34° Domenica T.O. – C – Cristo Re

PRIMA LETTURA
2Sam 5,1-3

Unsero Davide re d’Israele.

SALMO RESPONSORIALE
Sal 121

R. Andremo con gioia alla casa del Signore.

SECONDA LETTURA
Col 1,12-20

Ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore.

CANTO AL VANGELO
(Mc 11,9.10)

VANGELO
Lc 23,35-43

In quel tempo, (dopo che ebbero crocifisso Gesù,) il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Signore, ricordarti di me quando entrerai nel tuo regno.

PREGHIERA DEI FEDELI
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PERCORSO ESEGETICO

I malfattori appesi alla croce con Gesù
sono il segno dell’umanità esclusa dal Paradiso
e priva della vita finché non abbandona le vie dell’empietà,
ritrovando il timore di Dio
nel riconoscimento del proprio peccato
e della giusta condanna che ne consegue.

 

DAL VANGELO SECONDO MATTEO, CAP. 8, 5-13
Il centurione riprese: “Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito.” (v. 8)

DAL VANGELO SECONDO LUCA, CAP. 5, 1-11
Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: “Signore, allontanati da me che sono un peccatore”. (v. 8)

DAL VANGELO SECONDO LUCA, CAP. 15, 11-32
Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. (v. 21)

DALLA LETTERA DI S. PAOLO APOSTOLO AGLI EFESINI, CAP. 2
Nel numero di quei ribelli, del resto, siamo vissuti anche tutti noi, un tempo, con i desideri della nostra carne, seguendo le voglie della carne e i desideri cattivi; ed eravamo per natura meritevoli d’ira, come gli altri. (v. 3)

SALMO 51 (50)
Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi. Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto; perciò sei giusto quando parli, retto nel tuo giudizio. (vv. 5-6)

SALMO 32 (31)
Ti ho manifestato il mio peccato, non ho tenuto nascosto il mio errore. Ho detto: “Confesserò al Signore le mie colpe” e tu hai rimesso la malizia del mio peccato. (vv. 5-6)

DAL LIBRO DEI PROVERBI, CAP. 9
Fondamento della sapienza è il timore di Dio, la scienza del Santo è intelligenza. (v. 10)

DAL LIBRO DEL PROFETA BARUC, CAP. 2, 11-3,8
Noi abbiamo peccato, siamo stati empi, abbiamo trasgredito, Signore Dio nostro, i tuoi comandamenti.(v. 12)

DAL LIBRO DEL PROFETA EZECHIELE, CAP. 33, 10-20
Annunzia agli Israeliti: Voi dite: I nostri delitti e i nostri peccati sono sopra di noi e in essi noi ci consumiamo! In che modo potremo vivere? Dì loro: Com’è vero ch’io vivo – oracolo del Signore Dio – io non godo della morte dell’empio, ma che l’empio desista dalla sua condotta e viva. (vv. 10-11)

DAL LIBRO DELLA GENESI, CAP. 3
Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da dove era stato tratto. Scacciò l’uomo e pose ad oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all’albero della vita. (vv. 23-24)

COMMENTO PATRISTICO

 

AGOSTINO DI IPPONA
Dal Discorso 285

 

Non è la pena, ma la causa a fare i martiri. La fede del ladrone sulla croce cambiò la causa del suo soffrire. Tre croci. La croce di Cristo seggio del giudice.

2. Che il martire di Dio non è tale per la pena ma per la causa è, dunque, una verità che dovete tener presente in modo particolare, vi si deve ricordare di frequente e dovete sempre tornarci su con il pensiero. La nostra giustizia, infatti, e non i tormenti attira la compiacenza di Dio; nel giudizio dell’Onnipotente e del Verace non si ricerca che cosa ciascuno soffra, ma la ragione del patire. Pertanto, il poterci segnare con la croce del Signore non è frutto delle sofferenze di lui, ma della causa. Per cui, se lo avesse procurato la pena, sarebbe stata in grado di apportarlo anche la pena simile dei ladroni. In uno stesso luogo erano tre crocifissi, al centro il Signore che venne annoverato tra i malfattori (Is 53, 12.). Posero i due ladroni da ambo i lati: ma non ebbero in comune la causa. Venivano accostati ai lati di Gesù che pendeva, ma si distanziavano assai. Furono i loro personali delitti a crocifiggerli, i nostri a crocifiggerlo. Nondimeno, anche in uno di essi fu ben chiaro quale valore avesse non il tormento dell’uomo crocifisso, ma l’umile riconoscimento del reo. Il ladrone guadagnò nel dolore quel che Pietro aveva perduto nella paura: riconobbe il delitto, salì sulla croce; cambiò la causa, acquistò il paradiso. Meritò indubbiamente di cambiare la causa quello che non disprezzò in Cristo la somiglianza della pena. I Giudei lo trattarono con disprezzo quando compiva i miracoli, quello credette in lui quando era crocifisso. In chi gli era compagno sulla croce riconobbe il Signore e, credendo, fece violenza al Regno dei cieli. Il ladrone credette in Cristo proprio quando la fede degli Apostoli vacillò. Giustamente meritò di ascoltare: Oggi sarai con me in paradiso (Lc 23, 43). Certamente da parte sua non se l’aspettava, era certo di affidarsi ad una grande misericordia, ma pensava anche alle sue colpe: Signore – disse – ricordati di me quando sarai giunto nel tuo regno (Lc 23, 42). Prevedeva che sarebbe rimasto a soffrire finché il Signore non fosse giunto nel suo regno e si limitava a sollecitare vivamente che gli venisse usata misericordia all’arrivo di lui. Perciò il ladrone, tutto preso dal pensiero delle sue colpe, era disposto ad attendere: ma il Signore offriva al ladrone quel che non sperava; come se dicesse: Tu chiedi che io mi ricordi di te quando sarò giunto nel mio regno, in verità, in verità ti dico, oggi sarai con me in paradiso (Lc 23, 43). Riconosci Colui al quale ti affidi: Io, che tu credi debba venire, sono dovunque, prima che io venga. Perciò, sebbene io sia per discendere agli inferi, oggi ti avrò in paradiso; non affidato ad un altro, ma con me. Nella natura della mia umiliazione discesi infatti tra gli uomini mortali e persino tra i morti stessi, però la mia divinità non si allontana mai dal paradiso. Così, ecco tre croci, tre cause. Uno dei ladroni insultava Cristo, l’altro, confessando le proprie malefatte, si affidava alla misericordia di Cristo. La croce di Cristo, al centro, non fu uno strumento di supplizio, ma un tribunale: in realtà, dalla croce condannò l’offensore, liberò il credente. Abbiate timore, voi persecutori, godete, voi credenti: quanto egli operò nell’abbiezione, quello farà nella gloria.

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Vedi anche

28° Domenica del T.O. – C

Beato colui che a ogni dono, torna a colui
nel quale c’è la pienezza di tutte le
grazie; poiché quando ci mostriamo grati
di quanto abbiamo ricevuto, facciamo
spazio in noi stessi a un dono maggiore.
S. Bernardo di Chiaravalle, De diversis, 23, 7