M.F. Righi, Lectio divina 5.a Domenica di Quaresima – A

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La Domenica di Lazzaro

 Gesù VITA

 

Qual è il contesto ampio dell’episodio di Gv 11? Proporrei di leggere dalla fine del cap. 10 che fa da inclusione al cap. 12, 11 dopo la cena di Betania in questo modo l’ultima menzione di Lazzaro chiude il racconto e si passa al libro della gloria: il segno scompare. Provando a leggere così inoltre gli episodi si corrispondono simmetricamente, di modo che non è incoerente iniziare e finire con Betania, Maria stessa, che altrimenti avrebbe una parte abbastanza incolore, riprende il suo vero posto di discepola ai piedi del maestro, anzi i due atti di fede delle sorelle, uno a parole, l’altro con il gesto dell’adorazione, possono essere letti (e di fatto sono così anche dipinti sulle icone della Risurrezione di Lazzaro) come due momenti successivi di un unico atto di fede, che Lazzaro esprime uscendo dal sepolcro, Marta con le parole, Maria con l’adorazione.

La risurrezione di Lazzaro (Colui che Dio aiuta) è l’ultimo il settimo dei segni compiuti da Gesù e scatena un dramma. Con questo si chiude il libro dei segni e si apre il libro della Passione Risurrezione. Lazzaro tace, non dice una sola parola, è completamente MUTO: è davvero il personaggio principale? Certamente il personaggio principale è Gesù ma Lazzaro, come il cieco è figura dell’umanità che Gesù ama e per la quale dà se stesso, va egli stesso incontro alla morte. Gesù va in Giudea dove sapeva che lo avrebbero ucciso e dà la sua vita per salvare quella di Lazzaro. E’ figura dell’umanità anche proprio perché rappresenta la condizione del peccato nei suoi effetti ultimi: la morte; il legame dalle strettezze della morte, muto, non si muove, non dà segni di vita. E’ toccato da quella che Kirkegaard chiama: la malattia mortale: è preso dalle angosce della morte fino a puzzare!

Gesù si muove dopo due giorni: perché? Perché il terzo giorno, come a Cana, come a Pasqua, è il giorno della manifestazione della Gloria di Dio e la malattia di Lazzaro è per la gloria di Dio.

Romano il Melode aggiunge: perché così mette alla prova l’amore di Marta e Maria: un amore che non defletta nell’attesa, che persevera e non è incostante, dunque la loro fede viene premiata

Marta è nominata sette volte, e nel racconto la domanda di Gesù a lei: “Credi tu questo?”.
Gli rispose: “Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo”, 
è il vertice del racconto, la confessione di fede. Dunque è Marta la perfetta discepola che è proposta alla nostra imitazione. Passa dal desiderio della semplice presenza fisica di Gesù a confessare la fede in Lui. Passa dal SAPERE al CREDERE. SO che mio fratello..IO CREDO

Maria Colei che aveva unto Gesù sembra più in ombra, prostrata dal dolore, tanto da non andare nemmeno incontro a Gesù se non sollecitata

I Giudei, si sa che vogliono far morire Gesù (v. 8), condividono il lutto delle sorelle (19), sono associati al lutto di Marta (31 e 33), interpretano le lacrime di Gesù (36), alcuni credono (45) altri denunciano (46) e infine (47- 54) decidono di uccidere Gesù.

Gesù è chiamato Signore, (2.3.21.32.34), Rabbi, (8), Cristo Figlio di Dio (27), Maestro (28.)

Figlio di Dio (4 e 42) Risurrezione e Vita (25): sono sette titoli che dicono la sua piena divinità

…Nel solo episodio della risurrezione di Lazzaro il nome di Gesù è ripetuto 22 volte, tante quante sono le sillabe dell’alfabeto ebraico, con le quali Dio ha creato il mondo !!! E’ il creatore nuovamente all’opera, il Signore della Vita: è pienamente uomo: piange, si commuove, freme, ma è pienamente Dio:

 

Sulla tua Parola tre fra i morti hanno visto la luce

La figlia del capo, il figlio della vedova

E Lazzaro uscito dalla tomba quasi in stato di decomposizione

Fa’ che io sia il quarto!”

Gregorio di Nazianzo!

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