DOMENICA DELLA SAMARITANA – II di Quaresima

Grandi e mirabili le tue opere, Dio onnipotente,
tu che lavi la Chiesa col lavacro dell’acqua
in virtù della parola di vita,
perché la tua misericordia resta in eterno!
Giuste e vere le tue strade, Re dei secoli,
che guidi il tuo popolo attraverso il deserto!
Cfr. Ap 15, 3; Ef 5, 26; Sal 135 (136), 16

LETTURA
Il Decalogo.
Dt 5, 1-2. 6-21

SALMO
Sal 18 (19), 8ab. 9c-10. 15

 

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi. R/.
Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti. R/.
Ti siano gradite
le parole della mia bocca;
davanti a te i pensieri del mio cuore,
Signore, mia roccia e mio redentore. R/.

EPISTOLA
A ciascuno è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo.
Ef 4, 1-7

CANTO AL VANGELO
(Cfr. Gv 4, 42. 15)

VANGELO
La Samaritana.
Gv 4, 5-42

 

In quel tempo. Il Signore Gesù giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunse una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete: ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore - gli dice la donna -, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui.
Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ha da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

PREGHIERA DEI FEDELI
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R/. Ascoltaci, Signore.

 

- Per la Chiesa, perché, nell’accoglienza della Parola che salva, riscopra l’amore sincero ed operoso, quale fondamento della propria missione: preghiamo. R.
- Per le famiglie, perché, nel dialogo e nella preghiera, vivano la gioia della comunione con Dio e il prossimo: preghiamo. R.
- Per noi, perché, comportandoci con «umiltà, dolcezza e magnanimità», sappiamo degnamente rispondere alla vocazione alla santità: preghiamo. R.

COMMENTO AL VANGELO

GIOVANNI PAOLO II
Dalla lettera enciclica Dominum et Vivificantem

  1. «Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità». Queste parole Gesù le ha dette in un altro suo colloquio: quello con la Samaritana. Il grande Giubileo, che si celebrerà al termine di questo Millennio ed all’inizio di quello successivo, deve costituire un potente appello rivolto a tutti coloro che «adorano Dio in spirito e verità». Deve essere per tutti una speciale occasione per meditare il mistero di Dio uno e trino, il quale in se stesso è completamente trascendente nei riguardi del mondo, specialmente del mondo visibile: è infatti, Spirito assoluto, «Dio è spirito» ed insieme, in modo mirabile, è non solo vicino a questo mondo, ma vi è presente e, in certo senso, immanente, lo compenetra e vivifica dall’interno. Ciò vale in modo speciale per l’uomo: Dio è nell’intimo del suo essere, come pensiero, coscienza, cuore; e realtà psicologica e ontologica, considerando la quale sant’Agostino diceva di lui: «È più intimo del mio intimo». Queste parole ci aiutano a capir meglio quelle rivolte da Gesù alla Samaritana: «Dio è spirito». Solo lo Spirito può essere «più intimo del mio intimo» sia nell’essere, sia nell’esperienza spirituale; solo lo Spirito può essere tanto immanente nell’uomo e nel mondo, permanendo inviolabile e immutabile nella sua assoluta trascendenza. Ma in modo nuovo e in forma visibile la presenza divina nel mondo e nell’uomo si è manifestata in Gesù Cristo. In lui davvero «è apparsa la grazia». L’amore di Dio Padre, dono, grazia infinita, principio di vita, è divenuto palese in Cristo, e nell’umanità di lui si è fatto «parte» dell’universo, del genere umano, della storia. Quell’«apparizione» della grazia nella storia dell’uomo, mediante Gesù Cristo, si è compiuta per opera dello Spirito Santo, che è il principio di ogni azione salvifica di Dio nel mondo: egli, «Dio nascosto», che come amore e dono «riempie l’universo». Tutta la vita della Chiesa, quale si manifesterà nel grande Giubileo, significa andare incontro al Dio nascosto: incontro allo Spirito, che dà la vita.

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