6.a Domenica di Pasqua

È l’amore che distingue i santi dal mondo,
e unanimi li fa abitare in quella casa
dove fissano la loro dimora il Padre e il
Figlio, che effondono il loro amore su coloro
ai quali alla fine si manifesteranno.
S. Agostino, Trat. su Giov. 76, 2

PRIMA LETTURA
Imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.
At 8,5-8.14-17
SALMO RESPONSORIALE
Sal 65
SECONDA LETTURA
Messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito.
1Pt 3,15-18
CANTO AL VANGELO
(Gv 14,23)
VANGELO
Pregherò il Padre e vi darà un altro Paràclito.
Gv 14,15-21
PREGHIERA DEI FEDELI
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PERCORSO ESEGETICO

Gesù risponde alla nostra risposta d’amore pregando
il Padre per noi; per questa sua intercessione potente
ci è donata la consolazione eterna, lo Spirito Santo,
che attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio
amati per sempre da lui.

DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI, CAP. 17
Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi. (v. 9)

DAL VANGELO SECONDO LUCA, CAP. 22, 31-34
Io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede. (v. 32a)

DALLA LETTERA DI S. PAOLO APOSTOLO AI ROMANI, CAP. 8
Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi? (v. 34)

DALLA SECONDA LETTERA DI S. PAOLO APOSTOLO AI CORINZI, CAP. 1, 1-7
Come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione. (v. 5)

DALLA LETTERA DI S. PAOLO APOSTOLO AI GALATI, CAP. 4, 1-7
Che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! (v. 6)

DALLA LETTERA AGLI EBREI, CAP. 7, 22-28
[Gesù] può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore. (v. 25)

DALLA PRIMA LETTERA DI S. GIOVANNI APOSTOLO, CAP. 2, 1-2
Abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto. (v. 1b)

DAL LIBRO DEL PROFETA ISAIA, CAP. 25, 6-10
Eliminerà la morte per sempre; il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto; la condizione disonorevole del suo popolo farà scomparire da tutto il paese, poiché il Signore ha parlato. (v. 8)

DAL LIBRO DEL PROFETA ZACCARIA, CAP. 12, 1-10
Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a colui che hanno trafitto. Ne faranno il lutto come si fa il lutto per un figlio unico, lo piangeranno come si piange il primogenito. (v. 10)

COMMENTO PATRISTICO

S. AGOSTINO
Dai Trattati su Giovanni, 74, 4; 75, 3-5

Dicendo: Io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro Paraclito, il Signore ci fa capire che egli stesso è Paraclito. Paraclito corrisponde al latino avvocato; e Giovanni dice di Cristo: Abbiamo, come avvocato presso il Padre, Gesù Cristo giusto (1 Gv 2, 16). In questo senso dice che il mondo non può ricevere lo Spirito Santo, così come sta scritto: Il desiderio della carne è inimicizia contro Dio: esso infatti non si assoggetta alla legge di Dio né lo potrebbe (Rm 8, 7).

Come a dire che l’ingiustizia non può essere giusta.

Per mondo qui si intende coloro che amano il mondo di un amore che non proviene dal Padre. E perciò l’amore di Dio, riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato, è l’opposto dell’amore di questo mondo, che ci sforziamo di ridurre e di estinguere in noi. Il mondo quindi non lo può ricevere perché non lo vede né conosce. L’amore mondano, infatti, non possiede occhi spirituali senza dei quali non è possibile vedere lo Spirito Santo, che è invisibile agli occhi della carne.

Che significa: perché io vivo e voi vivrete? Perché il presente per sé e il futuro per loro, se non perché promise loro la vita anche del corpo, risuscitato da morte, quale era quella che stava per realizzarsi in lui quale primizia? E siccome la sua risurrezione era imminente, usa il presente per indicarne l’immediatezza; e siccome la loro risurrezione invece doveva avvenire alla fine del mondo, non dice: vivete, ma vivrete. In modo discreto e conciso ha promesso le due risurrezioni: la sua immediata, e la nostra per la fine del mondo usando rispettivamente il presente e il futuro. Perché io vivo – dice – e voi vivrete; cioè noi vivremo perché egli vive. Siccome per mezzo di un uomo venne la morte, così anche per mezzo di un uomo verrà la risurrezione dei morti. Come infatti tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo tutti saranno vivificati (Rm 8, 10). Nessuno muore se non a motivo di Adamo, e nessuno viene alla vita se non per mezzo di Cristo. È perché siamo nati che ci ha colti la morte ed è perché Egli vive che noi vivremo: morimmo a lui quando volevamo vivere per noi; ma siccome lui è morto per noi, vive per sé e per noi. Perché, dunque, egli vive, anche noi vivremo.

Non possiamo da noi procurarci la vita, così come da noi ci siamo procurata la morte.

In quel giorno voi conoscerete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. In quale giorno? Nel giorno di cui ha parlato prima quando ha detto: e voi vivrete. Allora noi potremo finalmente vedere ciò che ora crediamo. Infatti, anche ora egli è in noi e noi siamo in lui; ma questo ora noi lo crediamo, mentre allora ne avremo la piena conoscenza. Ciò che ora conosciamo credendo, allora conosceremo contemplando. Finché, infatti, siamo nel corpo come adesso, cioè corruttibile e che appesantisce l’anima, siamo esuli dal Signore; camminiamo infatti nella fede e non per visione. Allora quando lo vedremo così come egli è, lo vedremo faccia a faccia.

Se Cristo non fosse in noi anche ora, l’Apostolo non direbbe: Se Cristo è in noi, il corpo è bensì morto per il peccato, lo spirito invece è vita per la giustizia (Rm 8, 10). Egli stesso apertamente afferma che fin d’ora noi siamo in lui, quando dice: Io sono la vite, voi i tralci (Gv 15, 5). In quel giorno, dunque, quando vivremo quella vita in cui la morte sarà stata assorbita, conosceremo che egli è nel Padre, e noi in lui e lui in noi; perché allora giungerà a perfezione quanto per opera sua è già cominciato: la sua dimora in noi e la nostra in lui.

Chi ha i miei comandamenti e li osserva: ecco chi mi ama. Chi li custodisce nella memoria, e li attua nella vita; chi li tiene presenti nelle sue parole, e li esprime nei costumi; chi li ha perché li ascolta, e li osserva praticandoli; oppure chi li ha perché li pratica e li osserva costantemente, ecco chi mi ama.

L’amore bisogna dimostrarlo con i fatti altrimenti è una parola vuota e sterile. E colui che mi ama – continua – sarà amato dal Padre mio, e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui. Dice che lo amerà, forse perché ancora non lo ama? No davvero. Come potrebbe infatti amarci il Padre senza il Figlio, o il Figlio senza il Padre? Come possono amare separatamente essi che operano sempre inseparabilmente?

Egli dice: lo amerò, per concludere subito: e mi manifesterò a lui. Lo amerò e mi manifesterò, cioè lo amerò per manifestarmi a lui. Ora, infatti, ci ama concedendoci di credere in lui e di rimanere nell’obbedienza della fede, allora ci manifesterà il suo amore concedendoci di vederlo e di ricevere, con la visione beatifica, il premio della nostra fede. E anche noi ora lo amiamo credendo ciò che allora vedremo, mentre allora lo ameremo vedendo ciò che ora crediamo.

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