Cronaca dell’evento all’Angelicum
Care Madri e sorelle,
Lo scorso mercoledì è arrivata una telefonata dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’ Unità dei Cristiani, con la richiesta a Madre Rosaria di avere una conferenza sulla Beata M Gabriella. Mi ha girato il compito di prendere contatti e così sono stata invitata alla “conferenza” del 12 febbraio organizzata dal Pontificio Consiglio e Patriarcato di Mosca all’ Angelicum.
Il convegno del 12 febbraio celebrava il 4° anniversario dell’ incontro all’ Avana tra Papa Francesco e il Patriarca di tutte le Russie Kirill avvenuto il 12 febbraio 2016.
I primi tre anniversari sono stati celebrati a Friburgo, con una riflessione sulla dichiarazione comune dell’ Avana, poi a Vienna sul martirio e l’impegno dei cristiani in Medio Oriente, lo spopolamento dell’area e poi a Mosca sul fine vita e la dignità del malato. L’incontro è stato presieduto dal cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, e dal Metropolita Hilarion, capo del Dipartimento Relazioni Estere del Patriarcato di Mosca. Hilarion, nato nel 1966, è musicista e compositore, teologo, ha studiato filosofia a Oxford e all’ università San Sergio di Parigi.
Dopo un saluto del Rettore dell’ Angelicum, il cardinale Koch ha introdotto la conferenza.
Il tema dei santi come semi e segni dell’unità, è un aspetto di cui si parla al quarto paragrafo della Dichiarazione dell’ Avana, e Roma è stata scelta come sede dell’incontro anche per il valore di segno riguardo alla santità poiché custodisce le reliquie di S. Pietro e S. Paolo e di tanti martiri della chiesa primitiva, riconosciuti anche dalla Chiesa Ortodossa.
Ha poi parlato il metropolita Hilarion, che ha messo in luce il valore unificante della venerazione dei Santi da parte del popolo – nel suo intervento ha ricordato la traslazione delle reliquie di San Nicola da Bari alla capitale russa e a San Pietroburgo, venerate da milioni di fedeli nel giugno 2017. “L’arrivo di quelle reliquie ha fatto per la concordia – dice, citando le parole del Patriarca Kirill – molto di più di della diplomazia laica ed ecclesiastica”. E poi ha ricordato due santi che fanno una reale unità tra ortodossi e cattolici: Serafino di Sarov, monaco e mistico russo amato anche da Papa Francesco e da tanti cattolici e il “Santo Dottore” Joseph Hass medico tedesco cattolico, che passò la maggior parte della sua vita in Russia dedicandosi ai poveri, e amatissimo dai fedeli ortodossi. Ha chiuso il suo intervento con la preghiera a Maria perché “ascolti ed esaudisca la richiesta che sale dalla terra, di unità”.
Due riflessioni teologiche sulla santità sono state presentate da un docente dell’ Università statale di Mosca Padre Aleksej Andreev, sulla “Santità nella Chiesa russa”, e del gesuita padre Marko Ivan Rupnik artista, teologo e direttore del centro Aletti su “Santità e comunione”. A Roma è conosciuto non sono come mosaicista della Cappella Redemptoris Mater e altre, ma anche come guida spirituale. … [segue]
Conferenza I santi – segni e semi dell’unità
Testimonianza sulla Beata Maria Gabriella Sagheddu OCSO
Angelicum 12 febbraio 2020
Ringrazio per l’invito a dare una testimonianza sulla Beata Maria Gabriella, che ha donato la sua vita per l’ unità tra i cristiani, e per l’esperienza di questo incontro che, nell’ascolto reciproco, è un reale scambio di doni.
La Beata Maria Gabriella, fa parte della mia vita perché apparteniamo allo stesso Ordine e alla stessa comunità monastica e mi interesso a lei come postulatrice. Farò quindi riferimento non solo alla specifica documentazione, ma anche alla memoria viva della sua presenza di grazia nella nostra comunità trappista di Vitorchiano, significativa anche per la Chiesa universale.
Innanzitutto, due documenti autorevoli. Il primo, l’ esortazione apostolica di papa Francesco, Gaudete et Exsultate (del 2018), sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo, al n. 5 ricorda la Beata Maria Gabriella per aver offerto la sua vita per l’unità dei cristiani. Il secondo del 1995 è l’enciclica di San Giovanni Paolo II Ut unum sint in cui presenta la via all’unità vissuta da Maria Gabriella:
Così scrive: “…. ho voluto proporre ai fedeli della Chiesa cattolica un modello che mi sembra esemplare, quello di una suora trappista, Maria Gabriella dell’Unità, che ho proclamato beata il 25 gennaio 1983. Suor Maria Gabriella, chiamata dalla sua vocazione ad essere fuori del mondo, ha dedicato la sua esistenza alla meditazione e alla preghiera incentrate sul capitolo 17 del vangelo di san Giovanni e l’ha offerta per l’unità dei cristiani. Ecco, questo è il fulcro di ogni preghiera: l’offerta totale e senza riserve della propria vita al Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo. L’esempio di suor Maria Gabriella ci istruisce, ci fa comprendere come non vi siano tempi, situazioni o luoghi particolari per pregare per l’unità. La preghiera di Cristo al Padre è modello per tutti, sempre e in ogni luogo.” (fine della citazione)
Ma chi è Maria Gabriella Sagheddu ? Nata a Dorgali in Sardegna il 17 aprile 1914, in una famiglia di pastori segnata dalla morte del papà, di un fratello e di due sorelle in giovane età, nel dolore vive una sua personale esperienza di conversione, e seguendo seriamente l’esperienza di fede proposta dal vice parroco, don Basilio Meloni, domanda di consacrarsi alla ricerca del Signore nella verginità. Le viene indicata dal suo confessore la Trappa di Grottaferrata vicino Roma, dove entra come monaca di coro a 21 anni, nel 1935.
La comunità trappista di Grottaferrata (poi trasferita a Vitorchiano nel 1957) era stata uno dei primi centri in Italia ad aprirsi alle iniziative per l’unità sin dagli anni ’30. Questo grazie all’intuito di fede della Badessa Madre Maria Pia Gullini, entrata in contatto con l’ Abbé Paul Couturier.
Questi era uno stretto interlocutore di padre Lambert Beauduin di Mont-César presso Louvain che aveva fondato nel 1925 ad Amay-sur-Moyse (poi trasferito a Chevetogne) il Monastero dell’ Unione per il ravvicinamento dei cattolici alla Chiesa orientale.
Don Couturier a partire dal 1935 imprimerà un’importante svolta programmatica nell’ambito del dialogo tra le diverse confessioni cristiane, proponendo una nuova formula per l’ ottavario di preghiere, invocando l’unità “come Cristo la vuole e secondo i mezzi che Lui vuole” : i modi coi quali si compirà rimandano a Cristo e non a sistemi messi a punto da uomini. Senza ignorare i motivi delle divisioni, mira a rinnovare nei credenti il dolore per la separazione e invita a ripartire dal Vangelo per aprire una strada di riconciliazione. Don Couturier pensa ad un “monastero invisibile” che tenga insieme le persone che in esso si impegnano, guardando alla prima comunità cristiana, nel suo convergere all’unità. Una disponibilità del cuore umano, una sequela Christi per domandare e ricevere il dono di Dio. … [segue]