Guillaume Jedrzejczak, Omelia per la 4.a Domenica di Avvento – C

Guillaume Jedrzejczak, Omelia per la 4.a Domenica di Avvento – C

Mic 5, 1-4a; Eb 10, 5-10; Lc 1, 39-48.

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Fin dai primi momenti, fin dai primi giorni, la presenza di Gesù ha cambiato la vita non solo di Maria, ma anche di tutti quelli che le erano vicini. Maria non aveva detto niente. Neanche Giuseppe, il suo promesso sposo, lo sapeva! Però, da quando Maria portò Gesù nel suo grembo, questa presenza nascosta e segreta di Dio cominciò a trasformare il mondo. Anche se non si sapeva perché e se non si capiva come, la presenza del Verbo di Dio stava lavorando per cambiare la storia delle persone, delle famiglie e dei popoli. Il mondo viveva la più grande rivoluzione che è mai esistita sulla terra. Dio è venuto dimorare in mezzo a noi.

Di questa presenza nascosta, ha sentito per primo l’effetto il bambino nel seno di Elisabetta. La gioia di Elisabetta non è all’inizio la propria gioia, ma è la conseguenza della gioia di Giovanni. Dice difatti: “il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo”! Elisabetta è felice perché il suo figlio, non ancora nato, ha percepito la presenza di Gesù nel grembo di Maria. Fin dal seno materno, Giovanni è stato il precursore, il profeta della venuta di Gesù. E la sua gioia si trasmette attraverso la gioia di Elisabetta. Di gioia in gioia, la buona notizia della salvezza ha così cominciato il suo lavoro di trasformazione nel mondo.

Così, il messaggio di Natale è stato trasmesso, di persona in persona, attraverso l’esultanza di Giovanni, la gioia di Elisabetta, il Magnificat di Maria! Così si è trasmessa la fede, di generazione in generazione, nell’esultanza e nella fraternità nata dalla consapevolezza di far parte della catena di testimoni della gioia di Dio. Il cristianesimo non è prima una dottrina o delle norme di vita, ma è soprattutto trasmissione della gioia di Dio, della gioia dell’amore di Dio per l’umanità! Questa gioia non è solo un segno, ma è anche il contenuto stesso di questa rivelazione: “Dio ha tanto amato il mondo”, tanto amato ognuno di noi, “che ha dato il suo Figlio per noi”, per ognuno di noi!

Di questo dono meraviglioso del Padre Nostro per la nostra salvezza, San Paolo parlava nella seconda lettura! Non è solo il Padre che manda il Figlio suo prediletto, ma è anche il Figlio che dà la propria vita per noi. La fonte della gioia di Natale, la fonte del meravigliarsi di Maria e della gioia di Elisabetta è proprio nello scoprire questo dono straordinario che Dio ci fa, così, gratuitamente, per amore. Ci ha mandato il suo Figlio che si offre se stesso, “una volta per sempre”, per noi!

La gioia cristiana non viene dalla realizzazione di grandi progetti, nè dal numero o dalla ricchezza, ma viene dalla comunione con la gioia di Dio, nella gioia di Dio. Il Padre è così felice di ritrovarci che è pronto a dare il suo bene più prezioso per noi. E il Figlio è così lieto di ritrovare la pecorella smarrita, la dracma perduta, che sussulta di gioia nel grembo di Maria. In un certo modo, in questo brano del vangelo di Luca, assistiamo alla vera fine del mondo! Una fine in cui Dio ritrova l’uomo perché l’uomo ha ritrovato il sentiero della casa di Dio! La storia è finita! Tutto è ormai compiuto: sappiamo da dove veniamo e dove andiamo. E sappiamo che, sulla strada del ritorno, Dio ci aspetta, con le braccia largamente aperte!

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