1.a Domenica di Quaresima – C

1.a Domenica di Quaresima – C

In Cristo fosti tu ad essere tentato, in lui
tu riporti vittoria.
S. Agostino, Esp. sul sal. 60, 2

PRIMA LETTURA
Professione di fede del popolo eletto.
Dt 26,4-10
SALMO RESPONSORIALE
Sal 90
SECONDA LETTURA
Professione di fede di chi crede in Cristo.
Rm 10,8-13
CANTO AL VANGELO
(Mt 4,4)
VANGELO
Gesù fu guidato dallo Spirito nel deserto e tentato dal diavolo.
Lc 4,1-13
PREGHIERA DEI FEDELI
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PERCORSO ESEGETICO

Nella prima delle tentazioni
il diavolo si serve della debolezza della nostra carne
e ci spinge ad avere timore della sofferenza
dubitando della provvidenza divina.

DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI, CAP. 11, 1-44
Gesù le disse: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?”. (vv. 25-26)

DAL VANGELO SECONDO MATTEO, CAP. 26, 36-46
Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole. (v. 41)

DAL VANGELO SECONDO LUCA, CAP. 12, 13-34
Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l’animo in ansia: di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. (vv. 29-30)

DALLA SECONDA LETTERA DI S. PAOLO APOSTOLO AI CORINZI, CAP. 12, 1-10
Ed egli mi ha detto: “Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza”. (v. 9)

DALLA LETTERA DI S. PAOLO APOSTOLO AI FILIPPESI, CAP. 4, 10-20
Ho imparato ad essere povero e ho imparato ad essere ricco; sono iniziato a tutto, in ogni maniera: alla sazietà e alla fame, all’abbondanza e all’indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza. (vv. 12-13)

DAL LIBRO DI GIOBBE, CAP. 1, 1-2, 13
Satana rispose al Signore: “Pelle per pelle; tutto quanto ha, l’uomo è pronto a darlo per la sua vita. Ma stendi un poco la mano e toccalo nell’osso e nella carne e vedrai come ti benedirà in faccia!”. (vv. 2, 4-5)

DAL LIBRO DELL’ESODO, CAP. 15, 22-16, 36
Gli Israeliti dissero …: “Fossimo morti per mano del Signore nel paese d’Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatti uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine”. (v. 3)

DAL LIBRO DELL’ESODO, CAP. 17, 1-7
Si chiamò quel luogo Massa e Meriba, a causa della protesta degli Israeliti e perché misero alla prova il Signore, dicendo: “Il Signore è in mezzo a noi sì o no?”. (v. 7)

DAL SECONDO LIBRO DEI MACCABEI, CAP. 7
[Il terzo dei sette fratelli] disse dignitosamente: “Da Dio ho queste membra e, per le sue leggi, le disprezzo, ma da lui spero di riaverle di nuovo”. (v. 11)

COMMENTO PATRISTICO

S. AMBROGIO
In Luc., 4, 7-9.41 s.

Le tentazioni nel deserto

Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo” (Lc 4,1-2 Mt 4,1). Conviene ricordare come avvenne che il primo Adamo fu cacciato dal paradiso nel deserto, affinché tu rifletta in qual modo il secondo Adamo dal deserto sia tornato al paradiso.

Osservate come la condanna sia stata revocata, e i benefici di Dio reintegrati nei loro disegni. Adamo fu plasmato con la terra vergine, Cristo è nato da una vergine; quegli fu fatto ad immagine di Dio, questi è la stessa immagine di Dio; quello fu posto al di sopra di tutti gli animali sprovvisti di ragione, questo è al di sopra di tutti i viventi; per mezzo di una donna venne la perdizione, per mezzo di una vergine viene la sapienza la morte per mezzo di un albero, la vita per la croce.

L’uno, spoglio delle cose spirituali, si coprì con le foglie di un albero; l’altro, spoglio delle cose del mondo, non ebbe bisogno del rivestimento corporale. Nel deserto Adamo, nel deserto Cristo; questi infatti sapeva dove poter trovare l’uomo condannato per ricondurlo al paradiso, dopo averne cancellato la colpa. Ma, poiché l’uomo non poteva tornare al paradiso coperto delle spoglie di questo mondo, – e non può essere cittadino del cielo se non chi si è spogliato di ogni colpa, – abbandonò il vecchio uomo, e si rivestì del nuovo, di modo che si avesse più un mutamento di persona che di sentenza, poiché non si possono abrogare i decreti divini.

