Annunziate con voce di gioia
che risuoni ai confini della terra:
«Il Signore ha liberato il suo popolo», alleluia.
Cfr. Is 48, 20
LETTURA
Disponibilità di Paolo a morire per il Signore.
At 21, 8b-14
Lettura degli Atti degli Apostoli.
In quei giorni. Entrati nella casa di Filippo l’evangelista, che era uno dei Sette, restammo presso di lui. Egli aveva quattro figlie nubili, che avevano il dono della profezia. Eravamo qui da alcuni giorni, quando scese dalla Giudea un profeta di nome Àgabo. Egli venne da noi e, presa la cintura di Paolo, si legò i piedi e le mani e disse: «Questo dice lo Spirito Santo: l’uomo al quale appartiene questa cintura, i Giudei a Gerusalemme lo legheranno così e lo consegneranno nelle mani dei pagani». All’udire queste cose, noi e quelli del luogo pregavamo Paolo di non salire a Gerusalemme. Allora Paolo rispose: «Perché fate così, continuando a piangere e a spezzarmi il cuore? Io sono pronto non soltanto a essere legato, ma anche a morire a Gerusalemme per il nome del Signore Gesù». E poiché non si lasciava persuadere, smettemmo di insistere dicendo: «Sia fatta la volontà del Signore!».
SALMO RESPONSORIALE
R/. Nelle tue mani, Signore, è tutta la mia vita.
Sal 15 (16), 5-9. 11
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi:
la mia eredità è stupenda. R/.
Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare. R/.
Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro. R/.
Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra. R/.
EPISTOLA
Incoraggiati dalle mie catene, i fratelli annunciano senza timore la parola di Dio.
Fil 1, 8-14
Lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi.
Fratelli, Dio mi è testimone del vivo desiderio che nutro per tutti voi nell’amore di Cristo Gesù. E perciò prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento, perché possiate distinguere ciò che è meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di quel frutto di giustizia che si ottiene per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio.
Desidero che sappiate, fratelli, come le mie vicende si siano volte piuttosto per il progresso del Vangelo, al punto che, in tutto il palazzo del pretorio e dovunque, si sa che io sono prigioniero per Cristo. In tal modo la maggior parte dei fratelli nel Signore, incoraggiati dalle mie catene, ancor più ardiscono annunciare senza timore la Parola.
CANTO AL VANGELO
(Cfr. Gv 10, 14)
Alleluia, alleluia.
Io sono il buon pastore, dice il Signore;
conosco le mie pecore
e le mie pecore conoscono me.
Alleluia.
VANGELO
Io ho scelto voi. Rimanete nel mio amore.
Gv 15, 9-17
Lettura del Vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
PREGHIERA DEI FEDELI
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Fratelli e sorelle, concordi nella preghiera, eleviamo al Padre, nel nome di Gesù per noi crocifisso e risorto, le nostre umili suppliche.
Diciamo: Dona, Signore, pace e unità!
– Per la Chiesa, perché, con bontà e attenzione, sia sempre vicina ai più deboli ed emarginati e, con la parola e l’esempio, insegni ai suoi figli il servizio che nasce dall’amore vero: preghiamo. R.
– Per le famiglie, perché, nell’educazione dei giovani, sappiano suscitare e accompagnare la scelta coraggiosa di una vita totalmente donata a Dio e ai fratelli: preghiamo. R.
– Per noi, chiamati a testimoniare nella vita il mistero che celebriamo nella fede, perché, con coerenza e semplicità, sappiamo portare ai fratelli l’amore di Cristo e il suo dono di grazia: preghiamo. R.
COMMENTO AL VANGELO
S. AGOSTINO
Dal Commento al Vangelo di S. Giovanni 84,1
Dare la vita per gli amici.
Quanti ci accostiamo alla mensa del Signore, dove riceviamo il corpo e il sangue di colui che ha offerto la sua vita per noi, dobbiamo anche noi dare la vita per i fratelli.
Il Signore, fratelli carissimi, ha definito l’apice dell’amore, con cui dobbiamo amarci a vicenda, affermando: Nessuno può avere amore più grande che dare la vita per i suoi amici (Gv 15, 13). A quanto aveva detto prima: Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi (Gv 15, 12), aggiunge quanto avete appena ascoltato: Nessuno può avere amore più grande che dare la vita per i suoi amici. Ne consegue ciò che questo medesimo evangelista espone nella sua lettera: Allo stesso modo che Cristo diede per noi la sua vita, così anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli (1 Gv 3, 16), precisamente amandoci a vicenda come ci amò Cristo che diede la sua vita per noi. É quanto appunto si legge nei Proverbi di Salomone: Se ti siedi a mangiare con un potente, guarda e renditi conto di ciò che ti vien messo davanti, e, mentre stendi la mano, pensa che anche tu dovrai preparare qualcosa di simile (Prv 23, 1-2). Quale è la mensa del potente, se non quella in cui si riceve il corpo e il sangue di colui che ha dato la sua vita per noi? Che significa sedere a questa mensa, se non accostarvisi con umiltà? E che significa guardare e rendersi conto di ciò che vien presentato, se non prendere coscienza del dono che si riceve? E che vuol dire stendere la mano pensando che anche tu dovrai preparare qualcosa di simile, se non quel che ho detto sopra e cioè: come Cristo diede la sua vita per noi, così anche noi dobbiamo esser pronti a dare la nostra vita per i fratelli? É quello che dice anche l’apostolo Pietro: Cristo soffrì per noi, lasciandoci l’esempio, affinché seguiamo le sue orme (1 Pt 2, 21). Ecco cosa significa preparare altrettanto. E’ questo che hanno fatto i martiri con ardente amore; e se noi non vogliamo celebrare invano la loro memoria, e non vogliamo accostarci invano alla mensa del Signore, alla quale anch’essi sono stati saziati, è necessario che anche noi, come loro, ci prepariamo a ricambiare il dono ricevuto. Alla mensa del Signore, perciò, non commemoriamo i martiri nello stesso modo che commemoriamo quelli che riposano in pace; come se dovessimo pregare per loro, quando siamo noi che abbiamo bisogno delle loro preghiere onde poter seguire le loro orme, in quanto essi hanno realizzato quella carità, che il Signore definì la maggiore possibile. Essi infatti hanno dato ai loro fratelli la medesima testimonianza di amore che essi stessi avevano ricevuto alla mensa del Signore.
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