III DOMENICA DI QUARESIMA – B

In Dio la mia salvezza e la mia gloria,
è il Dio della mia forza
e mia speranza è lui.
In lui sperate, voi tutti qui riuniti,
aprite il vostro cuore innanzi a Dio
perché è il Signore, è lui che ci soccorre.
Sal 61 (62), 8-9

LETTURA
Il vitello d’oro e l’intercessione di Mosè: ricòrdati di Abramo.
Es 32, 7-13b
SALMO RESPONSORIALE
Sal 105 (106), 6-7c. 43ab. 44-46
EPISTOLA
Nessuno per le tribolazioni si lasci turbare nella fede.
1 Ts 2, 20 – 3, 8
CANTO AL VANGELO
(Cfr. Gv 8, 46-47)
VANGELO
Abramo esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia.
Gv 8, 31-59
PREGHIERA DEI FEDELI
Leggi

COMMENTO AL VANGELO

S. AGOSTINO
Dal Commento al Vangelo di S. Giovanni 41, 3-5

Chiunque commette il peccato è schiavo del peccato (Gv 8, 34). É schiavo, e magari lo fosse dell’uomo piuttosto che del peccato! Chi non tremerà a queste parole? Che il Signore Dio nostro aiuti me e voi, in modo che vi possa parlare come si conviene di questa libertà cui si deve aspirare, e di quella schiavitù che si deve evitare. La verità stessa dichiara: Amen, amen, io vi dico. Che significa questa espressione del Signore Dio nostro: amen, amen, io vi dico? É un’espressione energica per richiamare l’attenzione su ciò che afferma: si può dire che è come la formula del suo giuramento: amen, amen, io vi dico. Amen significa “è vero”, “è così”. Si sarebbe potuto tradurre: “Io vi dico la verità”; ma né il traduttore greco né quello latino hanno osato tradurre la parola amen, che non è né greca né latina, ma ebraica. Non è stata tradotta, come per custodire gelosamente un segreto: non per sottrarlo, ma per timore che togliendo il velo il segreto si svilisse. Non una sola volta, ma due volte il Signore dice: Amen, amen, io vi dico, affinché dalla ripetizione stessa riconosciate come abbia voluto sottolineare l’affermazione.

Che cosa ha voluto sottolineare? “In verità, in verità, io vi dico”, dice la verità in persona; la quale anche se non affermasse “in verità io vi dico”, assolutamente non potrebbe mentire. Tuttavia insiste, sottolinea: vuole così scuotere chi dorme, richiamare l’attenzione di tutti, non accetta di essere ignorata o disprezzata. Che cosa intende affermare? In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Oh, miserabile schiavitù! Accade che uomini schiavi di duri padroni chiedano di essere venduti, non per non avere più padrone, ma almeno per cambiarlo. Che farà chi è schiavo del peccato? a chi si rivolgerà? presso chi ricorrerà? a chi chiederà di essere venduto? Chi è schiavo di un uomo, quando non riesce più a sopportare le dure imposizioni del suo padrone, cerca scampo nella fuga; ma chi è schiavo del peccato dove fugge? Dovunque vada, si porta dietro se stesso. La cattiva coscienza non può fuggire da se stessa, non ha dove andare, ovunque accompagna se stessa; anzi, mai se ne distacca, perché il peccato che ha commesso se lo porta sempre dentro. Ha commesso il peccato per procurarsi un piacere corporale; il piacere è passato, il peccato rimane; è passato ciò che procurava piacere, è rimasto il rimorso. Squallida schiavitù! Spesso si rifugiano presso la Chiesa, e nella maggior parte dei casi ci danno filo da torcere, uomini insofferenti di ogni disciplina, i quali non vogliono star soggetti ad alcun padrone, ma non sanno vivere senza peccato. Altri invece, sottoposti a un ingiusto e duro giogo, si rifugiano presso la Chiesa e invocano l’intervento del vescovo, perché da liberi sono stati ridotti a schiavi; e se il vescovo in tutti i modi non impedisce che la libertà nativa venga oppressa, lo si ritiene duro di cuore. Ricorriamo tutti a Cristo, invochiamo contro il peccato l’intervento di Dio liberatore, chiediamo di essere venduti, ma per essere ricomprati con il suo sangue. Siete stati venduti per niente – dice il Signore – e senza denaro sarete ricomprati (Is 52, 3). Senza denaro, cioè senza il vostro denaro, perché il prezzo l’ho pagato io. Questo dice il Signore: egli ha pagato il prezzo, e non in denaro ma con il suo sangue. Noi infatti eravamo schiavi e miserabili.

