J. Otero, Roberto, Alberico e Stefano i tre fondatori di Citeaux

1.      CAPTATIO

“Difficile, per non dire impossibile, scrivere una biografia dei fondatori di Citeaux. I dati trasmessi dai documenti contemporanei sono insufficienti per avere un’idea esatta e quasi completa del loro curriculum vitae e delle loro attività

Quest’affermazione appartiene a Jean-Baptiste Van-Damme, ocso, nel suo libro “I tre fondatori di Citeaux”  (Pain de Citeaux, 1966, e anche nella edizione spagnola 1998) e continua ad essere valida fino ad oggi. Sebbene esista uno studio di P. Masoliver (1984) e i lavori di Michael Casey, insieme al corso Exordium e i lavori di Jacona 94, dove si trovano altre interpretazioni dei dati. Perciò la domanda programmatica è questa: come fare una presentazione dei nostri fondatori alle nuove generazioni?

2.      UNA BIOGRAFIA SPIRITUALE

Lo stesso Van Damme si contraddice, perché chiama il suo scritto una “biografia”. Anche se è vero che non possiamo scrivere una biografia come si fa adesso, possiamo fare sì una lettura spirituale dei dati per celebrare oggi i nostri fondatori, rileggendo il passato per proiettarci profeticamente verso il futuro.

Tra le tante che abbiamo, ho scelto queste due fonti: l’edizione commemorativa nel centenario di Citeaux (1999) dell’Exordium Magnum di Corrado di Eberbach (ed. Rivista Cistercium, Spagna), e l’edizione dei Dialoghi dei miracoli di Cesareo di Heisterbach (ed. Monte Casino, Spagna, 1998). La prima la adoperiamo questo anno (Exordium Magnum)9 però la seconda (Dialoghi dei miracoli) la vedremo l’anno prossimo, se continuiamo a camminare assieme.

3.      EXORDIUM MAGNUM DI CORRADO DI EBERBACH

L’Exordium magnum è una compilazione agiografica della fine del secolo XII e principi del secolo XIII (1193- 1221) di Corrado di Eberbach, monaco di Citeaux e dopo Abate di Eberbach, dove si presentano storie aureolate, con tante visioni e miracoli. Parecchi di questi racconti ci fanno pensare che il momento in cui è stato scritto appartiene alla seconda tappa di Chiaravalle, momento di grande espansione dell’Ordine, dove necessariamente si deve fare un adattamento alle culture, che produce un raffreddamento nel fervore iniziale, con l’apparizione di un allontanamento dall’ideale primitivo. Perciò un doppio scopo muove Corrado: 1. Trasmettere ai monaci com’è stata l’origine dell’Ordine, e 2. rifiutare le accuse di apostasia che i monaci neri facevano ai fondatori di Citeaux.

Il testo dell’Exordium è diviso in sei parti o Distinzioni. Le prime quattro Corrado le ha scritte quando ancora era Priore di Chiaravalle, e le altre due quando era Abate di Eberbach (pochi mesi + 1221). A noi interessa la prima Distinzione dove, iniziando da Gesù e la comunità primitiva degli apostoli, fa riferimento alle diverse maniere di vivere la vita cenobitica dell’oriente e dell’occidente monastico, fino ad arrivare a san Benedetto. Dopo di che presenta due abati benedettini – san Odone e il beato Ugo, tutti e due di Cluny – per arrivare a fare una presentazione degli inizi di Citeaux, la plantatio ordinis (1098-1134), per finire con la aetas aurea (1134- 1224) l’età d’oro, dove lo sviluppo dell’Ordine raggiunge il punto più alto.

Il tema centrale di tutta la prima parte è la penitenza, nel senso di fervore di vita, cosa che si va spegnendo poco a poco e alla quale si deve ritornare. Nella quarta Distinzione dice:

“… Davvero, anche noi, che in questi ultimi tempi nei quali con il raffreddarsi ormai della carità, ha cominciato a subentrare dappertutto la tiepidezza e la negligenza, sentiamo e leggiamo queste cose, ci riscaldassimo a imitare il vigore di fervore e di devozione dei santi Padri!” (IV,20).

(Evidentemente il primo fervore è quest’amore incondizionato a Cristo, che ha portato i nostri Padri l lasciare tutto e seguire il Signore, anzi, non finiva lì, perché li ha riempiti del fervore della penitenza che li spingeva a progredire sempre di più.

