II DOMENICA DI PASQUA – B

Il Signore guidò a libertà
il suo popolo nell’esultanza,
i suoi eletti con canti di gioia, alleluia.
Sal 104 (105), 43

LETTURA
Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti.
At 4, 8-24a
SALMO RESPONSORIALE
Sal 117 (118), 1-3. 22-23. 28-29
EPISTOLA
Siete stati sepolti con Cristo nel battesimo e con lui siete anche risorti.
Col 2, 8-15
CANTO AL VANGELO
(Gv 20, 29)
VANGELO
L’apparizione del Risorto nel cenacolo presente Tommaso.
Gv 20, 19-31
PREGHIERA DEI FEDELI
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COMMENTO AL VANGELO

SANT’AMBROGIO
Exp. in Luc., 10, 168-170

Le apparizioni agli apostoli

Qualcuno dirà: in che modo dunque Tommaso, quando ancora non credeva, toccò tuttavia Cristo? (Jn 20,27). Sembra però che egli dubitasse non della risurrezione del Signore ma del modo della risurrezione. Era necessario che egli mi istruisse toccandolo, come mi istruì anche Paolo: “Bisogna infatti che questa corruttibilità si rivesta d’incorruttibilità, e questo corpo mortale indossi l’immortalità” (1Co 15,53), in modo che creda l’incredulo e l’esitante non possa più dubitare. Più facilmente infatti crediamo quando vediamo. Tommaso ebbe motivo di stupirsi, quando vide che, essendo ogni porta chiusa, un corpo passava attraverso barriere impenetrabili ai corpi, senza danno alla sua struttura. Era fuori dell’ordinario che un corpo passasse attraverso corpi impenetrabili; senza che lo si avesse visto arrivare, eccolo visibile a tutti, facilmente palpabile, difficilmente riconoscibile.

Pertanto, turbati, i discepoli credevano di avere davanti un fantasma. Per questo il Signore, allo scopo di mostrarci il carattere della sua risurrezione, dice: “Toccate e vedete, poiché uno spirito non ha carne ed ossa, come vedete che ho io” (Lc 24,39). Non è dunque per la sua natura incorporale, ma per le qualità particolari della sua risurrezione corporale che egli è potuto passare attraverso barriere di solito impenetrabili. È un corpo quello che si può toccare, un corpo quello che si può palpare. Ebbene è nel corpo che noi risuscitiamo; infatti “si semina un corpo carnale, e risorge un corpo spirituale” (1Co 15,44); uno è più sottile, l’altro più pesante, essendo reso tale dalle condizioni della sua terrestre debolezza.

Come potrebbe non essere un corpo questo, in cui restavano i segni delle ferite, le tracce delle cicatrici, che il Signore invita a toccare? Così facendo non solo conferma la fede, ma rende più viva la devozione: egli ha preferito portare in cielo le ferite ricevute per noi, non ha voluto cancellarle, per mostrare a Dio Padre il prezzo della nostra libertà. È così che il Padre lo fa sedere alla sua destra, accogliendo i trofei della nostra salvezza; tali sono le testimonianze che la corona delle sue cicatrici mostra per noi.

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Dalla mia angoscia ho invocato il Signore
ed egli mi ha ascoltato.
Ho gridato dal fondo dell’abisso e tu, o Dio,
hai udito la mia voce.
So che tu sei un Dio clemente,
paziente e misericordioso,
e perdoni nostri peccati.
Gn 2, 3; 4, 2

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