Beato colui che a ogni dono, torna a colui
nel quale c’è la pienezza di tutte le
grazie; poiché quando ci mostriamo grati
di quanto abbiamo ricevuto, facciamo
spazio in noi stessi a un dono maggiore.
S. Bernardo di Chiaravalle, De diversis, 23, 7
Tornato Naamàn dall’uomo di Dio, confessò il Signore.
2Re 5,14-17 SALMO RESPONSORIALE
R/. Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.
Sal 97 SECONDA LETTURA
Se perseveriamo, con lui anche regneremo.
2Tm 2,8-13 CANTO AL VANGELO
(1Ts 5,18) VANGELO
Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero.
Lc 17,11-19 PREGHIERA DEI FEDELI
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PERCORSO ESEGETICO
La lebbra è il segno dell’orgoglio
che domina il cuore dell’uomo,
allontanandolo da Dio,
separandolo dai fratelli,
e disperdendolo in pensieri di vanità.
DAL VANGELO SECONDO MARCO, CAP. 7, 14-23
Dal di dentro, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive. (v. 21a)
DALLA LETTERA DI S. PAOLO APOSTOLO AI ROMANI, CAP. 1, 18-32
E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d’una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno. (v. 28)
DALLA LETTERA DI S. PAOLO APOSTOLO AGLI EFESINI, CAP. 4, 17-32
Non comportatevi più come i pagani nella vanità della loro mente, accecati nei loro pensieri, estranei alla vita di Dio a causa dell’ignoranza che è in loro. (vv. 17-18)
DALLA PRIMA LETTERA DI S. PAOLO APOSTOLO A TIMOTEO, CAP. 6, 3-16
Costui è accecato dall’orgoglio, non comprende nulla ed è preso dalla febbre di cavilli e di questioni oziose. Da ciò nascono le invidie, i litigi, le maldicenze, i sospetti cattivi, i conflitti di uomini corrotti nella mente e privi della verità. (vv. 4-5b)
DALLA PRIMA LETTERA DI S. GIOVANNI APOSTOLO, CAP. 2,15-29
Tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. (v. 16)
SALMO 19 (18)
Anche dall’orgoglio salva il tuo servo perché su di me non abbia potere; allora sarò irreprensibile, sarò puro dal grande peccato. (v. 14)
DAL LIBRO DEL SIRACIDE, CAP. 10, 6-11,6
Principio della superbia umana è allontanarsi dal Signore, tenere il proprio cuore lontano da chi l’ha creato. (v. 12)
DAL LIBRO DEL LEVITICO, CAP. 13, 1-46
[Il lebbroso] sarà immondo finché avrà la piaga; è immondo, se ne starà solo, abiterà fuori dell’accampamento. (v. 46)
DAL LIBRO DEI NUMERI, CAP. 12
Maria e Aronne parlarono contro Mosè … L’ira del Signore si accese contro di loro … ed ecco Maria era lebbrosa. (vv. 1a. 9-10)
DAL SECONDO LIBRO DELLE CRONACHE, CAP. 26
Ma in seguito a tanta potenza si insuperbì il suo [del re Ozia] cuore fino a rovinarsi … Penetrò nel tempio per bruciare incenso sull’altare … Mentre sfogava la sua collera contro i sacerdoti, gli spuntò la lebbra sulla fronte. (vv. 16. 19b)
COMMENTO PATRISTICO
S. BEDA IL VENERABILE
Dall’Esposizione del vangelo secondo Luca, V, XVII
Gli vennero incontro dieci lebbrosi. Si possono intendere per lebbrosi quelli che, non avendo conoscenza della vera fede, professano varie dottrine di errore.
Non nascondono la loro imperizia ma con la massima abilità avanzano verso la luce e mostrano la presunzione del loro discorso. Non esiste alcuna falsa dottrina che non abbia in sé frammisto qualcosa di vero. Le verità, mescolate con le falsità, senza alcun ordine in una discussione o in un racconto di uomini, così come l’apparenza esteriore di un corpo, indicano la lebbra che chiazza i corpi con veri e falsi gradi di colore e li contamina. Costoro devono essere evitati dalla Chiesa, in modo che, tenuti lontani, se è possibile, interpellino con alte grida il Cristo.
Per questo giustamente si aggiunge: Si fermarono a distanza ed alzarono la voce dicendo: Gesù Maestro, abbi pietà di noi! Bene chiamano Gesù ‘Maestro’, per essere salvati. Indicano così di avere errato nelle sue parole e umilmente lo chiamano maestro di salvezza e quando ritornano alla conoscenza del Maestro ben presto giungono alla salute.
Infatti segue: Appena li vide, Gesù disse: Andate, presentatevi ai sacerdoti! Ed accadde che, mentre andavano, furono sanati. Non si trova che nessuno di quelli a cui il Signore ha concesso benefici corporali sia stato mandato ai sacerdoti se non i lebbrosi, perché certo il sacerdozio dei Giudei era figura del futuro sacerdozio regale che è nella Chiesa e con il quale sono consacrati tutti gli aderenti al Corpo di Cristo, sommo e vero principe dei sacerdoti. Chiunque allora o per eretica malizia o per pagana superstizione, per perfidia o anche per fraterna discordia venisse a mancare per grazia di Dio del colore vario della lebbra, è necessario che venga alla Chiesa e mostri il colore vero che ha ricevuto, quello della fede. Altri vizi invero, come quelli della salute delle membra dell’anima e dei sensi, il Signore li risana per se stesso e li corregge più interiormente nella coscienza e nell’intelletto.
