I DOMENICA DI QUARESIMA – C

I DOMENICA DI QUARESIMA – C

Pietoso e pronto al perdono è il Signore
che non ci tratta secondo i nostri peccati,
ma, come un padre perdona i suoi figli,
così è pietoso con noi il nostro Dio.
Nel suo amore, che a tutti è vicino, cerchiamo rifugio
per celebrare con gioia
la pasqua del nostro Salvatore.
Cfr. Sal 102 (103), 8. 10. 13

LETTURA
Ritornate a me con digiuni, laceratevi il cuore.
Gl 2, 12b-18
SALMO RESPONSORIALE
Sal 50 (51), 3-6b. 8. 11
EPISTOLA
Come atleti, anche noi dobbiamo astenerci da ciò che nuoce.
1 Cor 9, 24-27
CANTO AL VANGELO
(Cfr. Mt 4, 4)
VANGELO
I quaranta giorni di digiuno osservati da Gesù.
Mt 4, 1-11
PREGHIERA DEI FEDELI
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COMMENTO AL VANGELO

DOM PROSPER GUERANGER
Da L’anno liturgico

Le tre tentazioni.  

Satana lo tenta prima nella carne, insinuandogli il pensiero che avrebbe adoperato il suo potere soprannaturale per saziare immediatamente la fame che lo stimola. Dì che queste pietre diventino pani: tale è il suggerimento del demonio al Figlio di Dio. Esso vuol vedere se la premura di Gesù nel soddisfare al bisogno del suo corpo non lo denoterà per un uomo debole e soggetto alla intemperanza. Quando invece viene a noi, tristi eredi della concupiscenza di Adamo, le sue suggestioni si spingono ancora oltre: aspira a macchiarci l’anima per mezzo del corpo. Ma la suprema santità del Verbo incarnato non poteva permettere che Satana ardisse di fare una simile prova del suo potere sopra di lui, alla stessa maniera che tenta l’uomo nei suoi sensi. In questo, dunque, il Figlio di Dio ci dà una lezione di temperanza; e sappiamo che per noi la temperanza è la madre della purità, e che l’intemperanza solleva la ribellione dei sensi.

La seconda tentazione è di superbia. Gettati sotto, e gli Angeli ti sosterranno. Qui il nemico vuoi vedere se i favori del cielo hanno generato nell’anima di Gesù quell’alterigia e quella ingrata presunzione, che inducono la creatura ad attribuire a sé i doni di Dio e a dimenticare il proprio benefattore, per mettersi a regnare al suo posto. L’Angelo ribelle è deluso ancora una volta, e l’umiltà del Redentore spaventa la sua superbia.

Fa allora un ultimo tentativo. Forse, pensa, colui che s’è mostrato così temperante ed umile, sarà sedotto dall’ambizione della ricchezza. “Guarda lo splendore e la gloria di tutti i regni della terra: io te li posso dare, purché mi adori. Gesù respinge sdegnato la meschina offerta, e caccia via da sé il seduttore maledetto, il principe del mondo, insegnandoci con tale esempio a disprezzare le ricchezze della terra ogni volta che, per conservale od acquistarle, dovessimo violare la legge di Dio e rendere un omaggio a Satana.

Le vittorie e l’esempio di Cristo. 

Ora, in che modo il Redentore, nostro divino capo, respinge la tentazione? Ascolta forse i discorsi del suo nemico? Gli lascia il tempo di far brillare davanti agli occhi tutto il suo prestigio? È così che troppo spesso abbiamo fatto noi, e siamo stati vinti. Gesù oppone semplicemente al nemico lo scudo dell’inflessibile Legge di Dio:
Sta scritto: – gli risponde – Non di solo pane vive l’uomo. Sta scrìtto: Non tenterai il Signore Dio tuo. Sta scritto: Adorerai il Signore Dio tuo e servirai a lui solo. Seguiamo d’ora innanzi questa grande lezione. Eva si perdette, e con essa il genere umano, per aver intavolato conversazione col serpente. Chi procura la tentazione vi soccomberà. In questi santi giorni il cuore è più guardingo, le occasioni sono allontanate e le abitudini interrotte; purificate dal digiuno, dalla preghiera e dall’elemosina, le anime nostre risusciteranno con Gesù Cristo; ma conserveranno questa nuova vita? Tutto dipenderà dalla nostra condotta nelle tentazioni.

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