Le tue mani, Signore, mi hanno plasmato:
dammi forza di intendere i tuoi precetti.
Anelo alla salvezza che viene da te
e medito la tua legge.
Sal 118 (119), 73. 174
LETTURA
La madre e i sette figli martiri per la Legge.
2Mac 7, 1-2. 20-41
Lettura del secondo libro dei Maccabei.
In quei giorni. Ci fu anche il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re, a forza di flagelli e nerbate, a cibarsi di carni suine proibite. Uno di loro, facendosi interprete di tutti, disse: «Che cosa cerchi o vuoi sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le leggi dei padri». Soprattutto la madre era ammirevole e degna di gloriosa memoria, perché, vedendo morire sette figli in un solo giorno, sopportava tutto serenamente per le speranze poste nel Signore. Esortava ciascuno di loro nella lingua dei padri, piena di nobili sentimenti e, temprando la tenerezza femminile con un coraggio virile, diceva loro: «Non so come siate apparsi nel mio seno; non io vi ho dato il respiro e la vita, né io ho dato forma alle membra di ciascuno di voi. Senza dubbio il Creatore dell’universo, che ha plasmato all’origine l’uomo e ha provveduto alla generazione di tutti, per la sua misericordia vi restituirà di nuovo il respiro e la vita, poiché voi ora per le sue leggi non vi preoccupate di voi stessi».
Antioco, credendosi disprezzato e sospettando che quel linguaggio fosse di scherno, esortava il più giovane che era ancora vivo; e non solo a parole, ma con giuramenti prometteva che l’avrebbe fatto ricco e molto felice, se avesse abbandonato le tradizioni dei padri, e che l’avrebbe fatto suo amico e gli avrebbe affidato alti incarichi. Ma poiché il giovane non badava per nulla a queste parole, il re, chiamata la madre, la esortava a farsi consigliera di salvezza per il ragazzo. Esortata a lungo, ella accettò di persuadere il figlio; chinatasi su di lui, beffandosi del crudele tiranno, disse nella lingua dei padri: «Figlio, abbi pietà di me, che ti ho portato in seno nove mesi, che ti ho allattato per tre anni, ti ho allevato, ti ho condotto a questa età e ti ho dato il nutrimento. Ti scongiuro, figlio, contempla il cielo e la terra, osserva quanto vi è in essi e sappi che Dio li ha fatti non da cose preesistenti; tale è anche l’origine del genere umano. Non temere questo carnefice, ma, mostrandoti degno dei tuoi fratelli, accetta la morte, perché io ti possa riavere insieme con i tuoi fratelli nel giorno della misericordia».
Mentre lei ancora parlava, il giovane disse: «Che aspettate? Non obbedisco al comando del re, ma ascolto il comando della legge che è stata data ai nostri padri per mezzo di Mosè. Tu però, che ti sei fatto autore di ogni male contro gli Ebrei, non sfuggirai alle mani di Dio. Noi, in realtà, soffriamo per i nostri peccati. Se ora per nostro castigo e correzione il Signore vivente per breve tempo si è adirato con noi, di nuovo si riconcilierà con i suoi servi. Ma tu, o sacrilego e il più scellerato di tutti gli uomini, non esaltarti invano, alimentando segrete speranze, mentre alzi la mano contro i figli del Cielo, perché non sei ancora al sicuro dal giudizio del Dio onnipotente che vede tutto. Già ora i nostri fratelli, che hanno sopportato un breve tormento, per una vita eterna sono entrati in alleanza con Dio. Tu invece subirai nel giudizio di Dio il giusto castigo della tua superbia. Anch’io, come già i miei fratelli, offro il corpo e la vita per le leggi dei padri, supplicando Dio che presto si mostri placato al suo popolo e che tu, fra dure prove e flagelli, debba confessare che egli solo è Dio; con me invece e con i miei fratelli possa arrestarsi l’ira dell’Onnipotente, giustamente attirata su tutta la nostra stirpe».
Il re, divenuto furibondo, si sfogò su di lui più crudelmente che sugli altri, sentendosi invelenito dallo scherno. Così anche costui passò all’altra vita puro, confidando pienamente nel Signore. Ultima dopo i figli, anche la madre incontrò la morte.
SALMO RESPONSORIALE
Sal 16 (17)
R/. Avrò pienezza di vita alla tua presenza, Signore.
Ascolta, Signore, la mia giusta causa,
sii attento al mio grido.
Porgi l’orecchio alla mia preghiera:
sulle mie labbra non c’è inganno. R/.
Tieni saldi i miei passi sulle tue vie
e i miei piedi non vacilleranno.