4.      ROBERTO

Cominciamo con Roberto. Mi ha molto colpito la posizione presa da Michael Casey davanti al nostro Padre Fondatore perché, se la sua storia – come lui propone nel corso di Jacona – ci lo fa vedere come un uomo solita levitate, di leggerezza abituale, che lo porta a farfallare su tutti i fiori, noi saremmo il frutto di uno dei suoi voli. Invece, se come afferma Van Damme e il Grande Exordium, Roberto, oltre ad essere un santo canonizzato dalla Chiesa, dopo essere un ricercatore della volontà di Dio con tutto il suo essere, trova un gruppo di uomini che insieme cercano Dio, prende con loro l’avventura di Citeaux, al momento di ritornare per obbedienza a Molesmes, esprime la sincerità del suo cuore nella ricerca di Dio e la sottomissione a questa volontà manifestata nei suoi superiori.

Masoliviere raccoglie ed elabora questi dati facendoci scoprire la figura di Roberto come un uomo consacrato alla Vergine prima della sua nascita, come uno staretz che aveva tra i suoi discepoli lo stesso san Bruno di Colonia, e che – sebbene non possiamo considerarlo fondatore dell’Ordine – lui è il fondatore di Citeaux, perché senza di lui questo monastero non esisterebbe. Cesareo finisce il capitolo suoi fondatori dicendo così7:

“che questo rimanga per te ben chiaro, il fondatore del nostro Ordine (vita monastica) è lo Spirito Santo; quello che lo istituisce fu san Benedetto; e quello che l’ha riformato fu il venerabile abate Roberto”.

Perciò è chiaro il luogo che occupa Roberto.

5.      ALBERICO

Mi piacerebbe guardare l’impassibilità (apatheia) di Alberico, questo grande perfezionista, che si conserva in pace davanti agli studiosi che non si mettono d’accordo se fu messo a capo del Nuovo Monastero da Roberto prima del suo ritorno a Molesmes o se fu scelto dalla comunità. Personalmente credo che si dovrebbe integrare i due movimenti, comunque, qualunque sia la forma per la quale è arrivato ad essere il primo abate di Citeaux, ad ogni modo è lui l’amante della Regola e dei fratelli, e sarà lui che mette tutto in ordine perché niente contraddica lo spirito del Nuovo monastero.

Questo Priore di Molesmes e dopo di Citeaux, che diventerà il suo primo Abate, sarà quello che otterrà il Privilegium Romanum che ha messo Citeaux sotto la protezione pontificia, cui dobbiamo il colore del nostro abito monastico, e sarà quello che otterrà la piena indipendenza economica, in mezzo al trasloco e la costruzione del Nuovo Monastero, insieme alla consacrazione della chiesa8. Negli ultimi momenti, la sua vita non sarà stata facile, perche sebbene il monastero si stabiliva, però non si sviluppava, ed essendo lui la guida, tutti i detrattori lo facevano colpevole di tutti i problemi della nuova fondazione. Dice YExordio Pai”vo (16,2-5):

“Cera qualcosa che rattristava a quest’uomo di Dio… e anche ai suoi: il fatto che nessuno si univa a loro con voglia d’imitarli. Questi santi uomini desideravano trasmettere ai loro successori il tesoro delle loro virtù che, per grazia divina, avevano trovato per la salvezza di tanti; ma quasi tutti, conosciuta l’insolita e inaudita asprezza della loro vita, si affrettavano ad allontanarsi da loro in corpo e anima più che avvicinarli, perciò dubitavano sempre della loro perseveranza; però la misericordia divina, che aveva ispirato questa milizia spirituale, non cessò di stenderla e perfezionarla nobilmente per profitto di tanti, come potremmo vedere più avanti.”

6.      STEFANO

Stefano, priore sotto l’abbaziato di Alberico, portò avanti la ricerca della volontà di Dio fmo alle ultime conseguenze. E l’uomo dello sviluppo, quello che ha ricevuto Bernardo con i suoi compagni, quello che fondò le prime case e quello che scrisse la Carta di Carità. Chi ha voglia di approfondire di più, può leggere la pagina 128 del corso de Jacona. Io invece vorrei fermarmi in un punto importante per quello che sto condividendo.

Secondo Dom Lekai, riceve un’abbazia e lascia un Ordine, con un programma chiaramente formulato, con una solida strutturazione giuridica, e anche in un processo espansivo senza precedenza.

Stefano, mai ha dimenticato che quando era giovane – essendo oblato – lasciò il monastero benedettino inglese per recarsi a Francia, però ricevuta la grazia della conversione, fu fedele fino alla fine, e che dopo aver conosciuto Camaldoli e Vallombrosa peregrinando verso Roma, si fermò a Molesmes e lì si stabilì, per entrare nell’avventura di Citeaux. Questo uomo era un erudito, che amava la letteratura, a cui Citeaux deve la recensione della Bibbia, la copia dei Mot alia di Job di san Gregorio Magno, come anche le miniature. La vita di quest’uomo non è stata facile. Oltre la carestia dal 1109 al 1111, e altri momenti importanti, alla fine della sua vita, anziano e cieco, ha dovuto sopportare il momento più forte della sua vita spirituale, e che lo presenta come un vero ricercatore della volontà di Dio.

