«Quando sarai convertito, conferma i tuoi fratelli». Questa risposta di Gesù a Pietro può sembrare molto strana, soprattutto se consideriamo che Pietro fu uno tra i primi a lasciare tutto per seguire Gesù. Pietro aveva l’impressione di essere già convertito e di aver scelto di seguire il Signore. Egli pensava, come noi, che basta un «sì» per essere veramente discepolo del Signore. Però, la parola di Gesù sembra suggerire qualcosa di diverso, come se una seconda conversione fosse necessaria, non solo per Pietro, ma anche per gli altri discepoli. Difatti, Pietro sarà chiamato dopo a «confermare» i suoi fratelli.
Per capire la passione di Gesù, ci vuole, dunque, una seconda conversione. La parola greca del Nuovo Testamento esprime l’idea di un ritorno molto simile a quello del figlio prodigo o dell’uomo e della donna al paradiso di Dio. Attraverso la passione di Cristo, l’umanità riprende il cammino per ritornare verso il Padre, seguendo il Figlio di Dio nella sua Pasqua. A Gesù, non interessano i regni di questo mondo, il potere di questo mondo. Non è venuto per dominare come i re della terra, ma per servire. Gesù vuole comunicare ai suoi discepoli il desiderio del regno di Dio, della vita con il Padre.
E questo, per gli apostoli, rappresenta una vera conversione, una seconda conversione. Speravano ancora in una vittoria di Gesù e in un regno terreno. Per questo litigavano sempre per sapere chi sarebbe il primo tra loro. Avevano bisogno di sperimentare la passione e la morte di Gesù per capire che questo regno, questo dominio, non era di quaggiù.
Questa seconda conversione, dobbiamo viverla anche noi. Difatti, spesso aspettiamo di essere esauditi e di ricevere la ricompensa della nostra fede quaggiù, in questo mondo. E quando ci accorgiamo che non funziona così, quando vediamo che più spesso vincono i violenti e i potenti di questo mondo, anche noi siamo tentati, come i discepoli durante la passione, di fuggire, di salvare la faccia, di rinunciare a seguire Gesù. Le nostre scelte non hanno più senso. Ci sentiamo abbandonati e umiliati. A questo punto, anche noi abbiamo bisogno di una seconda conversione. Abbiamo bisogno di essere confermati nella nostra fede.
La caduta di Pietro e il suo ritorno sono le primizie di tutte le cadute e di tutte le seconde conversioni vissute nella Chiesa, fin dal primo momento. E la passione è il passaggio obbligatorio, perché la nostra fede non sia solo la fede in Cristo, ma diventi anche la fede di Cristo. Abbiamo bisogno di questo passaggio, di questa Pasqua per condividere, nel modo più intimo, il suo desiderio di ritornare al Padre, di vedere il Padre e di rimanere con Lui. Questa seconda conversione, questa conversione nella conversione, suppone una scoperta particolare, una esperienza singolare, un dono che viene dall’alto. Al momento giusto per noi, il Signore ci farà passare dalla logica di questo mondo a questa vita nello Spirito che non dipende da noi. La passione di Cristo non è la fine, ma l’inizio di una nuova avventura, di una nuova presenza, di una nuova vita. Ma questo passaggio si fa sempre attraverso la notte e la solitudine di Getsemani.