«Penso anche alla figura di Etty Hillesum, una giovane olandese di origine ebraica che morirà ad Auschwitz. Inizialmente lontana da Dio, lo scopre guardando in profondità dentro sé stessa e scrive: “Un pozzo molto profondo è dentro di me. E Dio c’è in quel pozzo. Talvolta mi riesce di raggiungerlo, più spesso pietra e sabbia lo coprono: allora Dio è sepolto. Bisogna di nuovo che lo dissotterri” (Diario, 97). Nella sua vita dispersa e inquieta, ritrova Dio proprio in mezzo alla grande tragedia del Novecento, la Shoah. Questa giovane fragile e insoddisfatta, trasfigurata dalla fede, si trasforma in una donna piena di amore e di pace interiore, capace di affermare: “Vivo costantemente in intimità con Dio”» (Benedetto XVI, Udienza generale 13 febbraio 2013).
Introduzione
Etty è una giovane donna, intensa e passionale. Legge Rilke, Dostoevskij e Jung. Interessata alla politica. È ebrea, ma non osservante. I temi religiosi la attirano, e talvolta ne parla. La sua breve vita termina ad Auschwitz nel dicembre 1943, lasciando un diario e alcune lettere nel mondo. «Diario 1941-1943», è l’unica fonte esistente su Etty Hillesum (1914-1943) che ci riporta il paesaggio mutevole del suo mondo interiore. I suoi scritti ci rivelano la sua evoluzione che la porta a lasciare progressivamente una vita abbastanza caotica per una vita di unione con Dio e del dono di sé. Etty capisce che «l’amore è l’unica soluzione» e vuole «essere un balsamo su tante piaghe» e «accompagnare Dio in quelle tenebre». La sua drammatica vita viene illuminata recentemente riguardo alle testimonianze dei sopravvissuti allo sterminio nazista. Infatti, il Diario è stato pubblicato solo nel 1981. Riflettendo le sue opere, vorrei sentire la risonanza dalla sua preziosa esperienza mistica, che servirebbe a noi che viviamo l’epoca digitale, troppe connessioni in rete, ma meno condivisioni, quindi assettata di una vera unione con gli altri.
Il punto di partenza dell’itinerario interiore
Etty iniziò il suo diario il 9 marzo 1941, quando i tedeschi avevano occupato i Paesi Bassi per quasi un anno. Tuttavia, non è la guerra che sembra averla spinta a scrivere. Una passione per la psicologia analitica junghiana l’attirava, perché aveva l’esigenza di cecare una terapia per alleviare il proprio «caos interiore» e le sue frequenti emicranie. Etty incontrò lo psicochirologo tedesco, Julius Spier (1887-1942), allievo di Car Gusta Jung, che le consigliò una serie di esercizi fisici da praticare tutte le mattine e di dedicarsi alla scrittura diaristica, come attività di sostegno terapeutico, una pratica di moda tutt’oggi e conosciuta col termine «Journaling». Lo sfondo delle sue difficoltà psicologiche probabilmente potrebbe essere incorniciato nel suo rapporto familiare.
Etty Hillesum è nata il 15 gennaio 1914 a Middelburg nei Paesi Basi da una famiglia della borghesia intellettuale ebraica. Suo padre, Levie Hillesum, insegnava lingue classiche ed era preside di un liceo. Viene descritto come un uomo basso, silenzioso e schivo, un erudito stoico, ma ricco d’umorismo. Pur nutrendo interesse per l’ebraismo, lavorava anche di sabato. La madre Riva Hillesum-Bernstein, di origine russa, trasferitasi in Olanda per evitare le violenze antisemite, era insegnante di lingua russa. Viene descritta come una donna continuamente impegnata, caotica, estroversa e dal carattere dominante. Etty inizialmente aveva un rapporto conflittuale con la madre, anche se la situazione sembrava essere migliorata proprio durante la permanenza nel campo di transito di Westerbork, dove venivano raggruppati gli ebrei e gli zingari olandesi prima del trasferimento finale nei lager nazisti, avvenuta nel giugno del 1943. Oltre a Etty, Riva aveva due figli. Uno era Jaap, nato nel 1916, che era intelligente, ma psichicamente labile; perciò, era stato ricoverato diverse volte in istituti psichiatrici. Aveva studiato medicina e aveva lavorato come assistente nell’ospedale per gli ebrei durante guerra. L’altro era Mischa, nato nel 1920. Da bambino aveva uno straordinario talento musicale, e si dedicava allo studio del pianoforte. Come suo fratello, anche lui soffriva tanto di problemi psichici ed era stato sottoposto a un trattamento per schizofrenici.
Il Diario, 1941-1943
L’incontro con Spier ha influito su molti piani, anche su quello spirituale. Il lavorio del rendere leggibili i pensieri, i sentimenti e le emozioni attraverso la scrittura, la costringe a mettere ordine nel groviglio a volte tempestoso dei propri problemi, a fare un po’ di luce nel conflitto con i genitori, a mettere a fuoco la difficoltà di vivere. Molto probabilmente Etty si è avvicinata alla lettura del Nuovo Testamento o a quella dei mistici come Tommaso da Kempis o Meister Eckhart, o alle Confessioni di sant’Agostino, proprio grazie a Spier. In particolare, la spinse alla lettura di St. Agostino d’Ippona che influenzò la sua personale considerazione di responsabilità etica e la sua crescente passione religiosa poco percepibile nelle prime pagine del memoriale, ma sempre più chiara e potente nei quaderni finali. L’espressione agostiniana «Deus interior intimo meo», infatti, è molto vicina al Dio intimistico della giovane Etty.
Già dagli anni Trenta Etty leggeva autori come Rainer Maria Rilke (1875-1926) e Fëdor Dostoevskij (1821-1881), ma sotto l’influsso di Spier, anche l’opera di questi scrittori cominciò ad acquistare per lei un significato più profondo. Un posto particolare spetta a Rainer Maria Rilke, l’autore che nella vita di Etty ha avuto un ruolo fondamentale: in tutti i quaderni del suo diario e anche nelle lettere incontriamo continui riferimenti al poeta austriaco. Etty sente innanzitutto una profonda consonanza tra sé e il poeta, soprattutto è colpita dalla sua capacità di trovare le parole giuste, proprio quelle e non altre, per esprimere complessi stati d’animo. … (segue)