Elisabetta dice a Maria:
«Perché a me sei venuta, Madre del mio Signore?
Se l’avessi saputo, sarei uscita a te incontro.
Tu porti in grembo il Re dell’universo,
io solamente un profeta;
tu colui che dà la legge, io colui che la osserva;
tu la Parola che salva,
io la voce che ne proclama l’avvento».
Cfr. Lc 1, 43
LETTURA
Dite alla figlia di Sion: Ecco, arriva il tuo Salvatore.
Is 62, 10 – 63, 3b
SALMO
Sal 71 (72), 3-4. 6-7b. 17b-19
EPISTOLA
Rallegratevi, il Signore è vicino.
Fil 4, 4.9
CANTO AL VANGELO
(Lc 1, 38)
VANGELO
Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.
Lc 1, 26-38a
PREGHIERA DEI FEDELI
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COMMENTO AL VANGELO
PIETRO CRISOLOGO
Dai «Discorsi»
In altri c’è la grazia, in te verrà tutta la pienezza della grazia
«L’angelo Gabriele fu mandato in una città della Galilea chiamata Nazaret, a una Vergine, sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe» (Lc 1,26-27).
L’evangelista precisa il luogo, il tempo, la persona, affinché la verità di ciò che riferisce sia confermata dai chiari indizi degli stessi avvenimenti. Dice: «L’angelo fu mandato a una vergine sposa». Alla Vergine Dio manda un angelo: infatti colui che porta la grazia dà la garanzia, riceve la dote; riferisce la fede, consegna i doni di virtù, e riporta la risposta del consenso della Vergine. L’interprete veloce giunge alla Vergine per allontanare e trattenere la sposa di Dio dall’affetto delle nozze umane; non per separare la Vergine da Giuseppe, ma per renderla a Cristo al quale era destinala fin dal seno materno.
Cristo, quando riceve la sua sposa, non la sottrae ad altri, né porta separazione quando unisce a sé tutta la sua creatura in un solo corpo. Ascoltiamo dunque ciò che ha compiuto l’angelo: «Entrando da lei, disse: Ti saluto o piena di grazia, il Signore è con te» (Lc 1, 28). In queste parole c’è già l’offerta del dono, non un semplice saluto. «Ave», cioè ricevi la grazia: non temere, non preoccuparti della natura. «Piena di grazia»: perché in altri c’è la grazia, in te verrà tutta la pienezza della grazia. «Il Signore è con te». In che modo è con te il Signore? Non viene a te solo per visitarti, ma viene in te nel nuovo mistero della sua nascita. Opportunamente si aggiunge; «Benedetta tu fra le donne» (Lc 1, 42).
In Eva è stata punita tutta la generazione umana; ora invece, tra tutte le donne, Maria gode, è onorata, è esaltata nella benedizione. E la donna, che per natura era madre dei morienti, è divenuta per grazia la Madre dei viventi. «A queste parole ella rimase turbata» (Lc 1,29). Perché si turba per le parole e non nel vedere una persona? Perché le era apparso un angelo, bello nell’aspetto ma forte in battaglia, mite nell’apparenza ma imponente nell’ esprimersi: pronuncia parole umane, ma porta promesse divine. Perciò la Vergine si turbò lievemente per la visione, ma molto nell’ascoltare quelle parole; e se la presenza poco l’aveva commossa, l’autorità di chi lo mandava la scosse con tutta la sua potenza. Che più? Subito sentì che aveva accolto in sé il giudice supremo, mentre prima aveva visto e contemplato il celeste messaggero.
Infatti, sebbene Dio avesse trasformato la Vergine in Madre, e la serva in Genitrice del Signore con dolce maniera e con affetto, tutto il suo intimo ne fu turbato, la sua anima intimorita, e la condizione stessa la impaurì: Dio, che non può essere compreso dalla creatura umana, discendeva totalmente nel suo seno e condivideva la natura umana! «E si domandava che senso avesse un tale saluto» (Lc 1,29).
Riflettete, cari fratelli, che la Vergine aveva acconsentito non solo al saluto, non solo alle parole, ma anche alla realtà; il saluto non significava il consueto ossequio, ma era segno di tutta la potenza della suprema virtù. Quindi la Vergine riflette prima di rispondere, perché il rispondere presto indica una superficialità umana, ma il riflettere è somma ponderazione e maturo giudizio.
Non conosce l’infinita grandezza di Dio chi non ammira questo pensiero della Vergine e non ne esalta il coraggio. Teme il cielo, tremano gli angeli, la creatura non resiste, non basta la natura: eppure una fanciulla contiene nelle sue viscere Dio, lo riceve e, con l’ospitalità che gli offre, lo diletta, per riscattare l’umanità e ottenere con l’offerta del suo seno la pace alla terra, la gloria ai cieli, la salvezza ai disperati, la vita ai morti, la fraternità tra cielo e terra per l’unione dello stesso Dio con la natura umana.
Così si adempie quanto il profeta aveva preannunziato: «Ecco, dono del Signore sono i figli, è sua grazia il frutto del grembo» (Sal 126 ).