A te elevo il mio animo, Signore,
confido in te, mio Dio.
Che io non resti deluso!
I miei nemici non mi scherniranno,
non è confuso chi confida in te.
Sal 24 (25), 5. 3b
LETTURA
Ecco, il giorno del Signore arriva implacabile.
Is 13, 4-11
Lettura del profeta Isaia.
In quei giorni. Isaia disse:
«Frastuono di folla sui monti,
simile a quello di un popolo immenso.
Frastuono fragoroso di regni,
di nazioni radunate.
Il Signore degli eserciti passa in rassegna
un esercito di guerra.
Vengono da una terra lontana,
dall’estremo orizzonte,
il Signore e le armi della sua collera,
per devastare tutta la terra.
Urlate, perché è vicino il giorno del Signore;
esso viene come una devastazione
da parte dell’Onnipotente.
Perciò tutte le mani sono fiacche,
ogni cuore d’uomo viene meno.
Sono costernati. Spasimi e dolori li prendono,
si contorcono come una partoriente.
Ognuno osserva sgomento il suo vicino:
i loro volti sono volti di fiamma.
Ecco, il giorno del Signore arriva implacabile,
con sdegno, ira e furore,
per fare della terra un deserto,
per sterminarne i peccatori.
Poiché le stelle del cielo e le loro costellazioni
non daranno più la loro luce;
il sole si oscurerà al suo sorgere
e la luna non diffonderà la sua luce.
Io punirò nel mondo la malvagità
e negli empi la loro iniquità.
Farò cessare la superbia dei protervi
e umilierò l’orgoglio dei tiranni».
SALMO RESPONSORIALE
Sal 67 (68), 2-7
R/. Sorgi, o Dio, e vieni a salvare il tuo popolo.
Sorga Dio e siano dispersi i suoi nemici
e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano.
Come si dissolve il fumo, tu li dissolvi;
come si scioglie la cera di fronte al fuoco,
periscono i malvagi davanti a Dio. R/.
I giusti invece si rallegrano,
esultano davanti a Dio e cantano di gioia.
Cantate a Dio, inneggiate al suo nome,
appianate la strada a colui che cavalca le nubi:
Signore è il suo nome, esultate davanti a lui. R/.
Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
A chi è solo, Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri.
Solo i ribelli dimorano in arida terra. R/.
EPISTOLA
Nessun impuro o avaro ha in eredità il regno di Cristo.
Ef 5, 1-11a
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini.
Fratelli, fatevi imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore.
Di fornicazione e di ogni specie di impurità o di cupidigia neppure si parli fra voi – come deve essere tra santi – né di volgarità, insulsaggini, trivialità, che sono cose sconvenienti. Piuttosto rendete grazie! Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro – cioè nessun idolatra – ha in eredità il regno di Cristo e di Dio.
Nessuno vi inganni con parole vuote: per queste cose infatti l’ira di Dio viene sopra coloro che gli disobbediscono. Non abbiate quindi niente in comune con loro. Un tempo infatti eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. Non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno frutto.
CANTO AL VANGELO
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Alleluia.
Iddio verrà e si farà vedere;
il nostro Dio non tarderà a venire.
Alleluia.
VANGELO
Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo perché la vostra liberazione è vicina.
Lc 21, 5-28
Lettura del Vangelo secondo Luca.
In quel tempo. Mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, il Signore Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.
Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti.
Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».
PREGHIERA DEI FEDELI
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Fratelli e sorelle, con la certezza di essere esauditi, rivolgiamo le nostre implorazioni a Cristo, Sole di giustizia che mai vedrà tramonto, perché, al suo ritorno nella gloria, ci trovi vigilanti nella preghiera e pronti ad accoglierlo. Ad ogni invocazione rispondiamo:
Vieni, Signore Gesù!
– Per la Chiesa, perché, nell’attesa fiduciosa del Signore, sia perseverante nelle prove e viva in un continuo rendimento di grazie per i benefici ricevuti, preghiamo: R.
– Per i cristiani che attendono ancora una chiesa, perché attraverso l’impegno dell’intera comunità, possano vedere realizzato il loro progetto e sperimentare la gioia di essere membra dell’unica famiglia dei figli di Dio, preghiamo: R.
– Per noi, che col battesimo siamo diventati “figli della luce”, perché sappiamo portare nel mondo frutti di bontà, giustizia e verità, preghiamo: R.
COMMENTO AL VANGELO
LEONE MAGNO
Sermo 89 [19], 1-3
«Ottava omelia sul digiuno del decimo mese»
Istruendo i suoi discepoli circa l’avvento del Regno di Dio e la fine del mondo – e, nei suoi apostoli, insegnava a tutta la Chiesa –, il Salvatore disse: “Siate vigilanti, perché i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita” (Lc 21,34).
