In Dio la mia salvezza e la mia gloria,
è il Dio della mia forza
e mia speranza è lui.
In lui sperate, voi tutti qui riuniti,
aprite il vostro cuore innanzi a Dio
perché è il Signore, è lui che ci soccorre.
Sal 61 (62), 8-9
LETTURA
Manderò un nuovo profeta.
Dt 6, 4a; 18, 9-22
Lettura del libro del Deuteronomio.
In quei giorni. Mosè disse: «Ascolta, Israele: Quando sarai entrato nella terra che il Signore, tuo Dio, sta per darti, non imparerai a commettere gli abomini di quelle nazioni. Non si trovi in mezzo a te chi fa passare per il fuoco il suo figlio o la sua figlia, né chi esercita la divinazione o il sortilegio o il presagio o la magia, né chi faccia incantesimi, né chi consulti i negromanti o gli indovini, né chi interroghi i morti, perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore. A causa di questi abomini, il Signore, tuo Dio, sta per scacciare quelle nazioni davanti a te. Tu sarai irreprensibile verso il Signore, tuo Dio, perché le nazioni, di cui tu vai ad occupare il paese, ascoltano gli indovini e gli incantatori, ma quanto a te, non così ti ha permesso il Signore, tuo Dio.
Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto. Avrai così quanto hai chiesto al Signore, tuo Dio, sull’Oreb, il giorno dell’assemblea, dicendo: “Che io non oda più la voce del Signore, mio Dio, e non veda più questo grande fuoco, perché non muoia”. Il Signore mi rispose: “Quello che hanno detto, va bene. Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto. Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire”. Forse potresti dire nel tuo cuore: “Come riconosceremo la parola che il Signore non ha detto?”. Quando il profeta parlerà in nome del Signore e la cosa non accadrà e non si realizzerà, quella parola non l’ha detta il Signore. Il profeta l’ha detta per presunzione. Non devi aver paura di lui».
SALMO RESPONSORIALE
R/. Salvaci, Signore, nostro Dio.
Sal 105 (106), 6-7c.43ab. 44-46
Abbiamo peccato con i nostri padri,
delitti e malvagità abbiamo commesso.
I nostri padri, in Egitto, non compresero le tue meraviglie,
non si ricordarono della grandezza del tuo amore. R/.
Molte volte li aveva liberati,
eppure si ostinarono nei loro progetti.
Ma egli vide la loro angustia,
quando udì il loro grido. R/.
Si ricordò della sua alleanza con loro
e si mosse a compassione, per il suo grande amore.
Li affidò alla misericordia
di quelli che li avevano deportati. R/.
EPISTOLA
Cristo, giusto e giustificatore, strumento di espiazione.
Rm 3, 21-26
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani.
Fratelli, ora, indipendentemente dalla Legge, si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla Legge e dai Profeti: giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. Infatti non c’è differenza, perché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, per mezzo della redenzione che è in Cristo Gesù. È lui che Dio ha stabilito apertamente come strumento di espiazione, per mezzo della fede, nel suo sangue, a manifestazione della sua giustizia per la remissione dei peccati passati mediante la clemenza di Dio, al fine di manifestare la sua giustizia nel tempo presente, così da risultare lui giusto e rendere giusto colui che si basa sulla fede in Gesù.
CANTO AL VANGELO
(Cfr. Gv 8, 46-47)
Gloria e lode a te, Cristo Signore!
Credete in me, dice il Signore;
chi è da Dio ascolta le parole di Dio.
Gloria e lode a te, Cristo Signore!
VANGELO
Abramo esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia.
Gv 8, 31-59
Lettura del Vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo. Il Signore Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. Per quale motivo non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alla mia parola. Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna. A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. Chi di voi può dimostrare che ho peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non ascoltate: perché non siete da Dio».
Gli risposero i Giudei: «Non abbiamo forse ragione di dire che tu sei un Samaritano e un indemoniato?». Rispose Gesù: «Io non sono indemoniato: io onoro il Padre mio, ma voi non onorate me. Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca, e giudica. In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.
