Le tue mani, Signore, mi hanno plasmato;
dammi forza di intendere i tuoi precetti.
Anelo alla salvezza che viene da te
e medito la tua legge.
Cf. Sal 118 (119), 73. 174
Non saranno più due popoli.
Ez 37, 21-26 SALMO RESPONSORIALE
Sal 32 (33), 1-3. 13-15. 12. 18-19 EPISTOLA
Non c’è distinzione tra Giudeo e Greco.
Rm 10, 9-13 CANTO AL VANGELO
(Mt 8, 11b) VANGELO
La signoria di Cristo sulla vita: la guarigione del servo del centurione.
Mt 8, 5-13 PREGHIERA DEI FEDELI
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COMMENTO AL VANGELO
S. AGOSTINO
Dal Discorso 62
Umiltà del centurione.
1. 1. Mentre si leggeva il Vangelo abbiamo udito lodare la nostra fede perché pervasa di umiltà. Il Signore Gesù aveva promesso di recarsi nella casa del centurione per guarire il suo attendente, ma quello rispose: Non sono degno che tu entri in casa mia: ma di’ solo una parola ed egli sarà guarito(Mt 8, 8). Dicendosi indegno si mostrò degno che Cristo entrasse non già nella sua casa bensì nel suo cuore. Non avrebbe detto così con tanta fede ed umiltà se non avesse portato nel cuore Colui che si peritava d’accogliere nella propria casa. Non sarebbe stata infatti una gran felicità, se il Signore Gesù fosse entrato nella sua casa e non fosse nel suo petto. Il Maestro dell’umiltà non solo con le parole, ma altresì con l’esempio si mise a tavola in casa d’un superbo fariseo di nome Simone (Cf. Lc 7, 36). Ma stando a tavola in casa di quello non v’era nel suo cuore il posto ove il Figlio dell’uomo potesse riposare (Cf. Mt 8, 20; Lc 9, 58).
Il Cristo non accoglie tra i suoi discepoli i superbi.
1. 2. Così in effetti il Signore rifiutò di ammettere tra i suoi discepoli – a quanto si può capire dalle parole dello stesso Signore – un individuo superbo che desiderava seguirlo di sua spontanea volontà. Ti seguirò, Signore – disse – dovunque andrai. Ma il Signore, vedendo nel suo cuore i sentimenti invisibili, gli rispose: Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli i loro nidi; il Figlio dell’uomo invece non ha un posto ove riposare (Mt 8, 19-20; Lc 9, 57-58). Voleva dire: “Nel tuo cuore si covano inganni come volpi, si annida la superbia come i volatili del cielo, mentre il Figlio dell’uomo, semplice di fronte agli inganni, umile di fronte alla superbia, non ha un posto ove reclinare la testa”. E lo stesso atto della testa che si china e non s’innalza è una lezione d’umiltà. Il Cristo dunque allontana colui che desiderava seguirlo, mentre attrae a sé un altro che si scusava di non poterlo seguire. Poiché nella medesima circostanza disse ad un tale: Seguimi; ma quello rispose: Ti seguirò, Signore, ma permettimi di andare prima a seppellire mio padre(Lc 9, 59; Mt 8, 21). La sua scusa – in verità – era dettata da pietà filiale, e perciò era più degno che essa venisse rifiutata e la sua chiamata [alla sequela] venisse rafforzata. Era un atto di pietà filiale quello ch’egli voleva compiere; ma il Maestro gli insegnò che cosa doveva anteporre. Poiché voleva che fosse un banditore della parola vivente per fare degli uomini persone destinate a vivere [eternamente]. C’erano infatti degli altri che potevano compiere quell’azione doverosa. Lascia – disse Cristo – che i morti seppelliscano i loro morti(Mt 8, 22; Lc 9, 60). Quando gl’infedeli seppelliscono un cadavere sono dei morti che seppelliscono un morto. Il corpo del morto ha perduto l’anima, l’anima di quelli non ha Dio. In realtà, come la vita del corpo è l’anima, così la vita dell’anima è Dio. Come spira il corpo quando manda fuori l’anima, così spira l’anima quando manda lontano da sé Dio. La perdita di Dio è la morte dell’anima, l’emissione dell’anima è la morte del corpo. La morte del corpo è ineluttabile, la morte dell’anima è volontaria.
La fede del centurione è accompagnata dall’umiltà.
1. 3. Stava dunque a tavola il Signore in casa d’un fariseo superbo (Cf. Lc 7, 36). Era nella casa di lui, come ho detto, ma non era nel suo cuore. Non entrò, al contrario, nella casa di questo centurione, ma ne possedeva il cuore. Zaccheo invece accolse il Signore non solo nella propria casa, ma anche nel suo animo (Lc 19, 6). Tuttavia la fede del centurione viene lodata a causa dell’umiltà, poiché disse: Non sono degno che tu entri in casa mia(Mt 8, 8). E il Signore: Io v’assicuro – disse – che non ho trovato una fede così grande in Israele (Mt 8, 10), cioè in un israelita considerato secondo la carne, poiché questi era già un israelita secondo lo spirito. Il Signore era andato al popolo dell’Israele carnale, cioè ai giudei, per cercare prima in quel popolo le pecore sperdute (Cf. Mt 15, 24); quel popolo nel quale e dal quale aveva anche preso il corpo: Non ho trovato una fede così grande in Israele, dice lui stesso. Noi possiamo misurare la fede degli uomini come uomini, mentre Colui che vedeva l’interno, che non poteva essere ingannato da nessuno, diede la testimonianza al cuore dell’uomo ascoltando le parole piene d’umiltà, pronunciando una sentenza di salvezza.