PRIMA LETTURA
Non si adiri il mio Signore, se parlo.
SALMO RESPONSORIALE
R. Nel giorno in cui ti ho invocato mi hai risposto.
SECONDA LETTURA
Con lui Dio ha dato vita anche a voi, perdonando tutte le colpe.
CANTO AL VANGELO
VANGELO
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
“Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione”».
Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
Chiedete e vi sarà dato
PREGHIERA DEI FEDELI
PERCORSO ESEGETICO
È figlio chi tutto chiede
e tutto attende dalla misericordia del Padre
affidando a lui il quotidiano bisogno del pane di vita,
del perdono e della custodia della propria fragilità.
DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI, CAP. 6, 1-6
Il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo”. Allora gli dissero: “Signore, dacci sempre questo pane”. (vv. 33-34)
DAL VANGELO SECONDO MATTEO, CAP. 9, 10-13
Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. (v. 12)
DAL VANGELO SECONDO LUCA, CAP. 10, 38-42
“Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno”. (vv. 41-41)
DAL VANGELO SECONDO LUCA, CAP. 12, 22-32
Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l’animo in ansia: di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. (vv. 29-30)
DAL VANGELO SECONDO LUCA, CAP. 15, 11-32
Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre. (vv. 17b-18a)
DALLA LETTERA DI S. PAOLO APOSTOLO AI FILIPPESI, CAP. 4, 10-20
Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alla mia tribolazione. Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza. (vv. 14. 19a)
SALMO 2
Egli mi ha detto: “Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato. Chiedi a me, ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra”. (vv. 7b-8)
SALMO 23 (22)
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi ma fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. (vv. 1-2)
SALMO 91 (90)
Ti coprirà con le sue penne, sotto le sue ali troverai rifugio. (vv. 4-5a)
SALMO 131 (130)
Come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l’anima mia. (v. 2b)
COMMENTO PATRISTICO
S. CIRILLO DI GERUSALEMME
Dalle Catechesi, XI-XVIII
Recitiamo la preghiera che Cristo affidò ai suoi discepoli e familiari; con pura coscienza chiamando
Dio con il nome di Padre, diciamo: Padre nostro che sei nei cieli. O immensa misericordia di Dio! A quelli che lo hanno abbandonato e sono giunti fino all’estremo, egli ha concesso una tale amnistia del male commesso e tale partecipazione di grazie, da poter essi chiamare “Padre nostro”, colui che è nei cieli.
Forse sono cieli anche essi pure, in quanto portano l’immagine dell’uomo celeste (1 Cor 15, 49) e in essi Dio abita e si muove (2 Cor 6, 16).
Sia santificato il tuo nome. II nome di Dio è santo per natura, prescindendo dal fatto che noi lo diciamo o no. Siccome però nei peccatori talvolta esso è profanato, poiché è scritto: Sempre tutti i giorni, il mio nome è stato disprezzato (Is 52, 5), preghiamo che il nome di Dio sia in noi santificato. Non preghiamo che esso passi dalla mancanza di santità alla santità, ma che divenga santo in noi, in quanto noi siamo santificati e compiamo azioni proprie della santità.
Venga il tuo regno. È proprio dell’anima pura dire: Venga il tuo regno. Chi ascolta le parole di Paolo: Non regni dunque il peccato nel vostro corpo mortale (Rm 6, 18) si conserva puro nelle azioni, nei pensieri e nelle parole, e potrà dire a Dio: Venga il tuo regno. …
Dacci oggi il nostro pane sostanziale. Il pane ordinario non è sostanziale; lo è invece il pane santo. È come se tu dicessi: il pane ordinato alla conservazione dell’anima. Questo pane non scende nel ventre per andare a finire tra i rifiuti, ma si estende per tutta la tua persona a beneficio del corpo e della anima. Si dice oggi nel senso di “ogni giorno”, come dice anche Paolo: fino a che si può dire: oggi (Eb 3, 13).
Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Abbiamo molti peccati; pecchiamo con le parole e con il pensiero, e commettiamo azioni degne di condanna. E se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo (1 Gv 1, 8), come dice Giovanni.
Pregando, noi facciamo un patto con Dio: lo supplichiamo di rimettere i nostri peccati come noi condoniamo i debiti al prossimo. Conoscendo quali beni riceviamo e a quale prezzo, non dobbiamo rimanere indecisi, né esitare a perdonare agli altri. Le mancanze da loro commesse contro di noi sono piccole, leggere e di facile accomodamento mentre quelle che noi abbiamo commesso contro Dio sono grandi e solo la sua misericordia le può riparare. Bada dunque che per le piccole e leggere offese fatte a te, tu non ti abbia a precludere il perdono di Dio per i tuoi gravissimi peccati.
Signore, non ci indurre in tentazione: Il Signore ci insegna forse a pregare di non essere mai tentati? Come mai allora sta scritto: Chi non ha avuto delle prove poco conosce (Sir 34, 10 ), e in un altro passo è detto: Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove (Gc 1, 2). Però entrare in tentazione non equivale forse a essere sommersi dalla tentazione? La tentazione è infatti simile ad un torrente difficile da attraversare. Alcuni non si lasciano sommergere dalla tentazione e l’attraversano: essi, sono dei valenti nuotatori e non si lasciano trascinare dalla corrente. Quelli che non sono tali, entrano e ne rimangono sommersi. Così, per esempio, Giuda entrò in tentazione di avarizia e non ne uscì; ne fu sommerso e rimase soffocato nell’anima e nel corpo. Pietro entrò nella tentazione di rinnegamento, ma ne uscì senza essere sommerso: la passò a nuoto coraggiosamente e ne fu liberato. Senti, in un altro passo, il coro dei Santi, ormai al sicuro, che ringraziano di essere stati liberati dalla tentazione: Dio, tu ci hai messi alla prova, ci hai passati al crogiuolo, come l’argento. Ci hai fatto cadere in un agguato; hai messo un peso ai nostri fianchi. Hai fatto cavalcare uomini sulle nostre teste; ci hai fatto passare per il fuoco e l’acqua; ma poi ci hai dato sollievo (Sal 65, 10-12). Vedi come sono pieni di gioia per avere fatto la traversata senza essere andati a fondo! Ci conducesti – è detto – al refrigerio. Giungere a refrigerio equivale a essere liberati dalla tentazione.
Ma liberaci dal maligno. Se con la petizione Non ci indurre in tentazione chiedessimo di non essere tentati affatto, Gesù non avrebbe aggiunto: Ma liberaci dal maligno. II maligno è il demonio avversario, dal quale preghiamo di essere liberati. Terminata l’orazione, tu dici: “Amen”, che significa “Così sia”. Così tu poni il sigillo del tuo consenso sul contenuto della divina preghiera.