In Cristo fosti tu ad essere tentato, in lui
tu riporti vittoria.
S. Agostino, Esp. sul sal. 60, 2
PRIMA LETTURA
Professione di fede del popolo eletto.
Dt 26,4-10
SALMO RESPONSORIALE
R/. Resta con noi, Signore, nell’ora della prova.
Sal 90
SECONDA LETTURA
Professione di fede di chi crede in Cristo.
Rm 10,8-13
CANTO AL VANGELO
(Mt 4,4)
VANGELO
Gesù fu guidato dallo Spirito nel deserto e tentato dal diavolo.
Lc 4,1-13
PREGHIERA DEI FEDELI
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PERCORSO ESEGETICO
Le tentazioni del diavolo sono varie e molteplici,
ma hanno tutte un unico fine: farci perdere
la fiducia nell’amore del Padre
per riporla nella potenza dell’uomo.
DAL VANGELO SECONDO MATTEO, CAP. 16, 21-28
Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: “Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai”. Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: “Lungi da me, satana! Tu mi sei di scan dalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!”. (vv. 22-23)
DALLA LETTERA DI S. GIACOMO APOSTOLO, CAP. 1, 1-15
Beato l’uomo che sopporta la tentazione, perché una volta superata la prova riceverà la corona della vita che il Signore ha promesso a quelli che lo amano. (v. 12)
SALMO 20 (19)
Chi si vanta dei carri e chi dei cavalli, noi siamo forti nel nome del Signore nostro Dio. (v. 8)
SALMO 49 (48)
Essi confidano nella loro forza, si vantano della loro grande ricchezza. Nessuno può riscattare se stesso, o dare a Dio il suo prezzo. (vv. 7-8)
DAL LIBRO DEL SIRACIDE, CAP. 2
Gettiamoci nelle braccia del Signore e non nelle braccia degli uomini; poiché, quale è la sua grandezza, tale è anche la sua misericordia. (v. 18)
DAL LIBRO DEL PROFETA ISAIA, CAP. 31, 1-9
Guai a quanti scendono in Egitto per cercar aiuto, e pongono la speranza nei cavalli, confidano nei carri perché numerosi e sulla cavalleria perché molto potente, senza guardare al Santo di Israele e senza cercare il Signore. (v. 1)
DAL LIBRO DEL PROFETA GEREMIA, CAP. 17, 5-18
Maledetto l’uomo che confida nell’uomo, che pone nella carne il suo sostegno e il cui cuore si allontana dal Signore. (v. 5)
DAL LIBRO DELLA GENESI, CAP. 3, 1-20
Ma il serpente disse alla donna: “Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male”. (vv. 4-5)
DAL SECONDO LIBRO DI SAMUELE, CAP. 24
Dopo che Davide ebbe fatto il censimento del popolo, si sentì battere il cuore e disse al Signore: “Ho peccato molto per quanto ho fatto”. (v. 10a)
DAL LIBRO DI GIUDITTA, CAP. 9
La tua forza non sta nel numero, né sugli armati si regge il tuo regno: tu sei invece il Dio degli umili, sei il soccorritore dei derelitti, il rifugio dei deboli. (v. 11a)
COMMENTO PATRISTICO
LEONE MAGNO
Sermo 27 (40), 2-4
«Ecco il tempo favorevole, ecco il giorno della salvezza»
Giusto a proposito è risuonata alle nostre orecchie la lezione tratta dall’insegnamento dell’Apostolo: “Ecco il tempo favorevole, ecco il giorno della salvezza” (2Cor 6,2). C’è, infatti, un tempo più favorevole di questo, giorni più adatti alla salvezza dei presenti, in cui è dichiarata guerra ai vizi e si accresce il progresso di tutte le virtù? In ogni tempo, in verità, o anima cristiana, tu dovresti vigilare contro il nemico della tua salvezza, affinché il tentatore non trovi breccia alcuna aperta alle sue astuzie; ma in questo momento, ti sono necessarie ulteriori precauzioni ed una prudenza più attenta, allorché il tuo avversario, sempre lo stesso, raddoppia i suoi attacchi, per effetto di una gelosia più aggressiva: ora, difatti, gli è tolto quel potere che gli assicurava una dominazione secolare sul mondo intero, gli sono tolte le innumerevoli armi delle sue catture (cf. Mt 12,29; Mc 3,27). Folle di ogni nazione e di ogni lingua rinunciano al più crudele dei pirati; e non vi è più una sola razza umana che non si ribelli alle sue leggi tiranniche, poiché su tutta la faccia della terra milioni di uomini si preparano alla loro rigenerazione in Cristo, si avvicina l’evento della nuova creazione (cf. Gal 6,15), e lo spirito di malizia (cf. Ef 6,12) è espulso da coloro che ne erano posseduti…
“Se sei Figlio di Dio, ordina che queste pietre diventino pane” (Mt 4,3). L’Onnipotente poteva certo farlo, ed era semplice per ogni creatura, qualunque fosse la sua specie, passare, al comando del suo Creatore, alla specie che gli fosse stata ordinata di assumere; è così infatti che, quando lo volle, egli cambiò l’acqua in vino durante il banchetto di nozze (cf.Gv 2,1-10). Ma era più conveniente all’economia divina della nostra salvezza che il Salvatore vincesse la furberia del più orgoglioso dei nemici non con la potenza della sua divinità, bensì con il ministero della sua umiltà. Alla fine, messo in fuga il diavolo e smascherato il tentatore in tutti i suoi artifici, gli angeli si avvicinarono al Signore e lo servivano: colui che era vero uomo e vero Dio tenne così la sua umanità fuori della minaccia di questioni capziose e manifestò la sua divinità davanti agli omaggi dei suoi santi (cf. Mt 4,11) …
Alla scuola del nostro Redentore, o carissimi, apprendiamo dunque “che l’uomo non vive di solo pane, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Lc 4,4), e che al popolo di Dio conviene, qualunque sia il livello di astinenza in cui è posto, auspicare di nutrirsi più della parola di Dio che di cibo materiale. Abbracciamo dunque questo digiuno solenne con una devozione premurosa e una fede vigile, e celebriamolo non con una dieta sterile, quale la dettano spesso e la debolezza del corpo e la malattia dell’avarizia, bensì con una larga generosità; così saremo tra quelli di cui la stessa Verità ebbe a dire: “Beati coloro che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati” (Mt 5,6). Facciano le opere di pietà le nostre delizie, riempiamoci di quei cibi che nutrono per l’eternità. Poniamo la nostra gioia nel sollievo dei poveri che sazieranno le nostre elargizioni; rallegriamoci di rivestire coloro di cui copriremo la nudità dei vestiti necessari; facciamo sentire la nostra bontà ai degenti nelle loro malattie, agli infermi nella loro debolezza, agli esuli nelle loro prove, agli orfani nel loro abbandono, alle vedove desolate nella loro tristezza (cf. 1Tm 5,5); non v’è alcuno insomma, che aiutandolo, non si sdebiti di una certa parte della beneficenza.
Nessuna rendita è trascurabile quando il cuore è grande e la misura della nostra misericordia non dipende dai limiti della nostra fortuna. L’opulenza della buona volontà non manca mai di merito, anche se si hanno poche risorse. Le elemosine dei ricchi sono piú importanti, e minime quelle dei meno agiati, ma il frutto delle loro opere non differisce se le anima un medesimo amore.