Colui che nel paradiso, senza guida, smarrì la via assegnatagli, come avrebbe potuto, senza guida, riprendere nel deserto la via smarrita, lì dove le tentazioni sono moltissime, difficile lo sforzo verso la virtù, facile la caduta nell’errore? La virtù è un po’ come le piante dei boschi: quando sono ancora basse salgono da terra verso il cielo; quando la loro età cresce nel tenero fogliame, esposte come sono al pericolo di denti crudeli, possono essere facilmente tagliate e inaridite. Ma quando l’albero si sia stabilito su profonde radici, e si erga con l’altezza dei rami, invano sarebbe attaccato dai morsi delle fiere, dalle braccia dei contadini e dal soffio delle procelle.

Quale guida dunque egli avrebbe potuto seguire contro tanti adescamenti di questo mondo, contro tanti inganni del diavolo, sapendo che noi dobbiamo lottare prima di tutto «contro la carne e il sangue», poi contro le “potenze, contro i principi del mondo delle tenebre, e contro gli spiriti del male che circolano nell’aria” (Ef 6,11-12)?

Avrebbe potuto seguire un angelo? Ma l’angelo stesso è caduto; le legioni degli angeli a malapena sono state utili a qualcuno (Mt 26,53 2Re Mt 6,17-18). Sarebbe potuto essere inviato un serafino? Ma un serafino discese sulla terra in mezzo a un popolo che aveva le labbra immonde (Is 6,6-7), e riuscì soltanto a purificare le labbra di un profeta con un carbone ardente. Si dovette cercare un’altra guida, che tutti quanti noi potessimo seguire.

E chi poteva essere una guida così grande che potesse aiutare tutti, se non colui che è al di sopra di tutti? Chi avrebbe potuto mettersi al di sopra del mondo, se non chi è più grande del mondo? Chi poteva essere una guida così sicura, che potesse condurre nella stessa direzione l’uomo e la donna, il giudeo e il greco, il barbaro e lo scita, il servo e l’uomo libero, se non il solo che è tutto in tutti, cioè il Cristo?…

Noi dunque non temiamo le tentazioni, ma piuttosto vantiamocene e diciamo: “È nella debolezza che siamo potenti” (2Cor 12,10), è allora infatti che viene intrecciata per noi la corona della giustizia (2Tm 4,8). Ma questa corona di cui si parla è quella adatta a Paolo, mentre noi, dato che vi sono diverse corone, dobbiamo sperare di riceverne una qualsiasi. In questo mondo corona è l’alloro, e corona è lo scudo. Ma ecco, a te viene offerta una corona di delizie, perché “una corona di delizie ti farà ombra” (Pr 8,6); e altrove: “Ti circonderà con lo scudo della sua benevolenza” (Sal 5,13 Sal 90,5); infine, il Signore “ha coronato di gloria e onore colui che amava” (Sal 8,6). Dunque, colui che vuol darci la corona permette anche le prove: se sarai tentato, sappi che egli ti sta preparando la corona. Togli i combattimenti dei martiri, hai tolto le corone; togli i loro tormenti, hai tolto i loro trionfi.

Forse che la tentazione di Giuseppe non è stata la consacrazione della sua virtù (cf. Gn 39,7ss), l’ingiustizia del carcere la corona della sua castità? In qual modo avrebbe potuto ottenere di essere associato in Egitto alla dignità regale, se non fosse stato venduto come schiavo dai suoi fratelli? (Gn 41,43). Egli stesso dimostrò che tutto questo fu voluto da Dio per mettere alla prova il giusto, dicendo: “in modo da far sì che oggi molta gente si salvasse” (Gn 50,20). Non dobbiamo quindi temere come fossero sciagure le prove del mondo, grazie alle quali si preparano per noi le buone ricompense; piuttosto, tenendo conto della condizione umana, dobbiamo chiedere di subire quelle prove che possiamo sopportare.

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