LETTURA
Lettura del libro del Siracide 18, 1-2. 4-9a. 10-13 Colui che vive in eterno ha creato l’intero universo. / Il Signore soltanto è riconosciuto giusto. / A nessuno è possibile svelare le sue opere / e chi può esplorare le sue grandezze? / La potenza della sua maestà chi potrà misurarla? / Chi riuscirà a narrare le sue misericordie? / Non c’è nulla da togliere e nulla da aggiungere, / non è possibile scoprire le meraviglie del Signore. / Quando l’uomo ha finito, allora comincia, / quando si ferma, allora rimane perplesso. / Che cos’è l’uomo? A che cosa può servire? / Qual è il suo bene e qual è il suo male? / Quanto al numero dei giorni dell’uomo, cento anni sono già molti. / Come una goccia d’acqua nel mare e un granello di sabbia, / così questi pochi anni in un giorno dell’eternità. / Per questo il Signore è paziente verso di loro / ed effonde su di loro la sua misericordia. / Vede e sa che la loro sorte è penosa, / perciò abbonda nel perdono. / La misericordia dell’uomo riguarda il suo prossimo, / la misericordia del Signore ogni essere vivente.
SALMO
Sal 135 (136) Rendete grazie al Dio degli dèi,
perché il suo amore è per sempre.
Rendete grazie al Signore dei signori,
perché il suo amore è per sempre.
Lui solo ha compiuto grandi meraviglie,
perché il suo amore è per sempre. R./
Ha creato i cieli con sapienza,
perché il suo amore è per sempre.
Ha disteso la terra sulle acque,
perché il suo amore è per sempre.
Ha fatto le grandi luci:
perché il suo amore è per sempre. R./
Il sole, per governare il giorno,
perché il suo amore è per sempre.
La luna e le stelle, per governare la notte,
perché il suo amore è per sempre. R./
R. Rendete grazie al Signore, il suo amore è per sempre.
EPISTOLA
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani 8, 18-25 Fratelli, ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio. La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Nella speranza infatti siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se è visto, non è più oggetto di speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe sperarlo? Ma, se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza.
CANTO AL VANGELO
(Cfr. Mt 6, 26) Alleluia, alleluia.
Guardate gli uccelli del cielo, dice il Signore:
non raccolgono nei granai;
eppure il Padre vostro celeste li nutre.
Alleluia.
VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Matteo 6, 25-33 In quel tempo. Il Signore Gesù ammaestrava le folle dicendo: «Io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta».
PREGHIERA DEI FEDELI
Leggi Fratelli e sorelle, a Dio, che ha creato l’intero universo e tutto dispone secondo il suo disegno d’amore, eleviamo fiduciosi le nostre invocazioni.
Ascoltaci, Signore!
- Per la Chiesa, perché, rinvigorita dalla parola di Gesù, promuova la ricerca e l’edificazione del regno di Dio: preghiamo. R.
- Per i governanti, perché favoriscano il bene comune e la giustizia, mettendo a disposizione di tutti le risorse del creato: preghiamo. R.
- Per noi, perché, nella bellezza dei doni della creazione, sappiamo riconoscere la presenza costante e premurosa del Signore: preghiamo. R.
COMMENTO AL VANGELO
TERTULLIANO
La preghiera 6,1-4
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
Con quale finezza la divina sapienza ha stabilito l’ordine della preghiera di modo che, dopo le cose celesti, cioè dopo il nome di Dio, la volontà di Dio e il regno di Dio, ci fosse posto anche per chiedere quanto riguarda i bisogni materiali. Difatti il Signore aveva detto: Cercate dapprima il Regno e allora queste cose vi saranno date in sovrappiù (Mt 6,33; Lc 12,31). Dovremmo tuttavia intendere piuttosto in senso spirituale il Dacci oggi il nostro pane quotidiano (Mt 6, 1). È Cristo, infatti, il nostro pane, perché Cristo è vita e anche il pane è vita. Il Signore ha detto: Io sono il pane di vita (Gv 6,35), e poco prima: Pane è la parola del Dio vivente, che è disceso dal cielo (Gv 6,33). Inoltre, poiché ha detto: Questo è il mio corpo (Mt 26,26), noi riteniamo che nel pane ci sia il suo corpo.
Pertanto, chiedendo il pane quotidiano domandiamo di poter vivere sempre in Cristo e di non essere mai separati dal suo corpo.
Se però interpretassimo queste parole in senso carnale — ed è permesso attribuire loro questo senso — , anche allora dobbiamo tener conto della dimensione religiosa e della disciplina spirituale. Il Signore, infatti, ci ordina di chiedere il pane come unica cosa necessaria ai credenti. Le altre cose le cercano i pagani (Mt 6,32). Questo insegnamento Gesù ce lo inculca con esempi e lo riprende nelle parabole, quando dice: “Forse il padre toglie il pane ai figli per darlo ai cani?” (cf. Mt 15,26). E ancora: A un figlio che chiede un pane si darà forse una pietra? (Mt 7 ,9). Ci mostrò in tal modo che cosa i figli attendono dal padre. Anche quel tale che bussava di notte non chiedeva altro che pane. A ragione, dunque, il Signore che aveva detto: Non preoccupatevi di ciò che mangerete domani (Mt 6,25; cf. Mt 6,34), aggiunge: Dacci oggi. A questo insegnamento applicò la parabola di quell’uomo che progettò l’ampliamento dei granai per conservare a lungo i frutti del suo raccolto mentre quella notte stessa stava per morire (cf. Lc 12,16-21).
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