Guillaume Jedrzejczak, Omelia per la Domenica delle Palme

Guillaume Jedrzejczak, Omelia per la Domenica delle Palme

Mt 21, 1-11; Is 50,4-7; Phil 2,6-11; Mt 26,14-27,66.

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            Che contrasto sorprendente, che abisso tra queste due realtà! Da una parte l’ingresso glorioso a Gerusalemme tra canti di festa e ringraziamenti, e dall’altra la tragica fine sulla croce al Golgota, in mezzo alle lacrime e alle grida di odio! Quale incomprensibile rifiuto! O piuttosto quale mistero insondabile tra la gloria e la Croce. Ma la gloria dell’ingresso trionfale verso Gerusalemme non era senza dubbio che una lontana prefigurazione della Gloria vera. E la morte di Gesù sulla Croce era il volto oscuro di tutt’altra realtà, inimmaginabile per coloro che ne erano allora i testimoni.

            Tra la gloria fittizia che viene dagli uomini e la Gloria vera donata dal Padre, c’è, per Gesù, quel doloroso cammino della Passione che abbiamo appena percorso con lui. Un cammino lungo il quale si rivela ciò che è nascosto nel profondo del cuore dell’uomo. Tra paura e tradimento, doppiezza e codardia, giochi di potere e finzione, Gesù va per la sua strada, senza fermarsi, senza cercare di convincere o di giustificarsi. Egli sa che la sua ora è venuta, che tutto è nelle mani del Padre, e che suo Padre lo ama fino alla fine! Se gli uomini lo abbandonano, se la folla che lo acclamava ieri si volta contro di lui e gli sputa in faccia, sa che Dio, Lui, rimane fedele.

            Quando il velo del Tempio si squarcia in due, dall’alto fino in basso, sono tutti i veli che mascherano la verità che così si trovano ormai strappati.  Si lacera dall’alto verso il basso, non dal basso verso l’alto, perché non è l’uomo che può capire e denunciare, ma è Dio che svela.  È Lui solo che si dona all’uomo e non l’uomo che può conquistare il cielo. Dall’alto verso il basso perché è abbassandosi, non trattenendo gelosamente il privilegio che lo eguagliava a Dio, lasciando la gloria vera, quella donatagli dal Padre da tutta l’eternità, che il Signore Gesù ci apre la via della salvezza. Un cammino in cui si sale in discesa, un cammino in cui si diventa veramente grandi abbassandosi, un cammino in cui si riceve la vita perdendo se stessi.

            Di questa altra logica, questa improbabile logica del regno, Gesù si è fatto nostro Maestro, nel corso di questi pochi anni trascorsi in mezzo ai suoi discepoli. Egli ci ha rivelato questa stupefacente umiltà di Dio che rovescia per sempre tutti i nostri modi di comprendere e di parlare di Dio. In Gesù la potenza si rivela nella debolezza, nella vita attraverso la morte. Ancora oggi, in un mondo in cui l’uomo pretende di prendere d’assalto la terra e il cielo, questa logica illumina con la sua folgorante bellezza tutta la storia umana, e le nostre storie personali. Perché anche noi siamo chiamati a scoprire come l’amore del Padre ci accompagna, nel cuore delle nostre più oscure agonie. Gesù ci rivela che non saremo mai più soli, qualunque cosa accada!

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Vedi anche

5.a Domenica di Quaresima – B

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Questo è quel chicco di grano che una
terra vergine e non arata ha prodotto.
Per l’immensa moltiplicazione di questo
chicco sono stati riempiti tutti i granai
della Chiesa. Da questo chicco di grano
si impasta quel pane, del quale il Signore
stesso dice: Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.
S. Bruno di Segni, Dal Commento a Giovanni II, 36