Solo il Signore ci può liberare da questa schiavitù: egli che non la subì, ce ne libera; perché egli è l’unico che è venuto in questa carne senza peccato. Anche i bambini che vedete in braccio alle loro mamme, ancora non camminano e già sono prigionieri del peccato: lo hanno ereditato da Adamo e solo da Cristo sono liberati. Anche ad essi, quando vengono battezzati, viene conferita questa grazia promessa dal Signore; poiché può liberare dal peccato solo chi è venuto senza peccato e si è fatto vittima per il peccato. Avete sentito quanto dice l’Apostolo, le cui parole sono state appena lette: Noi fungiamo da ambasciatori per Cristo, ed è come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo; cioè, come se Cristo stesso vi supplicasse. Di che cosa? Riconciliatevi con Dio (2 Cor 5, 20). Se l’Apostolo ci esorta e ci supplica a riconciliarci con Dio, vuol dire che eravamo nemici di Dio. Non ci si riconcilia infatti se non quando si è nemici. Ma è stato il peccato, non la natura, a renderci nemici. Nemici di Dio perché schiavi del peccato. Dio non ha per nemici degli uomini liberi: per essere suoi nemici è necessario essere schiavi e tali si rimane finché non si è liberati da colui del quale peccando gli uomini vollero essere nemici. Vi supplichiamo – dice l’Apostolo – in nome di Cristo: riconciliatevi con Dio. Ma come possiamo riconciliarci con Dio, se non si elimina ciò che crea divisione tra noi e lui? Egli dice per bocca del profeta: Non è diventato duro d’orecchio per non sentire, ma sono i vostri peccati che hanno messo la divisione tra voi e il vostro Dio (Is 59, 1-2). Non è possibile la riconciliazione se non si elimina l’ostacolo che si frappone tra noi e lui, ponendo, invece, in mezzo ciò che deve starci. C’è di mezzo un ostacolo che divide, ma c’è altresì il Mediatore che riconcilia. Ciò che divide è il peccato, il mediatore che ci riconcilia è il Signore Gesù Cristo: Vi è un solo Dio e un solo mediatore tra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù (1 Tim 2, 5). Per abbattere il muro che divide, il peccato, è venuto quel mediatore che si è fatto ad un tempo vittima e sacerdote. E poiché si è fatto vittima per il peccato offrendo se stesso in olocausto sulla croce della sua passione, l’Apostolo, dopo aver detto: Vi supplichiamo in nome di Cristo: riconciliatevi con Dio, aggiunge, come se noi avessimo chiesto in che modo possiamo riconciliarci: Lui – cioè Cristo stesso – che non conobbe peccato, Iddio lo fece per noi peccato, affinché in lui noi diventassimo giustizia di Dio (2 Cor 5, 20-21). Lui – proprio lui, Cristo Dio – che non conobbe peccato, è venuto nella carne, cioè in una carne simile a quella del peccato (cf. Rm 8, 3), ma che tuttavia non era la carne del peccato, poiché in lui non v’era alcun peccato; e proprio perché in lui non c’era peccato, è diventato il vero sacrificio per il peccato.

Vedi

Download diretto

File Dimensione del file
pdf A_III_QUA_B_2024 127 KB
LibreriadelSanto.it - La prima libreria cattolica online

Vedi anche

1.a Domenica di Quaresima – C

1.a Domenica di Quaresima – C

In Cristo fosti tu ad essere tentato, in lui
tu riporti vittoria.
S. Agostino, Esp. sul sal. 60, 2

LibreriadelSanto.it - La prima libreria cattolica online