Amiamo la pianta dell’umiltà, il cui frutto
è il cielo.
Basilio di Seleucia, Omelia XXVIII
Condanniamo il giusto a una morte infamante.
Sap 2,12.17-20 SALMO RESPONSORIALE
Sal 53 SECONDA LETTURA
Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia.
Giac 3,16-4,3 CANTO AL VANGELO
(Cf 2Ts 2,14) VANGELO
Il Figlio dell’uomo viene consegnato… Se uno vuole essere il primo, sia il servitore di tutti.
Mc 9,30-37 PREGHIERA DEI FEDELI
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PERCORSO ESEGETICO
Colui che non si umilia davanti a Dio
e si innalza davanti ai fratelli
rimane estraneo al pensiero del Padre
e al suo disegno di amore per gli uomini.
DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI, CAP. 12, 20-43
Amavano infatti la gloria degli uomini più della gloria di Dio. (v. 43)
DAL VANGELO SECONDO MATTEO, CAP. 23, 1-12
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini … amano i posti d’onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe, (v. 5a-6)
DAL VANGELO SECONDO LUCA, CAP. 18, 9-14
Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell’altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato, (v. 14)
SALMO 49 (48)
L’uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono, (v. 21)
SALMO 73 (72)
Dell’orgoglio si fanno una collana e la violenza è il loro vestito. (v.6)
DAL LIBRO DEI PROVERBI, CAP. 16, 16-24
Prima della rovina viene l’orgoglio e prima della caduta lo spirito altero, (v. 18)
DAL LIBRO DEI PROVERBI, CAP. 29, 17-27
L’orgoglio dell’uomo ne provoca l’umiliazione, l’umile di cuore ottiene onori, (v. 23)
DAL LIBRO DELLA SAPIENZA, CAP. 5, 1-14
Non abbiamo conosciuto la via del Signore. Che cosa ci ha giovato la nostra superbia? (vv. 7c-8a)
DAL LIBRO DEL SIRACIDE, CAP. 10-11
Principio della superbia umana è allontanarsi dal Signore, tenere il proprio cuore lontano da chi l’ha creato, (v. 10, 12)
DAL LIBRO DI TOBIA, CAP. 4, 1-19
L’orgoglio è causa di rovina e di grande inquietudine, (v. 13b)
COMMENTO PATRISTICO
BEDA IL VENERABILE
Dal Commento al vangelo di Marco
In mitezza e umiltà
«Essi però non comprendevano quelle parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni» (Mc 9,32). Tale ignoranza da parte dei discepoli non nasce tanto dalla limitatezza della loro mente, quanto dall’amore che essi nutrivano per il Salvatore. Questi uomini che vivevano ancora secondo la carne ed erano ignari del mistero della croce, si rifiutavano di credere che colui che essi avevano riconosciuto quale Dio vero sarebbe morto ed essendo abituati a sentirlo parlare in parabole, poiché inorridivano alla sola idea della sua morte, cercavano di attribuire un senso figurato anche a quello che diceva apertamente a proposito della sua cattura e della sua passione.
«E giunsero a Cafarnao. Entrati in casa chiese loro: “Di che cosa stavate discutendo lungo la via?”. Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande» (Mc 9,3~34). Sembra che la discussione tra i discepoli a proposito del primo posto fosse nata perché avevano visto che Pietro, Giacomo e Giovanni erano stati condotti in disparte sul monte e che qui era stato affidato loro qualcosa di segreto. Ma già da prima erano convinti, come racconta Matteo (cfr. Mt 16,18-19), che a Pietro erano state date le chiavi del Regno dei cieli, e che la chiesa del Signore doveva essere edificata sulla pietra della fede, dalla quale egli stesso aveva ricevuto il nome.
Ne concludevano o che quei tre apostoli dovevano essere superiori agli altri o che Pietro era superiore a tutti. Il Signore, vedendo i pensieri dei discepoli, cerca di correggere il loro desiderio di gloria col freno dell’umiltà e fa loro intendere che non si deve cercare di essere primi; così, dapprima li esorta con il semplice comandamento dell’umiltà e, subito dopo, li ammaestra con l’esempio dell’innocenza del bambino. Dicendo infatti: «Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me» (Mc 9,37) […] li esorta, a motivo della loro malizia, a essere anche loro come bambini, cioè a conservare la semplicità senza arroganza, la carità senza invidia e la devozione senza ira. Prendendo poi in braccio il bambino, indica che sono degni del suo abbraccio e del suo amore gli umili e che, quando avranno messo in pratica il suo comandamento: «Imparate da me che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29), solo allora potranno gloriarsi.