Stefano era arrivato alla fine della sua vita, quasi ceco, voleva dedicarsi a Dio e prepararsi a ben morire, perciò decide di rinunciare al suo carico di Abate. Il capitolo XXXI àt\Y Exordium Magnum narra il fatto con molta prudenza per non divulgare elementi che toccano altre persone. Aggiungendo una prova tra l’altra, eleggono come il suo successore l’abate di Tre Fontanne, Guido, che era un uomo privilegiato, figlio spirituale di San Bernardo, e sembra che lo stesso Stefano lo presentò come candidato, però succede che…:

“Poco dopo la sua elezione, Guido dimostrò essere indigno del suo carico… la delusione e pena di Stefano era così grande…perché, quando all’inizio del suo mandato, Guido riceveva Vomaggio della figliale obbedienza dei suoi monaci, il servo di Dio, Stefano, vide in spirito venire su Guido uno spirito immondo che entrava dalla sua bocca. Appena un mese dopo si manifestò la sua disonestà, essendo poco dopo sradicato da radice del paradiso di Dio questa pianta spuria che non aveva stato piantata del Padre celeste

Il dolore di Stefano fu grande, magari perche lui stesso lo aveva raccomandato, al punto che è dovuto intervenire Bernardo per risolvere la situazione, eleggendo Reinaldo di Bar, monaco di Chiaravalle, abate fino a 1134. L’accaduto s’impresse molto in Stefano perche nella Carta Caritatis Prior appare una correzione prodotta da questa esperienza che Stefano ha dovuto sopportare, e che parla della profondità dell’accaduto.

7.      CONCLUSIONE

Bene, ci fermiamo qui e facciamo una sintesi e una conclusione. Abbiamo cominciato dicendo che non ci sono dati per fare una biografia dei nostri fondatori come si fa oggi, però abbiamo potuto presentare una biografia spirituale, nella quale c’è stato possibile capire meglio tutto quello che loro hanno vissuto nella loro ricerca della volontà di Dio. Roberto è il padre della riforma e della fondazione di Citeaux. Alberico è il primo abate, amante della Regola e dei fratelli, che mette tutto in ordine perche niente contraddica lo spirito della riforma. Stefano, l’uomo dello sviluppo, quel che ricevette Bernardo con i suoi compagni, che fondò le prime case e che scrisse la Carta di Carità. Tre fondamenti per una riforma della vita monastica benedettina che allunga i suoi rami fino a noi, e che ci spinge a vivere in accordo con la vocazione che abbiamo ricevuto e non come pagani travestiti di monaci.

Per celebrare degnamente i nostri padri, oltre a celebrare la loro festa come solennità non lavorabile, dobbiamo continuare a camminare nella Conversalo morum, che è il distintivo del nostro Ordine e per il quale i nostri padri hanno dato la vita.

Dio dal cielo si china sui figli dell’uomo per vedere se c’è un uomo saggio, uno che cerchi Dio (Sai 52,3), e quando lo trova, l’attira verso di Lui per farlo diventare un ‘offerta permanente. Lo stesso Signore che ci ha dato la grazia della vocazione, per mezzo dei nostri Fondatori e di Santa Maria, la Regina di Citeaux, ci conceda la grazia della perseveranza nella Conversatio morum della vita cenobitica, cioè nella vita fraterna in comunità, fino ad arrivare pariter insieme alla vita eterna.

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Mi è stato chiesto di raccontare una storia, quella che lega la nascita di una nuova esperienza monastica alla radice forte e solida della tradizione benedettina ed al “sogno” di radicalità di San Roberto di Molesme e dei suoi primi compagni che fondarono Citeaux. La Comunità monastica di Ruviano, in provincia di Caserta nella Diocesi di Alife-Caiazzo, nasce da due presbiteri della Chiesa di Napoli. Ordinato nel 1989, vivevo una felice esperienza presbiterale in una Parrocchia collinare di Napoli quale vicario. Lì a S. Teresa di Gesù Bambino, attraverso un’esperienza di primo annuncio della fede (si chiama proprio “L’Esperienza”) che avevo creato negli ultimi anni di seminario, avevo avuto la possibilità di vivere davvero una vita fraterna e di condivisione con tantissimi giovani e famiglie. La comprensione che avevamo (e abbiamo!) è che c’è bisogno di vere comunità di cristiani che vivano radicalmente l’Evangelo e possano essere luogo di umanizzazione e testimonianza che l’Evangelo è concretamente incarnabile e nella vita quotidiana e nella vita ecclesiale ...