Act 2,14.22b-33; Mt 28,8-15.
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“Non temete”, questo invito di Gesù alle donne, dopo l’incontro nel giardino della Risurrezione, vale ancora oggi per tutti noi. Questo timore, possiamo interpretarlo in diversi modi. Difatti potrebbe esprimere prima di tutto lo stupore di fronte all’incontro con qualcosa di inaspettato e incomprensibile. La risurrezione di Cristo ci fa sperimentare qualcosa di indicibile, un aspetto della realtà che non conosciamo, perché viene da Dio. È il timore che viene dall’incontro con Dio.
Però il timore può anche esprimere lo stupore davanti all’immensità dell’incarico. Come testimoniare? Come far capire agli altri e trasmettere questa esperienza così incredibile? Gesù, il Signore è risorto dai morti, e le donne hanno sperimentato, molto concretamente la sua presenza. Di fronte alla bellezza dell’esperienza, si diventa consapevoli della propria incapacità.
Ma c’è anche un terzo tipo di timore, che il vangelo sviluppa proprio a lungo nel brano che abbiamo ascoltato. Questo timore nasce dalla falsità e dalla menzogna del mondo che cerca sempre di svalutare o di annientare le cose più belle che viviamo. È il timore che la maldicenza e l’indifferenza possano convincere e vincere. E questo potrebbe spiegare lo scoraggiamento che si sente oggi molto nella Chiesa e nella nostra società contemporanea.
Perché, molto spesso, si potrebbe avere l’impressione che il messaggio di bontà, di verità e di bellezza che porta la Chiesa, attraverso l’annuncio della Risurrezione del Signore, non solo non viene ascoltato e capito, ma nemmeno interessa la gente. Come se il mondo e le sue vicende fossero diventati l’unico orizzonte di tante persone, che sono però brave e desiderose di vivere bene.
Però, Dio non abbandona mai le sue creature. Ci vuole tanto bene che non dobbiamo cedere alla paura e alla delusione. “Non temete”! Questa parola di Gesù alle donne risuona ancora attraverso i secoli come un incoraggiamento a perseverare, a perdonare, a vivere la nostra fede. Non importa se il mondo non accoglie apparentemente la testimonianza della Chiesa. Perché, anche se non si vede, Dio continua a lavorare nel più profondo del cuore dell’uomo! Abbiamo questa certezza che il Signore rimane con noi, fino alla fine del mondo.