Anche Paolo, udita la voce del Signore: Perché mi perseguiti? e Io sono Gesù che tu perseguiti, fu ugualmente inviato da Anania affinché, per quel sacerdozio costituito nella Chiesa, ricevesse il mistero della dottrina della fede e fosse quindi riconosciuto il suo vero colore. Non perché il Signore non possa fare tutto da se stesso (e chi altri fa questo nella Chiesa?) ma affinché l’insieme dei fedeli riuniti, riconoscendo a vicenda e comunicando in verità la dottrina della fede in tutte le parole che si dicono o che sono significate dai sacramenti, rivesta l’unico aspetto, per così dire, del vero colore.
Anche a Cornelio, quando gli viene annunziato che le sue elemosine sono state ben accette e le sue preghiere esaudite, per l’unità della dottrina e dei sacramenti, viene comandato di far chiamare Pietro come se anche a lui e ai suoi venisse detto: Andate e mostratevi ai sacerdoti. Infatti Pietro era ormai venuto da loro e tuttavia essi, non avendo ancora ricevuto il sacramento del battesimo, non erano ancora spiritualmente venuti ai sacerdoti ma per l’infusione dello Spirito santo e la meraviglia del dono delle lingue, fu dichiarata la loro condizione di purezza.
Uno di loro, vedendosi guarito. Questi soltanto, che è tornato indietro magnificando Dio, mostra al Cristo la devota umiltà dell’unica Chiesa, lui, che ben cadendo ai piedi del Salvatore, gli ha reso grazie. Veramente rende grazie a Dio colui che, respinti i pensieri della propria presunzione, umilmente vede quanto sia debole in se stesso, che nessuna virtù attribuisce a sé e riconosce che il bene che compie è dovuto solo alla misericordia del Creatore.
Era questi un Samaritano. Samaritano significa custode; con questo nome si definisce perfettamente questo popolo che ringraziando colui dal quale ha ricevuto gli attribuisce tutto ciò che ha avuto, come si canta nel salmo: Davanti a te custodirò la mia fortezza; o Dio, sei tu il mio salvatore, il mio Dio: la sua misericordia mi previene (Sal 59). Si prostra a terra colui che arrossisce del male che si ricorda di avere commesso. Cade a terra l’uomo, là dove prova confusione e vergogna. Anche Paolo diceva a quelli che erano caduti a terra: Ma quale frutto raccoglievate allora da cose di cui ora vi vergognate? (Rm 6, 21). Al contrario di chi sale sui cavalli, cioè di chi si è innalzato nella gloria di questo mondo, si dice: Il cavaliere cade all’indietro (Gen 49, 17). Ancora dei persecutori del Signore sta scritto: Indietreggiarono e caddero a terra (Gv 18, 6). Che significa questo, che gli eletti cadono in avanti e i malvagi all’indietro, se non che ognuno che cade all’indietro non vede dove cade, mentre chi cade in avanti vede dove va a cadere? Gli iniqui dunque, poiché cadono in ciò che non vedono, si dice che cadono all’indietro perché cadono là dove non possono vedere ciò che sta loro dietro. I giusti invece, che spontaneamente si allontanano dai beni visibili per ergersi verso quelli invisibili, cadono come in avanti perché vedendo, si umiliano, compunti di santo timore.
Rispondendo Gesù disse: Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri dove sono. … Giustamente poi il Salvatore chiede dove siano, come se non li conoscesse: il conoscere di Dio è infatti eleggere e il non conoscere è riprovare. Non si è trovato chi tornasse a dar gloria a Dio se non questo straniero? Secondo la natura dei corpi è facile poter vedere che un uomo senza lebbra sia tuttavia di animo non buono. È anche facile vedere come può accadere nella Chiesa che uno segua la dottrina integra e vera, distingua la creatura dal Creatore e manifesti di essersi tenuto lontano dalle varietà della menzogna come dalla lebbra e tuttavia sia ingrato nei confronti di Dio e del Signore che lo ha mondato, perché gonfio di superbia, non si stende a terra con la pia umiltà del rendimento di grazie e si rende simile a coloro di cui l’Apostolo dice: Pur avendo conosciuto Dio, non gli hanno reso gloria come Dio né gli hanno reso grazie (Rm 1, 21). Dicendo che hanno conosciuto Dio mostra che sono certo stati mondati dalla lebbra ma li accusa ugualmente di ingratitudine.
E gli dice: Alzati e va’, la tua fede ti ha salvato. Lui che si è prostrato devotamente davanti al Signore si sente rivolgere il comando di alzarsi e di andare, perché a chi riconosce la propria infermità e umilmente giace, attraverso la consolazione del Verbo divino, viene comandato di alzarsi per opere più forti e grazie ai meriti ogni giorno crescenti, di avanzare poco alla volta verso una maggior perfezione.
Se la fede ha fatto salvo chi si è chinato a render grazie al suo Salvatore, la perfidia ha rovinato quelli che han trascurato di dar gloria a Dio per i benefici ricevuti.