Vitorchiano 28 dicembre 2022
Cari Amici di Padre Romano Bottegal,
Mi unisco a voi nel compleanno di Padre Romano.
Il 28 dicembre è il giorno dell’ottava di Natale che ricorda i primi martiri della Chiesa nella festa dei Santi Innocenti. É un giorno che si adatta particolarmente bene al nostro amico, il venerabile Padre Romano, non un martire, ma tanto vicino a questi piccoli, i primi che hanno dato tutto di sé per Cristo. Bottegal è una grande figura, tanto che nel processo canonico per il riconoscimento delle sue virtù eroiche è stato definito “difficilmente imitabile”, ma è al contempo un piccolo come noi, cresciuto tra la sua gente, nelle gioie e fatiche che tutti conosciamo. Parlava il vostro dialetto, ha mangiato tanta polenta e i vostri ottimi fagioli, i semplici piatti della tradizione, ha goduto della bellezza di questi monti. La vita della famiglia è stata segnata da varie prove e quale di noi non sa qualcosa del dolore, di alcune dolorose privazioni che la vita ci ha chiesto?
Romano ha intuito la bellezza della vocazione cristiana, e chi di noi non sente l’attrattiva della verità e del bene che la Chiesa ci mostra nel volto di Gesù? Per Padre Romano c’è stato un di più a cui si è votato, per il quale nulla ha anteposto all’amore di Cristo, come dice la Regola di San Benedetto. Romano sin da giovane ha corrisposto all’ideale del sacerdozio, è entrato in seminario, ha poi abbracciato l’austerità della Trappa e in seguito ha vissuto in un eremo in Libano fino alla consumazione totale di sé per amore del Signore.
Un piccolo come Gesù nella culla, o come i bambini di Gerusalemme che oggi ricordiamo. Un grande per la santità e il suo cercare l’immolazione di sé per amore. La liturgia oggi ci fa dire: “non parlano ancora e già confessano Cristo”. Nel nascondimento di padre Romano, nella sua immolazione nell’eremo c’è qualcosa anche di questa “confessione” o testimonianza silenziosa ed estremamente eloquente. Padre Romano non ha fatto sentire la sua voce se non in qualche predica nelle messe sulle solitarie pendici della Bekaa in Libano, ha lasciato solo degli scritti, che sono un dialogo tra lui e il Signore, tanto che ancora li stiamo esaminando e decifrando. Silenzio per il mondo e dialogo intenso con il suo Signore.
Questo tempo di incertezze, la guerra in Ucraina e i tanti conflitti ovunque nel mondo fanno dire a Papa Francesco che oggi viviamo “una terza guerra mondiale a pezzi”. Al momento a noi non accade di vivere in rifugi per difenderci dalle sparatorie, non accade di dover imbracciare un fucile o di vivere al freddo e nel timore per la vita dei nostri cari. Ma vediamo da non troppo lontano le conseguenze di questo conflitto: la crisi energetica ed economica, la divisione tra le persone e le confessioni religiose e politiche, la sfiducia riguardo al futuro. E ancora non sappiamo come evolverà l’attuale drama bellico.
Questo giorno in cui ci troviamo insieme nella preghiera e nella festa per il Venerabile Romano, possiamo guardare a lui per chiedere di intercedere per i nostri fratelli che sono coinvolti nei conflitti, e domandare per noi una disponibilità a costruire la pace, in noi, nelle nostre famiglie e comunità, nel nostro paese. Lui ha affrontato la drammatica divisione tra fratelli in Libano, e possiamo essere certi che la parola che oggi potrebbe dirci è: fate cadere le vostre resistenze, fate tutto per amare chi vi è vicino. Il primo vincolo di unità è proprio la preghiera: ci unisce uno ad uno al Padre celeste e facendoci figli ci rende fratelli.
Questi pensieri mi nascono dal cuore guardando alla figura di Padre Romano. Desidero condividerli in questo giorno di comunione tra fratelli.
Ringrazio Paolo e Anna Malacarne che hanno un’attenzione particolare a farmi presente le vostre iniziative, l’amica Louise, e quanti in un modo o in altro collaborano con La Sentinella che fa vivere la memoria di Padre Romano e del suo legame con Lamon.
Fraternamente,
sr Patrizia Gabriella Masturzo, trappista di Vitorchiano e Postulatrice dell’Ordine