PREGHIERA DEI FEDELI
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Fratelli e sorelle, con fede salda e incrollabile, rivolgiamo al “Dio di Abramo” le nostre suppliche perché, nel suo Figlio fatto uomo, ci guidi sulla strada della vera libertà.
Diciamo: Ascoltaci, Signore.
– Per la Chiesa, perché, in coerenza di vita, agisca sempre con verità per il bene dei fedeli: preghiamo. R.
– Per l’umanità intera, perché sappia camminare con rinnovato impegno nell’assidua ricerca della pace, della giustizia e della libertà: preghiamo. R.
– Per noi tutti, perché, “gratuitamente giustificati dalla grazia di Dio”, sappiamo essere testimoni liberi e coraggiosi del suo amore e della sua bontà: preghiamo. R.
COMMENTO AL VANGELO
A. FEUILLET
Da Il sacerdozio di Cristo e dei suoi ministri
La verità nella quale gli apostoli sono consacrati, l’abbiamo visto, è la rivelazione di Gesù Cristo e, in definitiva, la persona stessa del Cristo Rivelatore. Queste due asserzioni, “la Verità vi libererà” e “il Figlio libera” gli uomini, sono accostate da Gesù stesso nel discorso di Gv 8 (cf. vv.32.36); esse sono date da lui come equivalenti, sinonimia che non ha niente di tanto anormale dopo tutto quello che abbiamo detto più sopra. Bisogna leggere con attenzione questo capitolo VIII del quarto vangelo, per afferrare quello che Cristo Verità intende prima di tutto e soprattutto per liberare gli uomini, sia da sé, sia in seguito mediante i suoi rappresentanti.
La liberazione che Cristo porta agli uomini è prima di tutto e soprattutto la liberazione dal peccato, il grande nemico di Dio, e per ciò stesso, il grande nemico degli uomini, che solo rende gli uomini definitivamente schiavi. “Chiunque commette il peccato è schiavo del peccato” (8,34).
Sicuramente nel Vangelo stesso, altri aspetti della liberazione devono essere considerati. Cristo in effetti non è passato da indifferente di fronte alle miserie fisiche; ha avuto compassione di ogni miseria umana, ivi compresa la miseria corporale; ha guarito numerosi malati. Come dimenticare che è il messaggio evangelico quello che più ha contribuito a diffondere l’amore dei poveri e dei diseredati, e a dare agli uomini il senso della giustizia sociale? Ma è chiarissimo che la liberazione dalla sofferenza fisica, sotto qualunque forma si presenti, non è la principale agli occhi di Colui che è stato il grande Sofferente dell’umanità.
D’altronde il Cristo dei Vangeli non ha voluto assolutamente stabilire una dominazione teocratica terrestre, utilizzando per questo la violenza. Ci si ricorderà a questo proposito della terza tentazione del deserto (Mt 4,8-11; cf. Lc 4,5-8), del “date a Cesare quello che è di Cesare” (Mc 12,17 e paralleli), del rifiuto di Gesù di far cadere il fuoco dal cielo sui Samaritani ostili (Lc 12,54), del suo rifiuto di lasciarsi proclamare re (Gv 6,14), del suo ripudio di ogni resistenza al male con la forza (Lc 22,38; Mt 26,52), del proclama che la sua regalità non è di questo mondo (Gv 18,36).
Alcuni buoni autori aggiungono anche questa precisazione: nel corso del suo ministero pubblico Gesù ha dovuto lottare costantemente per rifiutare ogni compromesso con l’ideale politico-religioso degli Zeloti che predicavano la guerra santa e sognavano di porre fine con la forza alla dominazione romana.
Comunque sia di quest’ultima ipotesi, una cosa è certa: il fine essenziale perseguito da Cristo è sempre la liberazione spirituale dei suoi fratelli. La Chiesa primitiva l’ha capito bene, e ha camminato sulle tracce del suo Maestro. Quando il suo reclutamento spesso si faceva tra gli umili, perfino tra gli schiavi, essa non ha mai ordinato la rivolta. Ma essa portava un messaggio rivoluzionario, che doveva sopprimere la schiavitù: schiavi e padroni convertiti, sapevano che allo sguardo di Dio essi erano fratelli chiamati alla stessa divinizzazione.
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