Non sono beni nostri le cose che possono
essere perdute a ogni momento della
vita, come tutti i beni temporali. Sono
nostri invece i beni che non possiamo perdere.
S. Bruno di Segni, Com. a Luca, 2, 7
Contro coloro che comprano con denaro gli indigenti.
Am 8,4-7 SALMO RESPONSORIALE
R/. Benedetto il Signore che rialza il povero.
Sal 112 SECONDA LETTURA
Si facciano preghiere per tutti gli uomini a Dio il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati.
1Tm 2,1-8 CANTO AL VANGELO
(2Cor 8,9) VANGELO
Non potete servire Dio e la ricchezza.
Lc 16,1-13 PREGHIERA DEI FEDELI
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PERCORSO ESEGETICO
Poiché siamo mancanti della carità
e il diavolo ci accusa
di essere dissipatori della ricchezza di Dio,
la vera saggezza consiste
nel sapere come presentarsi al giudizio divino.
DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI, CAP. 5, 19-47
In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. (v. 24)
DAL VANGELO SECONDO MATTEO, CAP. 5, 20-48
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. (v. 25)
DAL VANGELO SECONDO LUCA, CAP. 18, 9-14
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. (v. 13)
DAL VANGELO SECONDO LUCA, CAP. 23, 39-43
Gesù ricordati di me quando entrerai nel tuo regno. (v. 42)
DALLA LETTERA DI S. PAOLO APOSTOLO AI ROMANI, CAP. 14, 1-13
Ciascuno di noi renderà conto a Dio di se stesso. Cessiamo dunque di giudicarci gli uni gli altri; pensate invece a non esser causa di inciampo o di scandalo al fratello. (vv. 12-13)
DALLA SECONDA LETTERA DI S. PAOLO APOSTOLO AI CORINZI, CAP. 5, 1-10
Ci sforziamo… di essere a lui graditi. Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo. (vv. 9-10a)
DAL LIBRO DELL’APOCALISSE, CAP. 12, 1-8
Allora udii una gran voce nel cielo che diceva: “Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, poiché è stato precipitato l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte”. (v. 10)
SALMO 143 (142)
Non chiamare in giudizio il tuo servo: nessun vivente davanti a te è giusto. (v. 2)
DAL LIBRO DEL QOÈLET, CAP. 4, 17-5, 6
Bada ai tuoi passi, quando ti rechi alla casa di Dio … Il tuo cuore non si affretti a proferire parola davanti a Dio, perché Dio è in cielo e tu sei sulla terra. (vv. 17a. 5, 1)
COMMENTO PATRISTICO
BRUNO DI SEGNI
In Luc., 2, 7
Quelli che fanno il bene dovrebbero impegnarsi almeno quanto quelli che fanno il male
È una parabola molto chiara e non c’è bisogno di spiegarne i dettagli. Ci dica lo stesso Signore perché inventò questa parabola. “Perché”, egli dice, “i figli di questo mondo son più avveduti dei figli della luce” (Lc 16,8). Il Signore non loda, certo, la malizia dell’amministratore, ma la sua avvedutezza. Non lo loda per la frode che fa, ma per l’ingegno col quale provvede al suo futuro. Non sapendo, infatti, come vivere, poiché non era capace di zappare e si vergognava di chieder l’elemosina, trovò un aiuto singolare, aggiungendo una frode alla malversazione dei beni del suo padrone. Non viene lodato per la moralità della sua azione, ma per l’astuta trovata. E a questa avvedutezza applaude il Signore, quando dice: “I figli di questo mondo sono più avveduti dei figli della luce”. Quelli sono più avveduti nel male che questi nel bene. A stento, infatti, si trovano alcuni santi che mettano tanta accortezza nell’acquisto dei beni eterni, quanta furbizia hanno questi nell’accaparrarsi i beni temporali. Per questi essi vegliano giorno e notte, lavorano, s’angustiano, e con frodi, furti, rapine, tradimenti, spergiuri, omicidi non cessano mai d’accumular tali ricchezze. E chi può dire quanta furbizia mettano nell’ingannarsi l’un l’altro? Sentano i figli della luce e si vergognino di farsi vincere dai figli di questo mondo. Queste cose sono state scritte proprio perché diventiamo più accorti senza tuttavia imitarli nell’ingiustizia. Perciò viene aggiunto: E io vi dico: “Fatevi degli amici col mammona d’iniquità” (Lc 16,9), ma non come fece l’amministratore infedele. Non frodando l’altrui, ma dando il vostro. Tutte le ricchezze che sono avaramente conservate, sono inique. E non sono equamente distribuite, se, dopo aver messo da parte ciò che serve a te, non dai il resto agli indigenti. Perciò l’Apostolo: Ci vuole – dice – una certa uguaglianza; la vostra abbondanza colmi la loro indigenza e la loro abbondanza supplisca alla vostra necessità (2Co 8,13). Dalle quali parole si vede bene che non ci viene ordinato di dare il necessario, ma il di più. L’Apostolo non vuole che diamo al punto da ridurci in penuria. Le ricchezze, allora, che per sé sono inique se son divise a questo modo, generano amici e il premio eterno. Le ricchezze non divise sono ingiuste, ma se son divise, diventano giuste. Né c’è più affatto ricchezza, se i beni son ridotti alla necessità. Tolto il superfluo, finisce il problema dell’iniquità della ricchezza. Il Maestro continua: “Chi è fedele nel poco è fedele anche nel molto, chi è ingiusto nel poco, è ingiusto anche nel molto”. Questo vale particolarmente per gli apostoli e per i dispensatori dei beni della Chiesa. Non sono dunque da affidare cose importanti a quelli che nella vita privata non sono stati fedeli, e di quel poco che avevano non fecero opere di misericordia e di pietà. Ma non dobbiamo dubitare della fedeltà amministrativa di coloro che generosamente sovvengono gli altri col poco che hanno. Perciò l’Apostolo ammonisce che i vescovi non devono essere cupidi di danaro né procacciatori di lucro ingiusto. Bisogna tener presente nella elezione dei capi come si siano diportati nel poco e quanto abbiano di misericordia e di pietà. Perciò è detto ancora: “Se non siete stati fedeli nell’amministrare le ricchezze di questo mondo, chi vi affiderà le vere?” Se non avete usato in misericordia dei beni transitori, chi potrà affidarvi l’amministrazione dei beni della Chiesa, che sono veri e santi?
“E se non siete stati fedeli nel bene altrui, ciò che è vostro chi ve lo darà?” Non son beni nostri le cose che possono essere perdute a ogni momento della vita, come tutti i beni temporali. Son nostri invece i beni che non possiamo perdere. Son ricchezze altrui le ricchezze temporali; essere buoni e non mettere la nostra speranza nei beni temporali, questa è, invece, la nostra vera ricchezza. Ma questa ricchezza veramente nostra non ci sarà data, se non saremo fedeli nell’amministrare i beni temporali; a questa condizione i veri beni ci sono stati predestinati.