Io t’invoco poiché tu mi rispondi, o Dio;
tendi a me l’orecchio, ascolta le mie parole. R/.
Custodiscimi come pupilla degli occhi,
all’ombra delle tue ali nascondimi.
Io nella giustizia contemplerò il tuo volto,
al risveglio mi sazierò della tua immagine. R/.
EPISTOLA
Parliamo, convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù.
2Cor 4, 7-14
Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi.
Fratelli, noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi. In tutto, infatti, siamo tribolati, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo consegnati alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale. Cosicché in noi agisce la morte, in voi la vita.
Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: Ho creduto, perciò ho parlato, anche noi crediamo e perciò parliamo, convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi.
CANTO AL VANGELO
(Cfr Mt 10, 39b)
Alleluia.
Chi avrà perduto la propria vita per causa mia,
la troverà, dice il Signore.
Alleluia.
VANGELO
Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo.
Mt 10, 28-42
Lettura del Vangelo secondo Matteo.
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.
Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa.
Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
PREGHIERA DEI FEDELI
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Fratelli e sorelle, a Dio che, con amore di Padre, si prende cura di tutti i suoi figli, rivolgiamo con fiducia le nostre suppliche.
Ascoltaci, Padre buono.
– Per la Chiesa: sorretta dall’esempio dei martiri, sia nel mondo segno credibile del tuo amore per ogni uomo: preghiamo. R.
– Per quanti non credono in te: attraverso la nostra testimonianza, arrivino a conoscerti e ad amarti: preghiamo. R.
– Per ciascuno di noi: nelle incomprensioni e difficoltà della vita, sappiamo vivere con coerenza gli impegni del nostro battesimo: preghiamo. R.
Imploriamo, o Dio, la tua misericordia: non condannarci, come meriteremmo per i nostri peccati, ma riportarci sempre sulla retta via, secondo la tua clemenza; non discenda la tua giusta ira sulla nostra vita colpevole, ma la tua pietà, che è sempre più grande di ogni miseria, rianimi la debolezza dei tuoi figli.
COMMENTO AL VANGELO
S. AGOSTINO
De civit. Dei, 5, 14
La gloria e l’eroe cristiano
A questa passione dunque senza dubbio è meglio resistere che acconsentire. Si è infatti tanto più simili a Dio quanto più si è immuni da questa colpa. Ed anche se nella vita presente non si estirpa completamente dal cuore, perché non cessa di tentare anche le coscienze che fanno buoni progressi, si superi per lo meno la passione della gloria con l’amore alla giustizia. E se in certi casi rimangono neglette le attività che sono disapprovate dall’opinione pubblica, se esse sono buone e oneste, anche l’amore della fama abbia il pudore di cedere all’amore della verità. Il vizio in parola infatti è molto contrario alla fede religiosa se nella coscienza è maggiore la passione della gloria che il timore e l’amore di Dio. In proposito ha detto il Signore: “Come potete credere se cercate la gloria l’un dall’altro e non cercate la gloria che viene soltanto da Dio?” (Gv 5,44). Per lo stesso motivo ha detto un Evangelista nei confronti di alcuni che avevano creduto nel Cristo ma temevano di confessarlo apertamente: “Hanno amato di più la gloria degli uomini che quella di Dio” (Gv 12,43). I santi Apostoli non si comportarono così. Essi predicavano il cristianesimo dove esso era disapprovato secondo le parole di Cicerone: “Rimangono sempre neglette le attività che sono disapprovate dall’opinione pubblica”. In alcuni luoghi anzi esso era oggetto di grandissima esecrazione. Ma essi tenevano presente ciò che avevano udito dal divino Maestro che è anche medico delle coscienze: “Se qualcuno mi rinnegherà davanti agli uomini, lo rinnegherò anche io davanti al Padre mio che è nei cieli o anche davanti agli angeli di Dio” (Mt 10,33 Lc 12,9). Quindi fra le maledizioni e gli insulti, fra gravissime persecuzioni e pene crudeli non si lasciavano distogliere dalla predicazione della salvezza umana per timore dello strepito della disapprovazione umana. E conseguirono nella Chiesa di Cristo una gloria straordinaria appunto perché affermavano una dottrina divina con l’azione, la parola e la vita disarmando con la loro condotta i cuori duri e facendo intravedere la pace della giustizia. Ma essi non si fermavano alla gloria come a un obiettivo della propria vita ma la riferivano alla gloria di Dio, perché con la sua grazia erano quel che erano. Ed anche con questo stimolo accendevano coloro di cui si prendevano cura, affinché anche i proseliti fossero quali essi erano.
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