Rod Dreher, classe ‘67, americano, ortodosso, scrittore e critico cinematografico. Attualmente redattore del The American Conservative, ha al suo attivo collaborazioni con testate americane importanti quale quella del The Wall Street Journal. È autore di diversi libri tra cui, il notissimo “L’Opzione Benedetto”, proposta di creazione di una contro-cultura cristiana, fonte di diversi spunti per dare vita ad una discussione radicalmente innovativa sui temi fondamentali del nostro tempo. In questo libro Dreher richiama molti punti della Regola di San Benedetto (quali preghiera, sacrificio, lavoro, stabilità, comunità, equilibrio, ospitalità) come modello cui attingere per questa proposta contro-culturale. Lo abbiamo incontrato nell’ambito del Simposio Monasticism, Education and Formation Symposium che si è svolto dall’8 all’11 Giugno presso il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo in Roma e qui proponiamo la versione tradotta dell’intervista che ci ha generosamente rilasciato a margine di questo evento.
LEI HA PARTECIPATO AD UNA TAVOLA ROTONDA DURANTE IL SIMPOSIO “MONACHESIMO, EDUCAZIONE E FORMAZIONE” TENUTOSI QUI, A S’ANSELMO A ROMA. QUESTO DIBATTITO AVEVA COME TITOLO: “LA SOCIETÀ MODERNA HA BISOGNO DEI MONACI”? COSA HA RISPOSTO A QUESTA DOMANDA E COSA HA IMPARATO DA QUESTO DIBATTITO?
Ho risposto che sì, la società moderna ha bisogno di monaci. Ha bisogno di monaci perché i monaci sono un esempio vivente di ciò che significa vivere una vita di attenzione focalizzata su una cosa: la ricerca di Dio. Tutti noi cristiani siamo tenuti a vivere questa ricerca ogni giorno, ma noi che viviamo nel mondo siamo facilmente distratti. I monaci ci ricordano che dovremmo farlo e che è possibile farlo. Il mondo occupato frammenta la nostra attenzione, ma i monaci, con il loro esempio, ci mostrano che è possibile incontrare Dio solo quando la nostra attenzione è focalizzata. Questo, e noi focalizziamo la nostra attenzione attraverso il modo in cui viviamo – cioè, attraverso l’habitus che creiamo.
IL SIMPOSIO HA AVUTO LUOGO NELLA CAPITALE DELLA PATRIA DI SAN BENEDETTO. COME PERCEPISCE IL MONACHESIMO EUROPEO RISPETTO A QUELLO AMERICANO?
Non so molto del monachesimo americano. I monaci hanno una presenza così piccola nel nostro paesaggio religioso, purtroppo. Una cosa che amo del monachesimo europeo è che le sue radici sono molto profonde. È impossibile immaginare l’Europa senza monaci.
“THE BENEDICT OPTION” È STATO PUBBLICATO QUATTRO ANNI FA: COSA L’HA COLPITA DI PIÙ NELLA SUA RICEZIONE MONDIALE?
Due cose. In primo luogo, sono stato stupito di come il libro si sia venduto bene in Europa. Infatti, ho trovato molto più facile discutere i temi del libro con i cristiani europei, specialmente quelli giovani – in particolare, i cattolici sotto i quarant’anni. Ci sono un paio di ragioni per questo, penso. Per prima cosa, a differenza dei cristiani americani, i credenti europei non hanno bisogno di essere convinti della realtà della scristianizzazione. La vivono da diverse generazioni. In secondo luogo, se hai quarant’anni o meno e vai ancora a messa, non ti fai illusioni sul ruolo della Chiesa e dei cristiani nella vita pubblica europea. La generazione del Vaticano II si aggrappa ancora alle sue illusioni, ma voi no – e questo significa che state cercando un aiuto per cercare di capire come rimanere fedeli in una società ostile.
La seconda cosa che mi ha colpito di più è come così tante persone preferiscono ancora credere che il libro incoraggi i cristiani a ritirarsi completamente dalla società. Non dice affatto questo! Il libro dice piuttosto che se noi cristiani vogliamo vivere fedelmente nella società post-cristiana, dobbiamo attuare un ritiro limitato per rafforzare la nostra fede e le nostre comunità. Nel libro, io presento la comunità Tipi Loschi a San Benedetto del Tronto come una comunità ideale dell’Opzione Benedetto. Vivono proprio in mezzo alla città, ma hanno anche una vita comunitaria. Il desiderio di così tante persone di credere che “l’Opzione Benedetto” richieda un ritiro totale è davvero perverso. Faccio fatica a capirlo. La mia teoria è che molte persone abbiano paura del messaggio del libro, e di ciò con cui potrebbe metterle a confronto con le loro vite, così inventano un messaggio estremo per non doverlo prendere sul serio.
UNO DEI RELATORI DEL NOSTRO SIMPOSIO HA TROVATO MOLTE DELLE SUE IDEE VICINE ALL’INSEGNAMENTO DI PAPA FRANCESCO. COME POTREBBE COMMENTARE TALE INTERPRETAZIONE, SOPRATTUTTO ESSENDO ORTODOSSO
È insolito, perché ho concentrato la maggior parte della mia attenzione su Benedetto XVI, che è un mio eroe personale. Non conosco abbastanza l’insegnamento di Papa Francesco per commentare in modo informato. Ricordo che quando è uscito il libro, c’erano alcune persone in Vaticano che dicevano che l’Opzione Benedetto si opponeva a Papa Francesco. Questo è sciocco. In ogni caso, come cristiano ortodosso, ci sono così tanti punti comuni di credo e di interesse tra noi e i nostri fratelli cattolici, che mi fa piacere se i cattolici trovano nel mio lavoro risonanza con l’opera del Santo Padre.
VORREBBE AGGIUNGERE QUALCOSA OGGI, O MODIFICARE, LA TESI PRINCIPALE DI QUESTO LIBRO?
Da quando ho scritto il libro, l’ideologia di genere è diventata molto più prominente e potente nella vita pubblica. Se potessi riscrivere il libro, parlerei di più di ciò che la Chiesa insegna sull’uomo e sulla donna, e del perché l’ideologia gender è una minaccia così radicale alla persona umana. È andata anche più in là di quanto immaginassi, e ora sta frammentando la vita interiore e l’integrità mentale di così tanti giovani. Non capisco perché così tanti leader cristiani, di tutte le confessioni, rimangano così in silenzio su questa minaccia.
COME VEDE IL FUTURO DELLA SPIRITUALITÀ NEI PROSSIMI ANNI?
Beh, sono pessimista, ma anche speranzoso. Il mio libro più recente, “Non vivere nella menzogna”, che sarà pubblicato in Italia a settembre, prevede la probabilità di una persecuzione per i cristiani e l’ascesa di quello che io chiamo “totalitarismo morbido”. Allora perché sono fiducioso? Perché questo sarà un tempo di fare santi e testimoni. Il mio prossimo libro sarà sull’imparare a vedere la presenza di Dio attiva nel mondo – cioè, come riconquistare il senso che il mondo è incantato. Sono stato profondamente commosso l’anno scorso guardando il film di Andrei Tarkovsky del 1983 “Nostalghia”, che parla di uno scrittore russo che non può vedere o sentire Dio perché è così perso nella sua testa. La mia sensazione è che ci siano così tanti giovani nel mondo che sono alla disperata ricerca di un’esperienza mistica di Dio. Noi delle chiese antiche – cioè ortodosse e cattoliche – abbiamo così tanta saggezza da condividere su come possiamo imparare ad essere attenti alla presenza di Dio tra noi. Dobbiamo solo ricordare chi siamo.