Ecco, in verità, o carissimi, un precetto di cui sappiamo che ci riguarda in modo specialissimo, noi che non dubitiamo che il giorno annunciato in questi termini, per quanto nascosto, sia molto vicino. È opportuno che ogni uomo si prepari alla sua venuta, di modo che non vi sia nessuno che risulti o schiavo del ventre (Rm 16,18) o implicato negli affanni della vita. L’esperienza quotidiana prova, in effetti, che saziando la carne, si smussa la punta dello spirito, e l’eccesso di cibo infiacchisce la forza del cuore; di modo che riporre le proprie delizie nel cibo è contrario persino alla salute del corpo, a meno che la misura imposta dalla temperanza non si opponga alle attrattive carnali e non rifiuti alla voluttà ciò che diverrebbe un fardello.
Difatti, se è vero che la carne non desidera niente senza il concorso dell’anima e riceve le sensazioni dallo stesso principio che gli permette anche il movimento, è tuttavia in facoltà di quest’anima rifiutare talune cose alla materia che le è sottomessa e, attraverso un giudizio interiore, disporre un freno, per non soffrirne, a ciò che le è esterno; così, sempre più libera dai desideri carnali, essa potrà vagare nella divina sapienza nell’intimo di sé dove, tacendo il trambusto degli affanni mondani, essa troverà la sua gioia in sante meditazioni e nelle delizie eterne. Naturalmente, è difficile realizzare questo in modo continuativo in questa vita; si può però applicarvisi spesso, in modo che ci occupiamo più frequentemente e più a lungo di ciò che è spirituale che non di ciò che è carnale; così, quando consacriamo più tempo a preoccupazioni migliori, le nostre azioni temporali si cambiano anch’esse in ricchezze incorruttibili.
Questa utile osservanza, carissimi, è il principale oggetto del digiuno della Chiesa, che, seguendo l’insegnamento dello Spirito Santo, è stato ripartito in modo tale, nel corso dell’anno, che la legge dell’astinenza sia sottolineata in ogni stagione.
Per praticarlo, in effetti, non ci è richiesto soltanto di privarci del cibo, bensì di astenerci da ogni desiderio carnale. D’altronde, sarebbe inutile soffrire volontariamente la fame senza rinunciare nel contempo ad una volontà perversa; infliggersi una privazione di cibo e non svincolarsi da un peccato già concepito nell’anima. È carnale e non spirituale il digiuno che si riferisce solo al corpo, mentre si persiste a restare in ciò che nuoce più di tutte le delizie. Che serve all’anima comportarsi esteriormente da padrona ed essere schiava e prigioniera interiormente; comandare alle proprie membra e abbandonarsi poi dritta dritta alla propria libertà? Ed è a ragione che spesso essa soffre la ribellione della serva, lei che non serve il Signore come dovrebbe. Digiunando dunque di cibi grazie al corpo, lo spirito digiuna dei vizi e stima le cure e i desideri terreni secondo la legge del suo re.
Questo spirito ricordi che deve il primo amore a Dio e il secondo al prossimo; che la regola di tutti i suoi sentimenti è quella di non trascurare né il culto del Signore né l’utilità di chiunque lo serve insieme a noi.
Ma come si rende culto a Dio, se non quando ci piace ciò che a lui piace e il nostro cuore non si allontana mai dal suo comandamento? Infatti, se noi vogliamo ciò che egli vuole, la nostra debolezza troverà la sua forza in colui dal quale riceviamo persino il nostro volere, “poiché è Dio” – dice l’Apostolo – “che suscita in voi il volere e l’operare secondo i suoi benevoli disegni” (Fil. 2,13). Ecco perché l’uomo non si gonfierà di orgoglio, né cadrà vittima della disperazione, se è per la gloria di colui che li dona che usa dei beni che gli sono divinamente dati ed allontana i suoi desideri da ciò che sa che gli possa nuocere. Se, in verità, si guarda bene dall’invidia cattiva, dalla lussuria dissolutrice, dal turbamento che genera la collera, dal desiderio di vendicarsi, egli si purifica allora santificandosi con un digiuno autentico e si sazierà del piacere di delizie incorruttibili; saprà dall’uso spirituale che ne farà, trasformare gli stessi beni terreni in ricchezze celesti, non serbando per sé quanto ha ricevuto, bensì moltiplicando sempre di più ciò che avrà dato.
Per questo, con senso di amore paterno, esortiamo la vostra carità a rendere profittevole per voi, con l’abbondanza delle elemosine, il digiuno del decimo mese; vi rallegrerete allora del fatto che, tramite il vostro ministero, il Signore nutre e riveste i suoi poveri.
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