C. Cattaneo, La mistica alla scuola di San Benedetto

A. Trespioli, «Or ch’è tempo di dormire»: mistica di una ninna nanna*

* Pontificio Ateneo S. Anselmo – A. a. 2020/2021
Corso 55132: I grandi mistici moderni: un panorama di varie configurazioni tra spiritualità, cultura e vita
Prof. Bernard Sawicki

«A Simone»

Basso ostinato – LA-SIb, LA-SIb, LA-SIb… 7-6 su ogni SIb. Entra anche una voce femminile: «Or ch’è tempo di dormire, dormi, dormi, dormi, dormi figlio, e non vagire». È la ninna nanna di una madre al suo bambino. Ninna nanna davvero strana, però, questa. Suona più scura della notte che deve essere ormai scesa: quel semitono ostinato non vuole saperne di fermarsi – LA-SIb, LA-SIb… – e anche la melodia, che questa donna spiega, è aspra: salti ampi un po’ ovunque, intervalli eccedenti e diminuiti, semitoni diffusi. Si direbbe un passus duriusculus, se questi caratteri non fossero così pervasivi di tutto il brano. E il ritmo! È fratto, incerto, incede per brevi frasi, richiede spesso il respiro, una pausa – c’è affanno in chi canta. Quel basso ostinato, inarrestabile, sembra condizionarlo (o forse è la melodia così rotta che impone un basso simile?): non è affatto consueto nel Seicento che un tempo ternario sia diviso sistematicamente (per centosessantadue inin- terrotte battute!) in due note di cui la prima di valore unitario, la seconda di valore doppio – Di solito è l’inverso. Qui è una sincope continua – qualcosa non va, si percepisce un disagio, che va oltre la preoccupazione per un pianto infantile irrefrenabile. Il compositore sta muovendo gli animi di chi ascolta con una pathopeia, insistendo sulla dubitatio.

Una frase del testo si ripete cinque volte nella prima parte del brano: «Deh!, ben mio, deh!, cor mio, fa’, fa’ la ninna ninna na»; ritornello normale per una ninna nanna. Ma si staglia nel registro acuto, appare la prima volta come un’exclamatio6 improvvisa – improvvisa nel ritmo, nella nota, nell’intervallo, nel registro –: chi potrebbe addormentarsi davvero ad un simile grido, non meno duro del resto della melodia? E, quando il ritornello torna, è sì ogni volta meno improvviso, ma solo perché tutta la linea si è innalzata, è cresciuta la tensione, ci siamo pian piano abituati a questa irruzione, che suona più come una supplica straziata e straziante, che come un dolce invito materno.

Abbandonato, nella seconda parte, del brano questo ritornello, d’altra parte, la melodia si fa sempre più incalzante nei climax, nelle anafore e ancora nelle «durezze», che sembrano non avere sosta.

Ma che sta dicendo questa donna, oltre a questo ritornello abbastanza convenzionale? Ora è tempo di dormire, ma verrà un tempo in cui bisognerà piangere; invita il suo bambino a chiudere gli occhi ora, perché ci sarà un giorno in cui sarà velato il cielo; ora il piccolo può succhiare il latte al seno della sua mamma, ma un giorno dovrà bere aceto e fiele; ora può dormire poggiato sul grembo della sua madre, ma un giorno su una croce dovrà rendere con un forte grido l’anima al Padre; ora può far riposare il suo corpicino, che un giorno sarà messo in catene; verranno chiodi, sputi, schiaffi, una corona di spine. E a lei – alla madre – una lancia trapasserà il petto. Ma questo figliolo è anche il suo redentore, un giorno, dopo tutta questa sofferenza, si rivedranno nella gioia del Paradiso: sicché ora lei si ferma a contemplare il suo bambino che finalmente dorme.

Il testo non riporta nomi propri di persona, ma l’ascoltatore che vive della stessa cultura del poeta, avvezzo ai racconti evangelici, a Lc 2, e a Mt 27 e paralleli, ha presto capito che la madre è Maria, il padre è Quello celeste, il bambino Gesù, Verbo incarnato. La «Canzona spirituale sopra alla nanna», che stiamo qui descrivendo, appare così un brano di confine tra il Natale e la Pasqua, tra Incarnazione e Passione-Morte-Risurrezione, aperto alle cose ultime. Il clima musicale insiste sulle oscure caratteristiche sopra delineate quasi fino alla fine del brano, per tutto il tempo in cui Maria – forse scossa dalle parole di Simeone, che conservava nel suo cuore insieme agli altri fatti collegati alla Natività (cf. Lc 2,51) – immagina i drammatici eventi della Passione del suo Figlio divino, ascoltandone i vagiti. Ma, ecco, Gesù si addormenta, Maria pensa al Paradiso in cui potrà contemplare per sempre il suo Figlio. O, forse, proprio perché Maria intravede finalmente la pace, Gesù può prendere sonno. … (segue)

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