Pecore di Cristo sono quelle che credono,
che seguono il loro pastore, che non
disprezzano il loro redentore, che entrano
per la porta, ne escono trovando il
pascolo e partecipano della vita eterna.
S. Agostino, Trat. su Giov. 48, 4

4° Domenica di Pasqua – C

PRIMA LETTURA
At 13,14.43-52

Ecco, noi ci rivolgiamo ai pagani.

SALMO RESPONSORIALE
Sal 99

R. Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida.

SECONDA LETTURA
Ap 7,9.14-17

L’Agnello sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita.

CANTO AL VANGELO
(Gv 10,14)

VANGELO
Gv 10,27-30

In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

Alle mie pecore io do la vita eterna.

PREGHIERA DEI FEDELI
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PERCORSO ESEGETICO

Le forze del male non hanno potere sulla Chiesa di Cristo.
Egli infatti veglia e custodisce con mano potente il suo gregge,
affinché nessuno vada perduto.

DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI, CAP. 6, 26-40
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo giorno. (v. 39)

DAL VANGELO SECONDO MATTEO, CAP. 16, 13-20
Io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. (v. 18)

DAL VANGELO SECONDO LUCA, CAP. 12, 1-32
Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno. (vv. 32)

DAL VANGELO SECONDO LUCA, CAP. 15, 4-10
Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? (v. 4)

DALLA LETTERA DI S. PAOLO APOSTOLO AGLI EFESINI, CAP. 6, 10-20
Per il resto, attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza. Rivestitevi dell’armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. (vv. 10-11)

DALLA PRIMA LETTERA DI S. PIETRO APOSTOLO, CAP. 5, 1-14
Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, perché vi esalti al tempo opportuno, gettando in lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi. (vv. 6-7)

SALMO 23 (22)
Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza. (v. 4)

SALMO 91 (90)
Solo che tu guardi, con i tuoi occhi vedrai il castigo degli empi. Poiché tuo rifugio è il Signore e hai fatto dell’Altissimo la tua dimora, non ti potrà colpire la sventura, nessun colpo cadrà sulla tua tenda. (vv. 8-10)

DAL LIBRO DEL PROFETA ISAIA, CAP. 40, 1-11
Ecco, il Signore Dio viene con potenza, con il braccio egli detiene il dominio. Ecco, egli ha con sé il premio e i suoi trofei lo precedono. Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul seno e conduce pian piano le pecore madri. (vv. 10-11)

COMMENTO PATRISTICO

S. CIRILLO DI ALESSANDRIA
Dal Commento al Vangelo di Giovanni, VII, vv. 10, 26-30

Prova di appartenere alle pecore di Cristo è ascoltare volentieri ed essere pronto a obbedire, come anche non star dietro alle cose estranee. E ascoltare è, per noi, lo stesso che credere a ciò che si dice.
Sono poi conosciuti da Dio quelli che lo ascoltano; ed essere conosciuto equivale a essere congiunto: nessuno, infatti, è del tutto sconosciuto a Dio.
Quando, dunque, dice: Conosco le mie è come se dicesse: le abbraccerò e le unirò a me misticamente e possessivamente.
Ma qualcuno forse potrebbe dire che egli, in quanto si è fatto uomo, unisce a sé tutti gli uomini per la uguaglianza del genere: in questo modo siamo tutti congiunti a Cristo, in quanto si è fatto uomo, in modo mistico. Sono, invece, estranei tutti quelli che non conservano l’immagine conforme della santità.
Così anche i Giudei che erano congiunti del fedele Abramo, secondo la stirpe, perdettero la parentela con lui per il fatto che divennero infedeli a causa della loro diversità di comportamento.
Dice poi e le pecore mi seguono: infatti quelli che credono, per una certa grazia divina seguono anche le orme di Cristo, non osservando ormai le ombre della Legge, ma seguendo, con la sua grazia, i comandamenti e le parole di Cristo: saliranno alla sua dignità, in quanto chiamati ad essere figli di Dio.
Ascendendo, infatti, Cristo in cielo, anch’essi lo seguiranno: afferma che coloro che lo seguono avranno come mercede e premio la vita eterna, e inoltre che non saranno soggetti alla morte e alla corruzione, e neppure alle pene che saranno inflitte dal giudice a coloro che si abbandonano al peccato.
Per il fatto che egli dà la vita, dimostra di essere egli stesso la stessa vita, e di averla da se stesso senza riceverla da un altro. Intendiamo parlare della vita eterna, non di una lunga vita di cui, dopo la risurrezione, godranno tutti, tanto i buoni che i cattivi, ma di quella che si vive nella pace e nella tranquillità.
Possiamo intendere come vita anche la mistica Eucaristia per mezzo della quale Cristo inserisce la sua stessa vita, facendo i fedeli partecipi della sua propria carne, secondo quanto è detto: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna (Gv 6, 54).
E nessuno può rapirle dalla mano del Padre. I fedeli hanno da Cristo anche la protezione, giacché il diavolo non può rapirli, ossia essi hanno un godimento continuo dei beni e rimangono in lui: nessuno può strappare ad essi la tranquillità d’anima che è stata data loro riguardo alla pena e ai tormenti.
Non è possibile che coloro che sono sotto la protezione di Cristo siano rapiti per essere tormentati, giacché Cristo è di gran lunga più forte. Infatti, nella sacra Scrittura la mano significa la potenza, e non c’è dubbio che la mano di Cristo sia invincibile e onnipotente.
Poiché vedeva che i Giudei lo deridevano come un semplice uomo e non avvertivano che colui che essi vedevano e toccavano come un uomo era egli stesso Dio per natura, volendo convincerli a credere che egli era la potenza del Padre, dice: Nessuno può rapirle dalla mano del Padre, ossia dalla sua mano. Dichiara così di essere la destra onnipotente del Padre, come se il Padre operasse tutto per mezzo di lui, allo stesso modo che ciò che è fatto da noi viene compiuto dalla nostra mano.
In molti luoghi della Scrittura, infatti, Cristo è chiamato la mano e la destra del Padre, che è lo stesso che la potenza; e semplicemente è chiamata mano di Dio la potenza e la forza che compie tutte le cose.
Ciò che si dice di Dio è sempre più grande di quello che la mente possa immaginare.
Si dice che il Padre dà al Figlio, non come se questi non avesse sempre sotto di sé la creatura, ma come se desse a colui che è la vita per natura noi che non l’abbiamo, per essere vivificati dal Figlio che è per natura vita e ce l’ha come sua propria.
Ma poiché si è fatto uomo, gli si addice chiedere e ricevere dal Padre quelle cose che egli possedeva come Dio per natura.
Io e il Padre siamo una cosa sola. Lasciando da parte le prerogative umane, Cristo ricorre alla sua dignità divina fruendo delle sue qualità naturali per l’utilità dei fedeli e per la loro sana fede perché non sospettassero, in nessun modo, che il Figlio è inferiore al Padre.
Così si mostra l’intemerata immagine del Padre che conserva in sé integra e pura l’impronta del Padre.

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