«Non anteporre nulla all’amore di Cristo» (RB 4)
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Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva:
“Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo”.
A [16] Passando lungo il mare della Galilea, ( protagonista e luogo)
B vide Simone e Andrea, fratello di Simone, (personaggi e lo sguardo di Gesù)
C mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. (il lavoro, l’identità sociale)
D [17] Gesù disse loro: “Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini”. (chiamata e promessa)
E [18] E subito, lasciate le reti, lo seguirono. (risposta immediata, manca l’obiezione )
A’ [19] Andando un poco oltre, (luogo, e il passare di Gesù)
B’ vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello (personaggi)
C’ mentre riassettavano le reti. (lavoro, che stanno concludendo)
D’ [20] Li chiamò. (chiamata)
E’ Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono. (risposta)
Confrontare con: 1 Re, 19-19, 21
Marco presenta i fatti in modo diverso da Giovanni. Ma si tratta della medesima sostanza: il passaggio dall’Antica alla Nuova Alleanza. Nel testo di Giovanni, il Battista indica l’Agnello e gli consegna i discepoli, attraverso questi gesti si opera il passaggio, la traditio… Nel testo di Marco Giovanni è ormai arrestato: la voce è stata silenziata, e il profeta ha smesso di percorrere il deserto e di attirare le folle. Ora tocca a Gesù. Giovanni ha consegnato o se stesso, ha preceduto il maestro fin nella morte indicandone il destino sacrificale, agnello, con l’immolazione della propria vita. Di fatti il testo non narra l’arresto di Giovanni, ma “dopo che fu arrestato” Μετὰ δὲ τὸ παραδοθῆναι (Mar 1,14) dopo essere stato consegnato, passivo che allude all’azione divina che regge il verbo, che regge l’azione. Il verbo è lo stesso che indica il tradimento di Gesù, la sua consegna agli uomini.
Anche Giovanni predica la conversione per il perdono. Gesù però dà alla parola perdono il suo contenuto pieno: il Vangelo, Giovanni propone un cambiamento di vita, Gesù annuncia una nuova buona notizia, Giovanni prepara, Gesù annuncia, e chiama. Giovanni annuncia l’arrivo di un altro, Gesù annuncia che il tempo è ormai compiuto, non c’è altro da aspettare. E adesso Gesù inizia una nuova creazione chiamando una coppia di fratelli…come dire: con Caino e Abele è andata male, riproviamo…ritentiamo la carta della fraternità.
Il brano di Mc 1. 14-20 è divisibile in due parti
14-15: inizi del ministero e predicazione di Gesù
16-20 chiamata di Simone e Andrea che proseguono lo stesso ministero di Gesù
Il secondo brano, strutturato su due scene parallele, narra la chiamata di questi quattro pescatori, due coppie di fratelli. Nel deserto le folle accorrevano da Giovanni, lungo il mare Gesù chiama i primi discepoli, sul monte ammaestra le folle.
Come sempre nel testo sacro i nomi dei chiamati sono significativi.
II: Simone (dall’ebraico Colui che ascolta) Andrea (Dal greco, forte, gagliardo, virile-) Giacomo (corrisponde all’ebraico Giacobbe, il soppiantatore) Giovanni (Ihwh fa misericordia); ma anche Gesù dice il suo nome …Quando dice: Faciam vos fieri…Significa Io farò che voi siate, io vi farò essere... Questo è ciò che noi troviamo nella prima rivelazione del Nome di Dio all’Esodo 3: “Io sono Colui che sono, Io farò ciò che farò – Io farò per te”(possibili traduzioni dall’ebraico) in particolare: Ehyeh asher ehyeh= io mi farò divenire per te…” E alla fine del Vangelo di Marco, ( Mc 16, 15), nella sua ultima parola in stile diretto Gesù mette il Nome dell’eterno…: Nel mio NOME…All’inizio e alla fine del Vangelo: il NOME.
Quali sono le caratteristiche di questa chiamata?
E’ un racconto di vocazione come tanti nell’Antico Testamento, ma vi è sottolineata la potenza della parola, e prima ancora dello sguardo di Gesù, il suo agire, la sua iniziativa, che risulta per questi quattro uomini intenti al loro lavoro, talmente affascinante da non potervi resistere; lasciano, infatti, non solo l’attività cui sono intenti, con tutta l’eventuale produzione, ma anche gli strumenti del loro lavoro (il che significa che non hanno delle riserve cui poter ritornare in caso di fallimento) e i legami familiari, il padre, che non è abbandonato a se stesso, ma all’aiuto dei lavoranti.
Il discepolato proposto da Gesù non è strutturato sul modello delle scuole rabbiniche in cui era il discepolo che si sceglieva il maestro e in cui l’insegnamento consisteva soprattutto nell’imparare (lamad) la Torah. Qui la Torah in persona, l’Alleanza con gli uomini nella Persona del Figlio chiama a sé, non a imparare, ma a coinvolgersi in una sequela, in una comunione di vita. Non offre loro un programma di governo, ma li coinvolge subito in una missione che è la stessa sua: radunare e condurre il nuovo popolo di Dio.
Nel Vangelo Gesù chiama dei pescatori a essere pescatori di uomini, a trasformarsi in pescatori di uomini e subito lo seguono.
E riguardo a questo fa molto sorridere il collegamento con la prima lettura di questa domenica.
Nella prima lettura, infatti, abbiamo un profeta recalcitrante alla chiamata che verrà alla fine ripescato da tre giorni passati nel ventre del pesce e che protesterà vivamente per i gusti del Dio che lo ha chiamato. Sembrano la chiamata e l’antichiamata. Gli apostoli pescano, Giona ripescato.
Sono forse le due facce del nostro modo di rispondere, la sequela, e la fuga, mentre rimane identicamente efficace e potente l’iniziativa di chi chiama.
(continua)