III DOMENICA DOPO PENTECOSTE – C

Ogni epoca tramanda, o Dio, le tue opere
e proclama le tue gesta mirabili.
Dolce nella memoria
resta il ricordo della tua bontà
e l’esultanza per la tua giustizia.
Sal 144 (145), 4. 7

LETTURA
La caduta e la condanna. Eva, madre di tutti i viventi.
Gn 3, 1-20

SALMO RESPONSORIALE
R/. Il Signore è bontà e misericordia.
Sal 129 (130), 1-6

EPISTOLA
Per un solo uomo la condanna, per Uno solo la giustificazione.
Rm 5, 18-21

CANTO AL VANGELO
(Lc 1, 45)

VANGELO
Maria darà alla luce un figlio e questi salverà il popolo dai suoi peccati.
Mt 1, 20b-24b

PREGHIERA DEI FEDELI
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COMMENTO AL VANGELO

ATANASIO
De incarnat. Verbi, 8 s.

La cooperazione della natura umana alla redenzione

Per questo motivo il Verbo di Dio, incorporeo ed incorruttibile ed immateriale, si calò nella nostra dimensione, benché mai neppure prima ne sia stato lontano, dal momento che, unito com’è al Padre suo, non ha lasciato alcuna parte della creazione vuota di sé e riempie ogni cosa.

Il Verbo di Dio si degna cosí di venire e di manifestarsi a noi, in virtù della sua filantropia nei nostri confronti. Vedendo che gli esseri ragionevoli si perdono e che la corruzione della morte regna su di loro; vedendo che la minaccia formulata da Dio contro la trasgressione trova efficace realizzazione attraverso questa corruzione e che sarebbe assurdo che questa legge venisse violata prima ancora d’esser compiuta; vedendo come fosse disdicevole che le opere di cui egli era l’autore fossero distrutte; vedendo la soverchiante cattiveria degli uomini accrescersi pian piano ai danni di loro stessi e divenire intollerabile; vedendo che tutti gli uomini si rendevano schiavi della morte, il Signore ebbe pietà della nostra stirpe e si fece misericordioso nei rispetti della nostra debolezza. Volle rimediare alla nostra corruzione e non sopportò che la morte la spuntasse su di noi, affinché la sua creatura non perisse e l’opera compiuta dal Padre suo, nel creare gli uomini, non si dimostrasse inutile. Assunse dunque un corpo, ed un corpo che non è diverso dal nostro. Egli, infatti, non ha voluto semplicemente «trovarsi in un corpo», come non ha voluto unicamente «mostrarsi»: in quest’ultimo caso, altrimenti, avrebbe potuto realizzare questa teofania in un essere piú potente d’un uomo. Il Signore assume, invece, un corpo come il nostro, né si accontenta semplicemente di rivestirsene, ma vuole farlo nascendo da una vergine senza colpa né macchia, che non conosceva uomo, prendendo cosí un corpo puro e del tutto incontaminato da qualsiasi unione carnale. Benché onnipotente e demiurgo dell’universo, all’interno di questa vergine egli si edifica il proprio corpo come un tempio e, manifestandosi e dimorando in esso, se ne serve come d’uno strumento. Dal nostro genere, pertanto, il Signore acquista una natura analoga alla nostra e, allo stesso modo come tutti noi siamo condannati alla corruzione ed alla morte, non diversamente anch’egli, per il beneficio di tutti, consegna il proprio corpo alla morte, presentandolo al Padre; e tutto questo egli conduce a termine per filantropia.

In tal modo, dal momento che tutti muoiono in lui (cf.Rm 6,8), la legge della corruzione, diretta contro gli uomini, sarà infranta. Essa, infatti, dopo aver esercitato tutto il suo potere sul corpo del Signore, da quell’istante non sarà piú in grado di infierire sugli uomini, essendo ormai costoro simili a lui.

Il Verbo di Dio, pertanto, ripristina nell’incorruttibilità quegli uomini che erano divenuti nuovamente preda della corruzione. Appropriandosi d’un corpo, egli dona loro una nuova vita e li riscatta dalla morte. In virtù della grazia della risurrezione, il Signore fa sparire la morte lontano dagli uomini, come un fuscello di paglia distrutto nel fuoco.

Il Verbo, dunque, costatava che la corruzione degli uomini non poteva assolutamente esser cancellata, se non attraverso la morte. D’altronde, essendo immortale e figlio del Padre, non era possibile che il Verbo potesse morire. Pertanto egli si riveste di un corpo suscettibile di morire affinché, partecipando del Verbo che sta al di sopra di tutto, questo corpo sia in grado di morire per tutti e, d’altronde, grazie al Verbo che ha preso dimora in lui, rimanga incorruttibile e faccia ormai cessare in tutti, in virtù della risurrezione, la corruzione. Cosí, come nel sacrificio d’una vittima innocente, egli offre alla morte questo corpo, dopo essersene spontaneamente rivestito, e, tosto, fa sparire la morte in tutti i suoi simili, attraverso l’offerta d’una vittima somigliante a loro.

É giusto che il Verbo di Dio, superiore com’è a tutti, offrendo il suo tempio e lo strumento del suo corpo come prezzo del riscatto per tutti, paghi, con la sua morte, il nostro debito. Cosí, unito a tutti gli uomini attraverso un corpo simile al loro, il Figlio incorruttibile di Dio può a giusta ragione rivestire tutti gli uomini d’incorruttibilità, promettendo altresí loro la risurrezione. La corruzione stessa della morte, perciò, non ha piú alcun potere contro gli uomini, grazie al Verbo che dimora fra questi, in un corpo simile al loro.

Allorché un re illustre fa il suo ingresso in una grande città e prende dimora in una delle sue case, questa città si sente oltremodo onorata, né nemici né briganti, ormai, marceranno piú contro di essa per devastarla e vien fatta oggetto d’ogni attenzione per il fatto che il re risiede in una sola delle sue case. Cosí avviene anche al riguardo del re dell’universo: da quando egli è venuto nella nostra terra ed ha abitato un corpo simile al nostro, ogni iniziativa dei nemici contro gli uomini ha avuto termine e la corruzione della morte, che per lungo tempo aveva imperversato contro di essi, è scomparsa. Il genere umano sarebbe completamente perito, se il Figlio di Dio, signore dell’universo e salvatore, non fosse disceso a porre termine alla morte.

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