a Maria la nascita di Cristo: Rallegrati Maria. Le caratteristiche di chi ha accolto quest’ annuncio di gioia, annuncio sponsale, annuncio di fecondità, sono le stesse della Chiesa in preghiera (Atti) che attende il ritorno definitivo del Signore: la comunione dei beni, la preghiera, la letizia. Non angustiatevi, mh merimnate; è una delle dimensioni fondamentali della tradizione monastica assieme alla vigilanza e alla preghiera: è l’assenza di preoccupazioni non per irresponsabilità, ma perché si è fondati sull’unica cosa necessaria. La modestia o, in italiano, amabilità o epikeia, è l’atteggiamento di chi abbandona il rigore della giustizia punitiva, per la duttilità amabile e moderata. La fede diventa preghiera e tramuta ogni circostanza in umile farsi presente a Colui che è Presente, che viene e che verrà.